Madrid, Teatro Real: “Maria Stuarda”

Madrid, Teatro Real, Temporada 2024-2025
“MARIA STUARDA”
Tragedia lirica in due atti su libretto di Giuseppe Bardari, basato sulla traduzione italiana di Andrea Maffei di Maria Stuart di Friedrich von Schiller. Edizione critica a cura di Anders Wiklund
Musica di Gaetano Donizetti
Elisabetta AIGUL AKHMETSHINA
Maria Stuarda LISETTE OROPESA
Roberto Leicester ISMAEL JORDI
Giorgio Talbot ROBERTO TAGLIAVINI
Lord Guglielmo Cecil ANDRZEJ Filończyk
Anna Kennedy ELISSA PFAENDER
Coro y Orquesta Titulares del Teatro Real
Direttore José Miguel Pérez-Sierra
Maestro del Coro José Luis Basso
Regia David McVicar
Scene Hannah Postlethwaite
Costumi Brigitte Reiffenstuel
Luci Lizzie Powell
Coreografia e movimenti Gareth Mole
Nuova produzione del Teatro Real, in coproduzione con il Gran Teatre del Liceu de Barcelona, il Donizetti Opera Festival di Bergamo, La Monnaie / De Munt di Bruxelles e l’Opera Nazionale della Finlandia
Madrid, 14 dicembre 2024 – Prima rappresentazione
Una dall’alto, l’altra dal basso, due mani tendono a un globo incrostato di pietre preziose, ma senza toccarlo. Con questo sfondo rossastro David McVicar introduce la tensione che anima la Maria Stuarda di Donizetti, altro titolo che, dopo l’inaugurale e raffinatissima Adriana Lecouvreur, mette in scena al Teatro Real di Madrid. Questa percezione superficiale occulta in realtà il vero conflitto, che non è soltanto di natura politica; la lotta per il potere rimane infatti sullo sfondo, perché la dialettica autentica e tragica è piuttosto quella del temperamento, della passione, dell’odio inestinguibile, al pari della vocazione al martirio. Lo intende perfettamente José Miguel Pérez-Sierra (direttore musicale del Teatro della Zarzuela di Madrid), impegnato a concertare Maria Stuarda per la prima volta nella storia nel massimo teatro della capitale: attentissimo alla messa a punto dei numerosi congegni ritmici e drammatici che innervano il I atto, così come degli affetti patetici e lirici che costituiscono la grande scena del sacrificio, Pérez-Sierra offre un gioiello di direzione d’orchestra, perfetto nei tempi, nelle sonorità, nell’equilibrio tra analisi del dettaglio e respiro d’insieme. Giovandosi di un accompagnamento strumentale sempre al servizio del canto, i protagonisti della compagnia sembrano davvero all’auge delle loro possibilità: il mezzosoprano russo Aigul Akhmetshina è un’Elisabetta autorevole, impegnata a mantenere omogeneo il registro nella difficile scena di sortita (nella cui cabaletta si cimenta anche in variazioni virtuosistiche ed eleganti; gli acuti accusano a volte lievi forzature, ma sono complessivamente solidi). Molto pregevole la voce di Lisette Oropesa – uno dei soprani più versatili degli ultimi anni, abbastanza coerente nelle scelte di repertorio – nel ruolo della regina di Scozia: la sua interpretazione conferma le qualità già tante volte apprezzate, nell’emissione ferma, nei trilli, nel vibrato delle parti elegiache e nella dizione, anche se i momenti più concitati non sono esenti da qualche ombra (per esempio, le agilità poco precise). Il pubblico di Madrid le tributa un vero trionfo, anche perché della lunga scena finale, con l’interlocuzione con il coro (sempre molto professionale) e le messe di voce della disperata preghiera, è davvero un’ottima interprete. Ismael Jordi è un tenore corretto, dalla vocalità elegante; capace di alleggerire l’emissione, a volte appare un po’ manierato, ma almeno dimostra un approccio personale al fraseggio. Impeccabile il Talbot del basso Roberto Tagliavini, sempre molto applaudito al Teatro Real. Non molto fine nella linea di canto, ma senz’altro convincente è il baritono polacco Andrzej Filończyk nella parte di Lord Cecil. Sul piano musicale ogni cantante è attento all’espressione dei colori caratteristici del proprio personaggio; in questo, si può supporre un altro merito del direttore d’orchestra. Sul piano visivo, parrebbe invece che MvVicar abbia lavorato più che altro “per sottrazione”, eliminando dalla sua regia ogni elemento secondario: niente oggetti scenici, al di là del globo del potere che ricompare smembrato nella scena della condanna a morte; niente azioni parallele durante la sinfonia né videoproiezioni, sostituite da un fondale a cassettoni, tutto cosparso di orecchie e occhi attorno al sigillo gigantesco di Elisabetta I, per suggerire che a sostenere il trono sono delatori e sicofanti. Esplicita e puntuale è soltanto l’esibizione del potere cinico e violento, accompagnata da saltimbanchi e acrobati che scimmiottano oscenamente i movimenti della regina d’Inghilterra. Molto efficaci, soprattutto nel contrasto cromatico e tipologico, i costumi di Brigitte Reiffenstuel: dalla sontuosità di quelli di Elisabetta alla complessità di quello di Maria, in cui coesistono il lutto, la prigionia, il martirio cruento. Lo stile generalmente allusivo dello spettacolo di McVicar risulta quanto mai adeguato alla concezione donizettiana di un’azione drammatica costruita sull’alternanza degli spazi più disparati (il palazzo di corte, un sentiero nel parco, il cortile di un castello), che non ha bisogno di traduzioni visuali didascaliche o dettagliate, quanto piuttosto di fugaci elementi, capaci di rappresentare da soli un intero quadro, come il ritratto del Duca d’Anjou che appare all’inizio (fantasma di un sogno matrimoniale per Elisabetta) o come il barcollare estatico di Maria Stuarda quando si avvicina al patibolo. Frammenti di storie individuali che rifluiscono in una più ampia ma non meno assurda Storia, cui la musica può forse dare un senso.   Foto Javier del Real © Teatro Real de Madrid