Roma, Parco archeologico del Colosseo
HORREA PIPERATARIA
Roma, 18 dicembre 2024
Il Parco archeologico del Colosseo ha recentemente aperto al pubblico un nuovo e straordinario tassello del patrimonio archeologico romano: gli Horrea Piperataria, un complesso di magazzini imperiali che rappresentano un punto di riferimento per comprendere la logistica e l’economia di Roma antica. Citati da Plinio il Vecchio e Cassio Dione, questi magazzini, edificati dall’imperatore Domiziano nel 94 d.C., si trovavano sulle pendici sud-occidentali della Velia, il rilievo che collega Esquilino e Palatino, un’area centrale e nevralgica per il controllo e la gestione dei flussi commerciali. L’apertura al pubblico degli Horrea Piperataria non è solo un evento di grande rilevanza per il mondo accademico e culturale, ma anche una preziosa occasione per restituire alla città e ai suoi visitatori una delle testimonianze più significative del complesso sistema economico dell’Impero Romano. Durante l’inaugurazione, il Ministro della Cultura Alessandro Giuli ha sottolineato l’importanza storica di questo complesso: “Gli Horrea Piperataria rappresentano un nodo cruciale nella rete economica dell’Impero, un simbolo delle connessioni culturali e scientifiche che attraversavano il Mediterraneo. Restituirli al pubblico significa far dialogare il nostro presente con un passato che non smette di essere straordinariamente attuale.” Anche Alfonsina Russo, Direttrice del Parco archeologico del Colosseo, ha evidenziato il valore di questa apertura: “Questa restituzione non è soltanto un traguardo per l’archeologia, ma un invito a scoprire un frammento della Roma imperiale che testimonia la sofisticazione logistica e l’interconnessione culturale che definivano l’Urbe. Gli Horrea Piperataria sono uno straordinario esempio di come Roma fosse al centro di un sistema economico globale, capace di connettere popoli e culture lontane.” Dal punto di vista urbanistico, gli Horrea Piperataria si collocavano in un’area cruciale, delimitata dalla Sacra Via, dal Vicus ad Carinas e da una strada basolata. La loro posizione strategica permetteva un controllo diretto sul traffico commerciale che affluiva dai porti e si diffondeva nei mercati cittadini. Questo complesso logistico, come attestano i dati archeologici, era strutturato attorno a cortili porticati scoperti, dotati di vasche per la raccolta delle acque e sistemi di drenaggio che riflettevano un’elevata competenza ingegneristica. Gli edifici erano disposti su più livelli terrazzati, seguendo la naturale inclinazione della collina della Velia. Tale configurazione non solo ottimizzava lo spazio disponibile, ma garantiva anche una migliore conservazione delle merci, soprattutto spezie e sostanze aromatiche, grazie alla ventilazione e al controllo delle condizioni ambientali. Le fonti storiche descrivono le spezie conservate negli Horrea Piperataria come beni di straordinario valore, spesso impiegati non solo in ambito gastronomico, ma anche in medicina e nei riti religiosi. Tra i prodotti stoccati figuravano pepe nero, cannella, mirra e altre sostanze aromatiche provenienti dall’Egitto, dall’Arabia e dall’India. Questi beni, considerati di lusso, erano talmente preziosi da essere utilizzati come tributo fiscale dalle province dell’Impero. La loro presenza nell’Urbe non solo rifletteva il prestigio economico e culturale di Roma, ma testimoniava anche il ruolo centrale della città come crocevia commerciale globale. L’area intorno agli Horrea Piperataria era particolarmente legata alle attività mediche e farmaceutiche. Già nel III secolo a.C., qui si trovava una taberna medica gestita da Arcagato, il primo medico pubblico di Roma. Nel II secolo d.C., Galeno di Pergamo, uno dei più illustri medici dell’antichità, stabilì in questa zona la sua apotheca, un deposito di sostanze preziose utilizzate nelle sue preparazioni. Questa tradizione medico-farmaceutica si mantenne nei secoli, fino all’epoca tardoantica, quando nel 526 d.C. fu eretta la basilica dei Santi Cosma e Damiano, protettori della medicina, in un’area limitrofa. Dal punto di vista archeologico, gli scavi recenti condotti dal Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza Università di Roma, in collaborazione con il Parco archeologico del Colosseo, hanno permesso di chiarire meglio l’articolazione planimetrica del complesso e le sue fasi costruttive. Le indagini stratigrafiche hanno rivelato una sequenza di trasformazioni che va dall’età augustea, con una prima pianificazione urbanistica dopo l’incendio neroniano del 64 d.C., fino al IV secolo d.C., quando l’area fu monumentalizzata con la costruzione della Basilica di Massenzio. Questa obliterò gran parte delle strutture originarie degli Horrea, lasciando comunque tracce sufficienti per una ricostruzione dettagliata. L’allestimento museale inaugurato dal Parco archeologico del Colosseo è stato concepito per offrire un’esperienza immersiva e accessibile. I visitatori possono percorrere passerelle vetrate sospese che consentono di osservare le strutture archeologiche sottostanti, mentre un sofisticato sistema di luci e proiezioni guida la narrazione. Questo percorso cronologico a ritroso, dagli strati più recenti ai livelli più antichi, permette di apprezzare appieno la stratificazione storica e architettonica del sito. Le videoproiezioni e i pannelli esplicativi, combinando rigore scientifico e tecnologia, facilitano la comprensione della complessità e del significato di queste strutture. La fruizione di questo straordinario complesso consente di immergersi in un microcosmo che riflette la sofisticazione logistica e amministrativa dell’Impero. Ogni elemento – dalle tracce delle pavimentazioni basolate alle imponenti murature in laterizio – racconta la capacità dei Romani di coniugare funzionalità e monumentalità. Gli Horrea Piperataria non erano solo un luogo di deposito, ma uno spazio vivo, dove si intrecciavano attività economiche, mediche e religiose, contribuendo a definire il cuore pulsante dell’Urbe. La riapertura di questi magazzini al pubblico rappresenta non solo un arricchimento dell’offerta culturale del Parco archeologico del Colosseo, ma anche un invito a riflettere sulla centralità di Roma come crocevia di culture e innovazioni. Gli Horrea Piperataria ci restituiscono un’immagine di Roma come capitale di un sistema globale, capace di integrare merci, saperi e tradizioni provenienti da ogni angolo dell’Impero. Questo straordinario dialogo tra passato e presente conferma ancora una volta il ruolo unico della città eterna come ponte tra le epoche e le civiltà. Photocredit @Simona Murrone, Parco Archeologico del Colosseo