Roma, Teatro Parioli Costanzo
Oscar Wilde in teatro con
“DIVAGAZIONI E DELIZIE”
di John Gay
traduzione e regia Daniele Pecci
con Daniele Pecci
Roma, 10 dicembre 2024
“Divagazioni e Delizie” si presenta come un tributo toccante e intellettualmente stimolante all’ultimo anno della vita di Oscar Wilde, un periodo segnato dalla sofferenza fisica, dalla povertà e dall’esilio in Francia. Il testo di John Gay intreccia ricordi, aneddoti e riflessioni intime, offrendo un’autoanalisi agrodolce della sua esistenza, un viaggio nelle sue disillusioni, nella solitudine, nella sofferenza e nella decadenza sociale ed economica che ha caratterizzato il suo esilio. La scelta di avere il pubblico presente in scena, come un ipotetico pubblico parigino dell’epoca, intensifica ulteriormente la sensazione di un Wilde ormai lontano dalla sua fama e riconoscibilità, ma ancora profondamente bisognoso di attenzioni. Questo pubblico immaginario e presente allo stesso tempo, diventa testimone di un uomo che, pur nel suo declino, conserva una straziante voglia di essere ascoltato, di lasciare una traccia di sé in un mondo che lo ha dimenticato. La vicinanza fisica tra Wilde e il pubblico contribuisce a creare un’atmosfera di intima solitudine, amplificando il contrasto tra la sua solitudine esistenziale e la sua inestinguibile sete di comprensione. Daniele Pecci non è solo il protagonista, ma anche il regista di “Divagazioni e Delizie”, un’opera che ha il merito di restituire l’essenza di Wilde in tutte le sue sfumature. La sua interpretazione non si limita alla recitazione, ma abbraccia una visione artistica completa che riesce a catturare la fragilità e la grandezza del personaggio. Wilde, pur essendo travolto dal destino tragico, resta sempre un uomo di grande intelligenza e ironia, e Pecci lo rappresenta con maestria, alternando momenti di leggerezza e drammaticità. La sua performance è un viaggio emotivo che oscilla tra il sorriso, la sofferenza, la poesia. E così Wilde emerge nel suo splendido, ironico contrasto tra genio e tragedia. La recitazione di Pecci è vibrante e intensa, passando da momenti di umorismo tagliente a drammatiche riflessioni esistenziali, in un continuo oscillare tra il sorriso e la sofferenza. Pecci sa perfettamente dosare ogni emozione, creando un legame forte e immediato con il pubblico, che diventa testimone di una riflessione profonda sul destino dell’artista. La regia di Pecci è particolarmente raffinata e mai invadente. Nonostante il testo di Gay richieda un certo background culturale per essere apprezzato appieno, la sua direzione riesce a mantenere alta l’attenzione del pubblico attraverso una buona gestione degli spazi e del ritmo. Il monologo di Wilde, pur nella sua lentezza di alcuni momenti, conserva un fascino irresistibile, grazie a una gestione delle luci e degli oggetti che accentuano il senso di isolamento del protagonista. Pecci guida il pubblico attraverso il dolore e la malinconia con un’arte sottile, tipica dei grandi registi teatrali come Peter Brook o Ingmar Bergman, che sanno utilizzare il silenzio e la luce come strumenti di comunicazione potentissimi. La traduzione del testo conserva l’intelligenza e la corrosiva ironia di Wilde, un aspetto che emerge soprattutto nelle riflessioni tratte da De Profundis, la celebre lettera scritta a Lord Alfred Douglas, che diventa il fulcro della seconda parte dello spettacolo. Le parole di Wilde, cariche di sarcasmo e di dolorosa sincerità, prendono vita grazie all’interpretazione di Pecci, che riesce a restituire il linguaggio eloquente e profondamente umano dell’autore. Le musiche di Patrizio Maria D’Artista, con le sue composizioni originali, gioca un ruolo fondamentale nel rafforzare l’impatto emotivo della narrazione. Le melodie, pensate per accentuare i momenti di ricordo e di riflessione, riescono a evocare la malinconia della sua esistenza, ma anche i tratti più ironici e pungenti che sono parte integrante del suo spirito. La scenografia è di grande impatto. Il tendone scuro e le pieghe create dallo spazio scenico ricordano le atmosfere dei teatri da cabaret parigini, luoghi dove Wilde si esibiva nell’ultimo periodo della sua vita. La scelta di un fondale sobrio e ombroso aiuta a concentrare l’attenzione su Wilde, il suo volto e la sua voce. Le luci sono sapientemente utilizzate per alternare momenti di intimità con il protagonista e scene più distaccate, in cui l’interazione con oggetti sul palco enfatizza il suo isolamento. In alcuni momenti, quando tutto scompare dalla scena e solo Wilde rimane illuminato, con la sua voce che riempie lo spazio, lo spettatore è costretto a riflettere sull’essenza di un uomo che ormai vive solo nei ricordi. I costumi di Alessandro Lai, giocano un ruolo fondamentale nella caratterizzazione di Wilde. Il frak, indumento che rimanda all’eleganza e alla decadenza del dandy, diventa simbolo della sua grandezza passata e della sua triste solitudine. Wilde, dandy e uomo di grande fascino, si presenta in scena con una figura che non è solo un ricordo del suo passato, ma anche una riflessione sulla bellezza sfiorita e sulla vita dissoluta che l’ha caratterizzato. Un abito simbolo della sua passata grandezza, indossato adesso nel racconto della decadenza del suo stato fisico e mentale. Il contrasto tra il suo aspetto esteriore e le sue riflessioni interiori è evidente, e questo equilibrio disequilibrio viene reso perfettamente dai costumi. Con 90 minuti di monologo, il pubblico è immerso nel pensiero di Wilde, un’esperienza intensa e coinvolgente che, sebbene impegnativa, risulta affascinante. Lo spettacolo offre uno spunto di riflessione profonda sulla condizione dell’artista e sulla sua lotta per confrontarsi con un destino inesorabile, un tema che ha attraversato anche la storia del cinema, come in The Trials of Oscar Wilde di Ken Hughes, o nel libro Oscar Wilde: A Biography di Richard Ellmann, che esplora la sua vita tormentata. Il Wilde di Divagazioni e Delizie affronta temi universali come solitudine, critica sociale e autenticità, rendendoli attuali e toccanti. La sua lotta per essere compreso risuona con le difficoltà moderne, invitando a riflettere sulle contraddizioni della società. Gli applausi finali celebrano un successo teatrale capace di emozionare e onorare la memoria di un genio intramontabile.