Modena, Teatro Comunale Pavarotti-Freni, Stagione Opera 2024-2025
“COSÌ FAN TUTTE”
Dramma giocoso in due atti su libretto di Lorenzo Da Ponte
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Fiordiligi MARIA MUDRYAK
Dorabella LILLY JØRSTAD
Guglielmo JIRI RAJNIS
Ferrando ANTONIO MANDRILLO
Despina FRANCESCA CUCUZZA
Don Alfonso EMANUELE CORDARO
Orchestra Filarmonica del Teatro Comunale di Modena
Coro Lirico di Modena
Direttore Aldo Sisillo
Maestro del Coro Giovanni Farina
Regia Stefano Vizioli
Scene e costumi Milo Manara
Luci Nevio Cavina
Nuovo allestimento in Coproduzione Fondazione Pergolesi Spontini, Teatro Verdi di Pisa, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Teatro Sociale di Rovigo e Opéra-Théâtre Eurométropole de Metz
Modena, 30 novembre 2024
Così fan tutte o, per gli amici, “il Così”, ovvero il trionfo della forma: compendio inarrivabile, esemplare e definitivo di quanto delizioso, svagato, raffinato e saggio abbia saputo essere il Settecento europeo, musicale e non. Ottimamente gli si addicono le tinte pastellate degli acquerelli di Milo Manara, le cui leggere linee vanno svincolandosi fra nuvolette olimpiche, tenere ninfe e turgidi dèi. Il ciclo, di cui a Modena si possono ammirare gli originali, esposti in una bella e pratica mostra al Museo della Figurina, a due passi due dal Comunale, si attiene ad un programma iconografico rigorosamente classico: gli amori dell’infaticabile Giove campeggiano in tondi medaglioni sospesi fra i gorgoglianti riccioli del siparietto, putti giocherelloni aleggiano sulla trasparenza di un tulle, mentre sul fondale le onde si rincorrono azzurrissime e le nuvole si gonfiano voluttuose. La quintatura all’italiana è invece decorata con scene di ninfe, satiri, centauri e, sull’arlecchino di boccascena, dagli dèi al completo, che si sporgono curiosi dalle loro nuvolette per spiare lo spettacolo. In uno stile grafico e contemporaneo che tuttavia dialoga affabilmente con le più stravaganti assurdità decorative del rococò. Graziosissimo, insomma, e, quel che più conta, pertinente. Dentro questa scatola di eterea astrazione si muove, senza agitarsi, una regia, quella di Stefano Vizioli, dalla narrazione piana e garbata. Più d’un omaggio rende ai mitologici Hampe, Ponnelle, e Strehler (postumo): ma, d’altra parte, come sarebbe possibile discostarsi da spettacoli davanti ai quali non si può far altro che esclamare convinti “è così!”? Quando un’idea è giusta, riprenderla non è delitto: è dovere. Accanto al Coro Lirico di Modena diretto da Giovanni Farina, relegato nei palchi di barcaccia, a farla da protagonista con la sua brillantissima prova è la Filarmonica di Modena, ora del Teatro Comunale di Modena, qui diretta da Aldo Sisillo. Che concerta con nitido rigore, prediligendo tempi sapidi e mossi, cui garantisce sempre quell’elasticità ch’è vitale, e optando per tinte belle vivaci e sgargianti. Sollecito, generoso, fin quasi apprensivo, con i suoi cantanti. Che sono sei, disposti in un gioco combinatorio di tre coppie, di cui due invertibili. Nella coppia stabile, dei burattinai, sta la corposa Despina di Francesca Cucuzza, dalla voce piena e fresca, e dal temperamento pepato ma sempre posato, e il Don Alfonso di Emanuele Cordaro, encomiabile fraseggiatore e sottile interprete. Nelle altre due coppie, quelle da intrecciare, è il tradimento a combinare gli abbinamenti (almeno musicalmente) migliori: è così che al soprano (Maria Mudryak, una Fiordiligi dalla bella figura slanciata e dai centri ben timbrati, che sa trovare sonorità dolcissime nella sua aria del second’atto) s’accoppia il tenore (Antonio Mandrillo, che traccia un Ferrando tenero e luminoso), mentre al mezzosoprano (Lilly Jørstad, Dorabella energica e brillante sulla scena, vocalmente ben voluminosa e morbida) s’accoppia il baritono (Jiri Rajnis, Guglielmo dal timbro morbidissimo e caldo, pieno e pastoso). Leggerezza e gravità s’insegnano insieme in questa scuola degli amanti in cui il godimento dell’ascoltatore è continuo. Così è il Così.