Deutsche Oper Berlin: “Macbeth”

Deutsche Oper Berlin, Stagione 2024/2025
“MACBETH”
Opera in quattro atti   su Libretto di  Francesco Maria Piave e Andrea Maffei, dalla tragedia di William Shakespeare
Macbeth THOMAS LEHMAN
Banco BYUNG GIL KIM
Lady Macbeth FELICIA MOORE
Dama di  Lady Macbeth MARIA VASILEVSKAYA
Macduff ANDREI DANILOV
Malcolm KANGYOON SHINE LEE
Un servo/ Un araldo DEAN MURPHY
Medico/ Un Sicario GEON KIM
Orchestra e Coro della  Deutsche Oper Berlin
Direttore
Enrique Mazzola
Maestro del Coro Jeremy Bines
Regia Marie-Ève Signeyrole
Scene Fabien Teigné
Costumi Yashi
Luci Sascha Zauner
Video Artis Dzerve
Berlino 11 gennaio 2025
Fantasmi, streghe e la reazione umana alla carneficina, che oggi chiamiamo PTSD, ossia chiamiamo Disturbo da stress post traumatico. Come aggiornare una storia che Shakespeare scrisse per Re Giacomo, che credeva almeno nelle prime due? Verdi lo ha fatto con la sua musica evocativa, che alla Deutsche Oper Berlin Enrique Mazzola ha padroneggiato magnificamente, guidando l’eccellente orchestra DOB, il coro (in particolare la sezione femminile, che interpretano le streghe) e i solisti in un’esecuzione ricca di colori e ritmi, “accelerandi”,” ritardandi” e la panoplia del fare musica all’italiana. Quest’opera che mostra la guerra, il sangue, la brama di potere, l’omicidio e le vulnerabili reazioni umane a tale carneficina trova nella concertazione di Mazzola una vivida esaltazione.

Anche il cast si dovrebbe allineare a questa sfida interpretativa e brillare. Nella recita dell’11 gennaio ha brillato la Lady del soprano Felicia Moore. Ha padroneggiato le richieste vocali diabolicamente difficili di questo grande personaggio, da una voce di petto ben dispiegata al re bemolle acuto alla fine dell’aria del sonnambulismo. Il suo canto d’agilità è sciolto e preciso. Il suo successo è stato ben meritato. La sua interpretazione può attualmente mostrare qualche limite nel fraseggio e in un maggior scavo drammatico del personaggio, ma la cantate vi potrà arrivare con il tempo e l’esperienza. Un successo personale ben meritato.  La Deutsche Oper Berlin presenta sempre dei cast di alto livello per le “prime” ma, contrariamente ai teatri che realizzano uno spettacolo per cinque o sei rappresentazioni e assumono praticamente solo solisti ospiti,  questo, come altri teatri di “repertorio”, riprendono le produzioni per diverse stagioni. Alla Deutsche Opere si sono viste produzioni per  per  15 o più stagioni e di conseguenza vi è un susseguirsi di compagnie di canto  che si alternano nelle molte repliche, è quindi interessante scoprire come i cantanti che fanno parte della compagnia stabile del teatro si cimentino in questi ruoli importanti mostrando così pregi e difetti.
Nel ruolo di Macbeth abbiamo trovato il  giovane baritono americano Thomas Lehman cantante dai buoni mezzi vocale che ha cercato di utilizzare  al meglio delle sue possibilità il difficile ruolo protagonistico arrivando alla fine dell’opera con la voce che mostrava segni di stanchezza. In tal modo ha affrontato l’aria finale con molta prudenza. Il basso coreano Byung Gil Kim, altro membro stabile della compagnia berlinese ha le potenzialità vocali per diventare un ottimo Banco, vi dovrà raggiungere una maggiore varietà di fraseggio e colori per avere una interpretazione più completa del personaggio.
Come Macduff il tenore russo Andrei Danilov ha messo in luce una voce chiara, ma bene proiettata. Nella sua aria del quarto atto non ci è parso del tutto aderente alla vocalità verdiana. Complessivamente validi gli altri interpreti, anch’essi provenienti dall’ensemble stabile del teatro. Citiamo in modo particolare la brillante voce bianca della “prima apparizione “nel terzo atto.
Venendo allo spettacolo, con il grande schermo che, a cura di Artis Dzenve proiettava una profusione immagini mescolate con il livestream di quello che avveniva sul palco non hanno pienamente convinto, risultando a volte assai banali.
La graphic video avrebbe potuto essere  la soluzione ideale per mostrare il fantasma di Banco nella scena del banchetto, ma qui  il regista ha optato per la più banale delle soluzioni, un fantasma che cammina, ignorato da tutti tranne che da Macbeth. La regia poi vuole rappresentare una scena di aborto spontaneo di Lady  che poteva essere una chiave aggiuntiva di lettura della sua follia e della sua morte, ma il mostrare una donna incinta e una proiezioni  di spermatozoi è servita solo a banalizzare questa grande scena, fortunatamente salvata dal canto della Moore.
Le scene e i costumi, tutti in bianco e nero, sono stati ravvivati solo all’inizio da qualche sprazzo di luce ma poi sono nuovamente sbiaditi: Macbeth  è un’opera cupa ma non monocromatica. Tuttavia, l’aria di Macduff è stata “arricchita” dall’omicidio in scena della moglie e dei figli e dalla successiva sfilata dei cadaveri. Il tempo e la risposta del pubblico diranno se questa produzione sopravvivrà a più di una o due stagioni del teatro. La musica è grandiosa e, almeno con Mazzola, superbamente realizzata. La DOB può certamente schierare giovani cantanti di buon livello per avere sempre una compagnia di interpreti validi.