Genova, Teatro Carlo Felice, Stagione 2024-2025
“IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE”
Farsa Musicale in quattro atti su libretto di Nino Rota e Ernesta Rinaldi dalla commedia Un chapeau de paille d’Italie di Eugène Labiche e Marc Michel
Musica di Nino Rota
Fadinard MARCO CIAPONI
Nonancourt NICOLA ULIVIERI
Beaupertuis PAOLO BORDOGNA
Lo zio Vézinet DIDIER PIERI
Felice GIANLUCA MORO
Achille di Rosalba BLAGOJ NACOSKI
Un caporale delle guardie FRANCO RIOS CASTRO
Minardi FEDERICO MAZZUCCO
Elena BENEDETTA TORRE
Anaide GIULIA BOLCATO
La baronessa di Champigny SONIA GANASSI
La modista MARIKA COLASANTO
Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice di Genova
Direttore Gianpaolo Bisanti
Maestro del Coro Claudio Marino Moretti
Regia Damiano Michieletto
Scene Paolo Fantin
Costumi Silvia Aymonino
Luci Luciano Novelli
Nuova versione dell’allestimento della Fondazione Carlo felice di Genova in collaborazione con l’Opéra Royal de Wallonie-Liège
Genova, 15 dicembre 2024
Una bianca scenografia essenziale, la rotante pedana sghemba, quattro rampe di scalini fantasiosamente degradanti, cinque pareti, due porte ciascuna, dieci in totale, triangolate senza sosta a formare ambienti a geometria variabile, il tutto contribuisce al caos programmato che marchia quanto avviene sul palcoscenico. L’accecante biancore viene poi costretto all’interno di un candido box di quinte, sigillato da un nerissimo coperchio. Unici addobbi: due candide poltroncine baroccheggianti dalle imbottiture vermiglie, come pure vermigli sono il telo e le lenzuola che adornano l’altrettanto candida vasca da bagno e lo pseudo talamo nuziale. Ambienti e arredi di disarmante semplicità, opera della poetica fantasia di Paolo Fantin che, le caleidoscopiche luci di Luciano Novelli rendono protagonisti del fantasmagorico caos messo in scena dalla levità fanciullesca di Damiano Michieletto allora, era il 2007, promettente neofita della scena lirica italiana. L’affascinante caos viene perfezionato dagli eleganti e scombinati, per foggia ed epoca, costumi di Silvia Aymonino. Cantanti e coristi si muovono in scena con la scioltezza e la spontaneità di attori consumati che una mano ben salda e consapevole ha saputo efficientemente indirizzare. Il Coro del Teatro Carlo Felice di Genova, sotto la preziosa guida del Maestro Claudio Marino Moretti, ha mostrato la sua eccellenza non solo con la spericolata prestazione scenica ma soprattutto con la precisione degli innumerevoli e difficoltosi interventi musicali. Il Maestro Gianpaolo Bisanti, alla guida della scafatissima Orchestra del Carlo Felice, ha ben sposato e condiviso, nella direzione e nella concertazione, l’ebbrezza caotica con cui Michieletto ha invaso la scena. Il grande Nino Rota, unitamente alla complice madre, Ernesta Rinaldi, ha voluto complicare l’intreccio così da renderlo, alla Rossini, un “nodo avviluppato … un gruppo rintrecciato, chi sviluppa più inviluppa ecc…”-. Un testo assolutamente emendato dai doppi sensi e dalle sensualità parigine di Labiche, codinescamente adattato così alle sessuofobiche reticenze delle Filodrammatiche paesane dell’Italia anni 50. Gli iniziali fraintendimenti nei dialoghi tra uno Zio sordo, un maleducato cameriere e il nipote, con i ripetuti “Tutto a monte” del futuro suocero, si propongono, per l’intero lavoro, come stimoli standard per le risate del pubblico. Rota ha poi accumulato e meravigliosamente accatastato di tutto: Rossini, fin dalla sinfonia iniziale, ma pure Verdi e Puccini, senza trascurare Donizetti e Bizet e poi Wagner. Le modiste che sedute in cerchio, intrecciando fili, come le filatrici, compagne di Senta, dell’Olandese, cantano una comparabile filastrocca. La felice mano dello studioso e del compositore di rango si palesa per intero nell’abilità e nel fascino dello stupefacente assemblaggio di questa maxi antologia di pagine alla maniera di … . Dentro questa meravigliosa confusione, visiva e uditiva, i personaggi faticano a trovare una loro propria identità umana e si sfumano di continuo in divertenti macchiette. C’è poca umanità e regna il meccanico agitarsi di marionette che a tratti, complici musica scena e canto, sfiora il sublime per quanto si rivela surreale. A completare il fantasioso quadro, ci si mette pure un simpatico cagnolino pezzato che, come uscito direttamente da un dipinto rinascimentale veneziano, vaga scodinzolate e annusante per tutti gli innumeri angoli della scena. Lunga è la lista degli interpreti vocali e tutti egualmente meritevoli di menzione, sia per la prestazione canora che per quella attoriale. Marco Ciaponi, tenore lirico, è Faninard, uno sposo dalla voce, dal timbro e dall’agire di comprovata robustezza, non il consueto spaventato tenorino leggero. In scena è perfettamente a suo agio nel porsi a pivot di tutta la trama: sempre appropriato e mai debordante: il canto sempre convincente ed esente da fragilità evidente. Benedetta Torre, la Sposa, fornisce una prestazione del tutto apprezzabile. Voce acuta e ben educata, dal timbro fanciullesco assai adatto alla parte. Nicola Ulivieri, mette la sua ben meritata fama, la voce di notevole spessore e l’innata simpatia alla costruzione del personaggio del suocero burbero, paesano e di buon cuore. Paolo Bordogna, si conferma attore irresistibile e “buffo” di rango nella doppia parte di Emilio, l’amante, e Beaupertuis il marito cornificato. Di presenza scenica e vocale più che ragguardevole è Giulia Bolcato, la moglie fedifraga, detentrice titolare del Cappello di Paglia. Didier Pieri ha il giusto timbro tenorile che ci si immagina sia la più pertinente caratteristica di chi ci sente poco, encomiabile poi nel gioco scenico. Blagoj Nakoski, perfetto nei panni dell’azzimato Cavalier servente Achille di Rosalba e altrettanto efficace in quelli esagitati di una Guardia civica. A svolgere bene il loro compito ci sono pure Gianluca Moro, l’impertinente cameriere, Marika Colasanto l’impeccabile Modista. Dal fondo della platea, con una sola battuta, in perfetto strascicato accento genovese e con un altrettanto ben assestata arcata di violino, si affaccia, per qualche secondo, Federico Mazzucco, il violinista titolare della serata-concerto in casa della Baronessa Sonia Ganassi. Formidabile primadonna e prezioso cammeo della recita genovese la Ganassi che impone il suo intervento, a metà recita, come la chiave di volta musicale nel corso del confuso marasma creato dallo scontro dei due cori: degli invitati alla serata e di quelli del matrimonio. Tutto esaurito, pubblico festante che applaude cantanti ed esecutori con entusiasmo. Il cagnolino che, per nulla impaurito dal pubblico festante, si aggira con piena partecipazione alla passerella finale si guadagna pure lui un trionfo incondizionato.