Roma, Teatro dell’Opera: “Lo Schiaccianoci”

Roma, Teatro dell’Opera, Stagione 2024-2025
“LO SCHIACCIANOCI”
Balletto in un prologo e due atti da un racconto di E.T.A. Hoffmann
Musica Pëtr Il’ič Čajkovskij
Direttrice Andrea Quinn
Coreografia Paul Chalmer
Assistente alla coreografia Gillian Whittingham
Scene Andrea Miglio
Costumi Gianluca Falaschi
Luci Valerio Tiberi
Video Igor Renzetti, Lorenzo Bruno
Clara Marta Marigliani
Principe Schiaccianoci Alessio Rezza
Drosselmeyer Mattia Tortora
Fata Confetto Maia Makhateli
Il Suo Cavaliere Julian Mackay
Danza Araba Marianna Suriano
Orchestra, Étoiles, Primi Ballerini, Solisti e Corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma
Con la partecipazione degli allievi della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma
Roma, Teatro Costanzi, 22 dicembre 2024
Dopo la grande sorpresa dell’anno scorso, siamo tornati anche quest’anno per riammirare Lo Schiaccianoci in stile liberty del canadese Paul Chalmer. L’emozione è stata grande anche quest’anno, anche grazie alla bacchetta al femminile vitale e pulsante di Andrea Quinn, già direttrice d’orchestra del New York City Ballet e del Royal Ballet di Londra. Ne abbiamo approfittato per cogliere maggiori sfumature nell’interpretazione danzata dei ruoli da parte del cast locale, nonché degli affermati guests. Soprattutto si è precisata meglio la scena ambientata a casa Stahlbaum, successiva al prologo dedicato ai mercatini di Natale. Il rinnovato racconto musicale ha qui evidenziato meglio l’intera tessitura coreografica, donando enfasi anche alla caratterizzazione dei personaggi. In particolare, ci ha colpito il danzatore Simone Agrò nel ruolo di Fritz, distintosi per una vivace aria sbarazzina, nonché per la grande qualità del salto. Non manca in lui una certa acrobaticità, che lo fa brillare anche in brevi sequenze assimilabili alla break dance. Alla sua figura è contrapposta la morbida femminilità sognante di Marta Marigliani nel ruolo di Clara, le cui linee volteggiano insieme alla lunga chioma scura in un elegante legato. Estremamente raffinata è la figura di Drosselmeyer interpretato da Mattia Tortora. Con il suo occhio bendato da corsaro e le luminose pailletes, egli desta meraviglia sia tra i signori che ne ammirano le conoscenze tecnologiche, sia tra i bambini che lo vedono come un mago. Egli, del resto, è capace di fermare il tempo e di farlo ripartire, così come di immortalare gruppi di famiglia in foto d’epoca. Sotto il suo influsso, Clara vede materializzarsi le sue angosce adolescenziali in gruppi di topi che la minacciano, e si sente protetta dalla crescita del suo piccolo Schiaccianoci ad altezza d’uomo. Dopo una suggestiva battaglia, il nostro eroe riesce a trionfare e dalla fiaba si passa all’umanizzazione. Tra le braccia dell’amabile partner incarnato da Alessio Rezza, Clara si slancia in un crescendo che ne accompagna la sognante sospensione in aria. Come in un soffio di vento sulla musica dei fiati appaiono ora i fiocchi di neve, intrigandoci per il loro peculiare dinamismo e la composizione scenica innovativa dei gruppi, nonché per il brillante fervore nell’utilizzo delle braccia. Tra loro si inseriscono i due protagonisti in un duetto che rivela l’attenzione dello Schiaccianoci di Alessio Rezza.
Se la danza della Marigliani è pura poesia, la partnership con Rezza funge da dolce contrappunto. I fiocchi di neve li avvolgono in un incantevole movimento in cerchio, che improvvisamente si spezza per accogliere l’arrivo di una colorata mongolfiera. Rimasto solo a lato, affianco ad una verde slitta, Drosselmeyer ricompare ad inizio del secondo atto per mettere in moto un carillon musicale a forma di albero meccanizzato, su cui siedono buffe scimmie in color fucsia. Tra un volo e un altro della sovrastante mongolfiera, compare una regale Maia Makhateli (principal dancer dell’Het Nationale Ballet) nel ruolo della Fata Confetto che ci ricorda di esser ormai nel mondo di Confiturenburg. Con formidabile maestosità ella scolpisce scultoree pose nello spazio, per poi affidarsi alla grottesca magia delle tre scimmie che le fanno da porteurs. Arrivano dunque anche i due protagonisti. A Clara la Fata Confetto regala simbolicamente una corona. Lo Schiaccianoci ha ora modo di mostrare la sua personalità in un pantomimico assolo. È il racconto della vittoria sul Re dei Topi, festeggiato con esultanza attraverso l’avvio del famoso divertissement. All’esuberanza della Danza Spagnola fa seguito la sensualità della Danza Araba incarnata in questa data dalla presenza scenica della prima ballerina Marianna Suriano, che rivelatasi grazie allo srotolamento di un tappeto persiano presta le sue sinuose linee alle magniloquenti pose in attitude cambré, mentre i nostri protagonisti fumano del narghilè. Decisamente esotizzante è nei suoi sbalzi con gli indici all’insù la Danza Cinese con l’imponente dragone, i ventagli, l’ombrello, gli abiti di seta. Sbalorditivo è il russo Trepak, seguito dal garbo caramellato dei Mirlitons nei tutù vaporosi di Gianluca Falaschi. Rientrano poi le scimmie per impressionarci con i loro intrecci di gambe e cambi di peso, nonché per dare il là al romantico Valzer dei Fiori. Ci immergiamo dunque nella grazia del pas de deux finale. Nel suo brillantato tutù screziato di rosa Maia Makhateli nel ruolo della Fata Confetto riappare adesso accompagnata dal degno partner Julian Mackay (principal del Bayerisches Staatsballet), la cui figura slanciata è esaltata dalla bianca calzamaglia. Se il ricamo scultoreo dei movimenti di lei è connotato da una speciale forza, lui è particolarmente leggiadro, e dona perfetto compimento ai fermi equilibri di lei disegnati su punte d’acciaio. La variazione di Julian Mackay è un vortice infinito, che parte dal manège di jetés en tournant per trascolorare senza soluzione di continuità nelle pirouettes à la seconde. La variazione di lei è un gioiello prezioso di squisita precisione che riesce ad inanellare in un incastro stupefacente petits battus e pose in arabesque. La coda del pas de deux è il trionfo del virtuosismo, portato all’apice nei fouettés in diagonale della Makhateli. Rientrano dunque in scena tutti a tempo di valzer per la conclusione: la mongolfiera riparte, i bambini riprendono a colpirsi con palle di neve, Clara si risveglia dal suo languido sogno. In mano ancora una volta lo Schiaccianoci, emblema della sua rigenerazione interiore e dell’apertura alla vita adulta. Photocredit @NicholaMackay