Roma, Teatro di Documenti
GLI ESCLUSI: Insane Situation Procedure
Un esperimento psico‐teatrale
Di Roberta Calandra
Adattamento e Regia Valentina Ghetti
Con Caterina Gramaglia, Camilla Ferranti, Alessio De Persio, Dario Masciello, Luca Di Giovanni, Leonardo Zarra
Fotografie Beniamino Finocchiaro
in collaborazione con Centro Culturale Mobilità delle Arti, Roberto D’Alessandro e Obiettivo Roma
Roma, 01 dicembre 2024
Un’esperienza teatrale di rara intensità emotiva, capace di scuotere e commuovere, GLI ESCLUSI è molto più di una rappresentazione scenica: è un viaggio dentro l’animo umano e la memoria storica. Ideato da Roberta Calandra, con l’adattamento e la regia di Valentina Ghetti, lo spettacolo ci accompagna in un esperimento psico-teatrale che esplora il delicato equilibrio tra follia e normalità, tra esclusione e riconoscimento. In un misterioso stanzone di una clinica psichiatrica, sei personaggi – figli dimenticati di famiglie illustri – si incontrano e si confrontano. Einstein, Joyce, Togliatti, Agnelli, Kennedy, Mussolini. Chi non conosce questi cognomi? Eppure, se cambiamo i nomi di battesimo, emergono figure inaspettate: figli e parenti protagonisti di storie incredibili, spesso celate nell’ombra della fama altrui. Questi personaggi, il lato nascosto e fragile di famiglie potenti, rappresentano un universo sommerso che il pubblico è chiamato a scoprire. Sono storie che non conosciamo, ma che è necessario conoscere, perché danno voce a ciò che spesso viene escluso, taciuto, ignorato. Questo confronto tra le sei anime – abbandonate o dimenticate, – trasforma la follia in un terreno fertile per la solidarietà e l’amore. Lo spettatore non è solo un osservatore, ma diventa parte integrante di un viaggio che riflette sulla fragilità umana e sull’importanza di accogliere le nostre zone d’ombra. Ogni scena è curata nei minimi dettagli, creando un equilibrio tra spaesamento e intimità. Il ritmo narrativo alterna momenti di tensione a esplosioni emotive che toccano nel profondo, immergendo il pubblico in una dimensione intensa. L’intelligenza della regia si rivela anche nella gestione delle pause, dei silenzi e dei movimenti scenici, che diventano essi stessi veicoli di significato. Il cast offre interpretazioni straordinarie, ognuno con tratti distintivi che rendono i personaggi vivi e indimenticabili. Caterina Gramaglia, nel ruolo di Rosemary Kennedy, è semplicemente magnetica. La sua voce pacata, quasi infantile, amplifica il senso di fragilità del personaggio, mentre il suo corpo sembra continuamente in bilico tra l’obbedienza e il desiderio di ribellione. Anche nei cambi scena, la Gramaglia rimane sempre presente, mai banale, regalando un ritratto che si insinua nell’animo dello spettatore. Camilla Ferranti dà vita a una Lucia Joyce esplosiva e poetica. Lei c’è, la sua presenza scenica è viva, con movimenti fluidi e imprevedibili che riflettono la creatività irrequieta del personaggio. La sua voce, con tonalità che oscillano, trasmette un’anima tormentata e piena di bellezza. Leonardo Zarra, nel ruolo di Benito Albino Mussolini, colpisce per l’intensità del suo sguardo. Assente e al contempo presente, il suo corpo comunica un’inquietudine costante, un senso di attesa irrisolta. Il contrasto tra la rigidità fisica e la vulnerabilità emotiva lo rende vero. Luca Di Giovanni interpreta Aldo Togliatti con una precisa fisicità. Il suo corpo trasmette con forza il peso della storia del personaggio, e ogni gesto, per quanto piccolo, sembra carico di significato. La sua voce, misurata, aggiunge ulteriore profondità, mentre l’uso degli oggetti – la sigaretta, gli scacchi, la settimana enigmistica – è delicato, intimo. Dario Masciello entra in scena nel ruolo di Giorgio Agnelli. La sua eleganza e il suo distacco sono maschere che nascondono una fragilità palpabile. La sua voce ha un tono sommesso, quasi spezzato, che rende ancora più evidente il contrasto tra la sua forza esteriore e la fragilità interiore. Alessio De Persio, nei panni di Eduard Einstein, offre una performance toccante. Il suo tratto distintivo è quel “riso-pianto” struggente, capace di evocare una gamma incredibile di emozioni. Il suo corpo, sempre teso e quasi fuori equilibrio, e la sua voce, che alterna momenti di lucidità a esplosioni emotive, trasportano il pubblico nel cuore della sua tormentata interiorità. Forti i suoi cambi di tono. Lo stanzone della clinica diventa uno spazio simbolico, dove realtà e memoria si intrecciano in un gioco di luci e ombre che amplifica la tensione emotiva. Le musiche, dosate, accompagnano ogni scena con grande forza. Dai brani classici ai suoni alienanti, ogni scelta musicale è calibrata per amplificare le emozioni degli attori e del pubblico, rendendo visibile la psiche dei protagonisti, ma anche quella del pubblico. Durante lo spettacolo, il nome di Friedrich Nietzsche è stato evocato in un momento cruciale. Questo richiamo al filosofo ha avuto un forte impatto emotivo e intellettuale. Nietzsche, con la sua esplorazione del caos interiore come forza creativa e la sua riflessione sulla fragilità dell’esistenza, incarna perfettamente le tensioni vissute dai personaggi de Gli Esclusi. Come infatti afferma “Bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante.” Nel testo delle “note di sala”, l’autrice Roberta Calandra e la regista Valentina Ghetti invitano il pubblico a osservare con un approccio scientifico le reazioni suscitate dai diversi stimoli proposti. Il pubblico in realtà diventa parte integrante dell’esperimento: ciò che sembra inizialmente un ruolo passivo di osservatori si rivela invece un coinvolgimento diretto, poiché l’obiettivo finale si scopre essere quello di essere osservati. Chi sono, dunque, i veri folli? Lo spazio scenico è progettato per favorire un’interazione intensa, costringendo ogni spettatore a confrontarsi inevitabilmente con le proprie fragilità, rendendo la distanza tra osservatori e osservati sempre più labile. Alla fine dello spettacolo l’applauso è lungo e commosso. Nessuno rimane indifferente. Gli attori, ancora nei loro ruoli, salutano il pubblico con una presenza che mantiene viva l’atmosfera dello spettacolo fino alla fine. GLI ESCLUSI – Insane Situation Procedure è uno spettacolo necessario. È un monito sul potere del teatro di scavare nelle pieghe più profonde dell’animo umano, restituendo dignità a figure dimenticate e invitandoci a riconoscere le nostre stesse esclusioni interiori. È un’esperienza che scuote, trasforma, lascia il pubblico con occhi nuovi e una rinnovata consapevolezza. Photocredit Beniamino Finocchiaro