Roma, MAXXI : “Memorabile. Ipermoda”

Roma, Maxxi – Museo nazionale delle arti del XXI secolo
MEMORABILE. IPERMODA
A cura di Maria Luisa Frisa
Roma, 14 dicembre 2024
L’aggettivo “memorabile” deriva dal latino memorabĭlis e si riferisce generalmente a un evento eccezionale, il cui ricordo è destinato a durare nel tempo. Lo ritroviamo nel titolo della mostra visitata al MAXXI insieme al termine “Ipermoda” derivato dal nome “iperoggetti” con cui Timothy Morton nel libro omonimo designa entità di una tale dimensione spaziale e temporale da incrinare la nostra stessa idea di cosa un sia un oggetto. Ma cos’è in realtà la moda? Nell’opinione pubblica si tratta generalmente di un capriccio inventivo che sfida le regole. Nel migliore dei casi la si intende come un fenomeno di costume che lega un individuo al gruppo di riferimento. Nato come forma di protezione dalle intemperie, l’abito è stato da sempre associato anche ad una forma di significazione. L’uomo si veste per identificarsi nella sua individualità in un rapporto dialettico con la collettività. Inoltre, come spiega il semiologo francese Roland Barthes nel suo libro del 1967 Il senso della moda, attraverso la moda la stessa società si mette in mostra e comunica ciò che pensa del mondo. La moda intrattiene un rapporto intimo e profondo con il tempo, declinandolo in molteplici direzioni. Talvolta si volge con struggente nostalgia al passato, evocandone suggestioni e memorie; talaltra si proietta con audace immaginazione verso il futuro, tracciandone le coordinate possibili. Ma è nel presente che essa lascia il suo segno più incisivo, inscrivendolo in una narrazione storiografica più ampia, capace di connettere epoche e visioni in un unico, vibrante tessuto culturale. La moda ha dentro sé una concettualità filosofica capace di donar senso ad approcci profondamente interdisciplinari, accomunando attraverso immagini emblematiche la letteratura al design, il teatro all’arte visiva. La moda ha il potere di dialogare con le nuove tecnologie, con il mondo delle riviste patinate e dei social media, così come la forza di riprendere e riattualizzare finanche i più polverosi contenuti d’archivio. È questo in sostanza che ci vuol ricordare la curatrice della mostra Maria Luisa Frisa, già Professore Ordinario all’Università Iuav di Venezia ed editor per Einaudi del recentissimo volume I racconti della moda. Nella mostra curata per il Museo nazionale delle arti del XXI secolo, la Frisa cerca di “restituire uno spaccato della ricchezza immaginativa e progettuale della moda degli ultimi anni”, e soprattutto si propone di portare la moda nel museo per riconoscerne il valore nel sistema culturale contemporaneo. Estremamente preziosa a questo proposito la collaborazione con la Camera Nazionale della Moda Italiana, al fine di sottolineare il fondamentale contributo dei maestri del Made in Italy, nonché con la Fondazione Bulgari, portatrice di una fenomenale esperienza di bellezza senza tempo. Nella mancanza di un museo dedicato specificamente alla moda, il Maxxi offre gli spazi della Galleria 5 che grazie alla leggera pendenza guidano il visitatore in un cammino fluido di svelamento del fascino creativo. Nella prima “stazione” veniamo rapiti dalle stampe floreali applicate a collage su un abito della collezione prȇt-à-porter S/S 2024 di Marni, nonché dal jaquard di seta ricamato a fiori in un abito Balenciaga che sul lato posteriore nasconde dei pantaloni in fresco di lana. Al centro le pailletes metalliche ricamate nell’abito haute couture Dior (S/S 2018) richiamano alla mente note influencer. Lo svelamento del corpo in Miu Miu è accostato al luccichio dell’abito Gucci in tulle ricoperto di paillette indossato dalla modella Heather Strongarm al LACMA Art+Film Gala 2023, ma soprattutto colpisce il taglio di forbici nel sontuoso abito in tulle nero della collezione haute couture S/S 2024 di Viktor&Rolf. Procedendo riconosciamo il rosso Valentino in un maestoso abito da ballo che ci riporta idealmente alla Traviata firmata per l’Opera di Roma da Sofia Coppola nel maggio 2016, ma che attraverso gli intarsi di silhouette allacciate in faille, pelle di seta e velluto si precisa come concerto tra alta moda e pittura. Era questo il sogno di Pierpaolo Piccioli mostrato nell’ambito della collezione haute couture Valentino Des Ateliers e arricchito originariamente dalle luci dell’Arsenale di Venezia. Poco più in là troviamo il cappotto di pelliccia di visione rosso brillante a cuore di Saint Laurent (F/W 2016/17), indossato dalle più note celebrities per le strade di New York. Dall’altro lato della sala scorgiamo l’abito icona della mostra qui esaminata, ovvero l’abito sognante in tulle romantico Viktor&Rolf (Late Stage Capitalism Waltz, S/S 2023), che allude ai giorni d’oro dell’haute couture di metà del XX secolo, ma che in noi evoca prima di tutto la morbida femminilità del tutù nel balletto romantico. Qui, tuttavia, il sogno è ingannevole, il romanticismo si declina in uno stile surrealista, l’abito si discosta dal corpo e sfida la gravità, in parte alienandosi, in parte acquisendo autonoma identità e lasciando l’indossatrice nel mero ruolo di mannequin. Parrebbe esserci a prima vista un’estrema dissonanza con il piumone oversize della collezione Glitter di Rick Owen, inteso come reazione alle minacce politico-culturali. Ma il contrasto è superato dalla visione comune di sfida alle avversità e di liberazione anticonformista. Nel suo universo alternativo di protesta, la moda può associare senza problemi lo scintillio della grazia alla stravaganza rock. Del resto, durante la sfilata di Rick Owen ha risonato la Sonata per pianoforte n. 3 in Do maggiore di Beethoven e il canto del soprano spagnolo Montessart Caballé nei panni di Dalila intenta a sedurre Sansone. Non manca infine il tripudio di italianità in pizzo nero per l’abito Dolce & Gabbana tratto dalla collezione Tropico Italiano. E se l’indossatrice ideale di certi capi qui presentati sarebbe stata sicuramente Sophia Loren, l’immagine maschile presentata da Thom Browne nei suoi abiti in lana rivestiti di perline con piume applicate e copricapi da uccello di Stephen Jones ci richiama alla mente coloriti personaggi alla Mozart. Insomma, ce n’è per tutti i gusti. E voi quale di questi abiti indossereste per una prima all’Opera? Foto Fondazione Maxxi/ Riccardo Musacchio & Chiara Pasqualini/ Say Who/ Niccolò Campita