Milano, Teatro alla Scala: “Giuseppe Verdi: “Falstaff”

Milano, Teatro alla Scala, stagione lirica 2024/25
“FALSTAFF
Commedia lirica in tre atti su libretto di Arrigo Boito da Shakespeare
Musica di Giuseppe Verdi
Sir John Falstaff AMBROGIO MAESTRI
Ford LUCA MICHELETTI
Fenton JUAN FRANCISCO GATELL
Dott. Cajus ANTONINO SIRAGUSA
Bardolfo CHRISTIAN COLLIA
Pistola MARCO SPOTTI
Mrs Alice Ford ROSA FEOLA
Nannetta ROSALIA CID
Mrs Quickly MARIANNA PIZZOLATO
Mrs Meg Page MARTINA BELLI
L’Oste della Giarrettiera MAURO BARBIERO
Robin LORENZO FORTE
Orchestra e coro del Teatro alla Scala
Direttore Daniele Gatti
Maestro del coro Alberto Malazzi
Regia Giorgio Strehler
Ripresa da Marina Bianchi
Scene e costumi Ezio Frigerio
Luci Marco Filibeck
Coreografia Anna Maria Prina
Milano,  26 gennaio 2025
La Scala prosigue l’attività di ripresa dei propri allestimenti storici, dopo i titoli mozartiani delle scorse stagioni l’ideale omaggio a Strehler riporta in scena il “Falstaff” nato nel 1980 e ripreso per l’ultima volta nel 2004. Lo spettacolo – ripreso con intelligenza e rispetto da Marina Bianchi – resta un incanto poetico che affascina gli occhi e commuovo l’anima. La vicenda trasposta in un Cinquecento padano tra cascine avvolte nella nebbia, notti lattiginose e architetture laterizie popolate da figure direttamente uscite dai pennelli di un Campi o di un Savoldo suscita ancora intatta la sua meraviglia. E’ un “Falstaff” avvolto di atmosfere melanconiche, di un calore autunnale che esprime perfettamente lo spirito di quest’opera sospesa tra melanconia e bonaria ironia e quando alla fine le luci della Scala si accendo di colpo a far tutti partecipi di quel “Tutti gabbati” che in fondo è la cifra le destino ultimo di ciascuno di noi l’emozione lascia ancora stupiti dopo tanto tempo così come immutato è il senso di umana fratellanza che in quel momento si sprigiona. La direzione di Daniele Gatti è in perfetta sintonia con lo spettacolo. Tempi ampi, distesi e colori orchestrali caldi e autunnali sono la cifra stilistica dominante nella lettura di Gatti. Una direzione dal sapore elegiaco, di atmosfere quasi gozzaniane nell’esaltare gli aspetti più malinconici dell’opera e dove il sorriso si vela di bonaria ironia. Curatissimi le dinamiche e i dettagli timbrici e cromatici, esplode negli archi tesi al parossismo nella caccia infernale di Ford e si dipana in trine argentee e quasi impalpabili nella scena delle fate. Inutile dire che i momenti più lirici – dall’abbandono carica di sensualità dei duetti degli innamorati alle sonorità misteriose e magiche del preludio alla scena seconda del terzo atto – trovano la loro piena esaltazione ma non manca d’ironia e di leggerezza quando richiesta anche se resta sempre un tocco più delicato come se un’ombra sfiorasse anche il riso più sincero. Una concertazione “personale” ma che abbiamo particolarmente apprezzato non solo per aver proposto una visione diversa dell’opera ma soprattutto per una perfetta sintonia con lo spettacolo di cui condivide perfettamente colori e atmosfera. Ambrogio Maestri di Falstaff possiede ogni fibra, forse nessuno nei nostri tempi è giunto a una così completa identificazione con il personaggio. Sul piano vocale la prestazione ha lasciato adito a qualche dubbio. La voce è sempre solida e robusta, capace di dominare i vasti spazi della sala del Piermarini di contro nei falsetti, nelle mezzevoci si è notata qualche durezza, qualche segno di fatica che sembrava tradire una condizione di salute forse non ottimale. Difetti che la pienezza della cavata e soprattutto l’irresistibile personalità scenica e interpretativa compensano ampiamente ma che vanno ugualmente rilevati. Nulla da eccepire invece sul resto della compagnia. Rosa Feola ha forse una voce un po’ leggera per Alice cui manca anche un po’ di maturità timbrica ma canta in modo semplicemente squisito e l’ottima proiezione fa correre la voce con sicurezza nei vasti spazi scaligeri, la sua lettura molto seria e contenuta del personaggio si sposa alla perfezione con regia e direzione. Luca Micheletti è un Ford di lusso. Voce bella, potente, ricca di armonici e non comuni qualità interpretative e attoriali. La coppia dei giovani innamorati ha tutta l’incantevole freschezza richiesta. Voci chiare e luminose quelle di Rosalia Cid e Juan Francisco Gatell che si adattano alla perfezione ai rispettivi ruoli di cui possiedono anche ideale fisicità. In particolare la Cid, neppure trentenne, mostra già qualità non trascurabile e merita di essere seguita con attenzione. Antonino Siragusa è un dottor Cajus magistrale. Semplicemente perfetto sia sul piano vocale – un vero lusso una voce di questa qualità per la parte – sia interpretativo. Marianna Pizzolato è una Quickly splendidamente cantata, la voce è molto bella e l’emissione morbida e rotonda. La linea di canto è elegante senza cadute di stile e si riconosce la tempra da autentica belcantista e scenicamente il personaggio è di grande comunicativa. Martina Belli è una Meg dalla voce scura e profonda oltre che dall’innegabile presenza scenica che ben giustifica gli interessi di Falstaff. Marco Spotti (Pistola) e Christian Collia (Bardolfo) funzionano molto bene nell’economia complessiva. Una nota particolare per il piccolo Lorenzo Forte nei panni di Robin. Simpatico e spigliato nel tratteggiare un piccolo Falstaff che del padrone imita vestiti, pose e vezzi come gli Eroti che nella pittura romana – e poi rinascimentale – imitavano con la simpatica goffaggine dell’infanzia in modi degli eroi e degli Dei. Con un simile erede il vecchio John può stare tranquillo, qualcuno continuerà a far trillare il mondo dopo il lui.  Foto Brescia & Amisano