Milano, Teatro alla Scala: “Lo Schiaccianoci”

Milano, Teatro alla Scala, Stagione 2024/25
“LO SCHIACCIANOCI”
Balletto in due atti
Coreografia e Regia Rudolf Nureyev
Musica Pëtr Il’ič Čajkovskij
Il dottor Stahlbaum GABRIELE CORRADO
La signora Stahlbaum FRANCESCA PODINI
Il signor Drosselmeyer/ Il Principe HUGO MARCHAND
Clara ALICE MARIANI
Fritz MATTIA SEMPERBONI
Luisa LINDA GIUBELLI
La nonna SERENA SARNATARO
Il nonno MATTEO GAVAZZI
Lo schiaccianoci VALERIO LUNADEI
Il re Topo DAVIDE MERCOLEDISANTO
Corpo di Ballo e Orchestra del Teatro alla Scala

Coro di Voci Bianche e allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala
Direttore Valery Ovsyanikov
Scene e Costumi Nicholas Geōrgiadīs
Luci Andrea Giretti
Milano, 20 dicembre
Dopo due anni, torna lo Schiaccianoci di Nureyev sul palcoscenico della Scala, la favola di Natale per eccellenza i cui incassi sono garantiti. Nata dal racconto Schiaccianoci e il re dei topi di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, il successo postumo di questo spettacolo ha fatto però sì che tutti gli adattamenti dello Schiaccianoci vedano come fonte anche e soprattutto questo balletto, con un indissolubile legame alla musica di Čajkovskij, nota a chiunque (anche a chi non sappia cosa sia e chi l’abbia composta). Quest’anno, poi, la stagione è iniziata con un celebre ospite dell’Opera di Parigi, Hugo Marchard, che ha danzato con Alice Mariani per le prime tre serate di apertura. Della coreografia avevamo già parlato ai tempi, dei suoi grandi valori (ad esempio dell’interessante sovrapposizione tra il personaggio di Drosselmayer e il Principe, interpretato dallo stesso ballerino, forse catturando maggiormente alcuni aspetti del racconto), ma anche dei dubbi estetici che si possano avere (questa era la nostra recensione). In merito, troviamo utile aggiungere qualche considerazione trovata tra le pagine del New York Times del 1988, al debutto americano di questa coreografia. Anna Kisselgoff sottolinea, dopo gli aspetti felici dello spettacolo, anche come il “filo drammatico che dovrebbe tenere insieme questo soggetto viene spesso abbandonato, attraverso una scenografia a tratti superficiale e l’assenza di scene di transizione”; ma anche che “la maggior parte della coreografia di Nureyev è troppo rococò rispetto al necessario, coincidendo solo raramente con i climax musicali che Čajkovskij offre così gentilmente”. Informazione ancora più preziosa – e che ci fa rendere conto di quanto la critica di un tempo (oggi quasi insistente, e, dove c’è, tristemente ininfluente) padroneggiasse la materia di cui parlava – è quella che i momenti più brillanti derivino dalla coreografia di Vassily Vainonen per il Balletto di Kirov del 1934. Quindi, anche in questo contesto emerge la formazione sovietica di Nureyev, ma anche di Baryshnikov (che ha debuttato come coreografo con questo balletto negli anni ‘70). Infatti, viene riferito che fu lo stesso Nureyev ad aver attribuito a Vainonen parte del merito per il pas de deux finale; ma anche la scena dei fiocchi di neve è stata ricondotta ai suoi modi. Poi, come Barishnikov, iniziò a sviluppare nel tempo “l’idea di Vainonen che Clara, la bambina, sarebbe stata ballata da un adulto e che sarebbe cresciuta assumendo il ruolo solitamente interpretato da un personaggio separato, la Fata Confetto”: un elemento di realismo psicologico che si lega al realismo socialista che influenzò anche il mondo del balletto, modificando di conseguenza la percezione di uno spettacolo del XIX secolo concepito come intrattenimento. E come tale fu inteso nell’Ottocento, un semplice spettacolo di e con i bambini. Poi, la versione di Nureyev è andata oltre, con l’introduzione di una sfumatura “freudiana”, con Clara che si innamora di una figura paterna sotto le vesti dello Schiaccianoci. Ma non indugiamo oltre, e concludiamo affermando che con un ballerino che ha vissuto e si è formato nell’alveo della tradizione di Nureyev, questa coreografia assume ben altri connotati, e parecchie remore estetiche possono venire meno. Se alcuni virtuosismi tecnici possono pur sembrare superflui, nelle mani di alcuni danzatori divengono in qualche modo parlanti. Alice Mariani è stata un’ottima scelta per inaugurare questa stagione, si è confermata una ballerina di grande valore estetico, ma soprattutto umano. Possiede non solo una cura estrema della tecnica, ma anche un calore che trasmette attraverso la modulazione dei tempi dei passi e nei movimenti delle braccia. Hugo Marchand, per la prima volta sul palco del Piermarini, divide alcuni dei ballettomani più incalliti, ma è indubbio che si tratti di un grande ballerino, chirurgico nei movimenti e dalla forte presenza scenica. Ci sembra abbia colto in pieno quanto ha dichiarato: “la versione Nureyev non è zuccherosa: ci mette tecnicamente alla prova, ma offre una lettura psicanalitica che dona spessore alla fiaba, nell’evoluzione della psicologia dei personaggi e della loro umanità complessa”. La coppia ha ricevuto grandi ovazioni e anche applausi a scena aperta durante la coda del passo a due finale, e molti spettatori si sono fermati all’uscita artisti per salutarli, dimostrandogli molto affetto. Tutto il resto del cast ha danzato all’altezza della serata, a partire dalla coppia Mattia Semperboni e Linda Giubelli fino al trio Vittoria Valerio, Agnese di Clemente e Nicola Del Freo per la Pastorale. Se proprio volessimo sottolineare qualcosa, possiamo dire che ci saremmo aspettati la scelta di danzatori più sinuosi per la coppia solista della danza araba, soprattutto per Antonella Albano, forte nel repertorio contemporaneo ma forse meno vicina a questi ruoli. Riguardo alla scenografia, se qualcuno ne cita la cupezza, se non addirittura tratti di “superficialità” (tornando all’articolo di Kisselgoff), crediamo che siano di una certa finezza e che rimandino a un’ambientazione tardo-ottocentesca, soprattutto per gli arazzi alle pareti e per le luci dalle gradazioni molto calde simili a quelle delle candele. Si è rivelata una piacevole sorpresa, infine, la conduzione di Valery Osyanikov. Già dall’ouverture si è notata la cura delle sfumature espressive della partitura, mettendo in risalto tanti piccoli elementi che invece una conduzione più attenta alla linea melodica fa passare maggiormente in secondo piano. Ci auguriamo quindi di vederlo nuovamente in qualche altra conduzione. Le repliche, con gli altri cast, avranno luogo il 29 e 31 dicembre, e il 3, 4, 5, 7, 9, 10, 11 e 12 gennaio, che registrano già il tutto esaurito! Foto Brescia & Amisano