Pompei, Parco Archeologico: “La casa come palcoscenico. Il complesso termale e conviviale recentemente scoperto nell’insula IX-10”

Pompei, Parco Archeologico
LA CASA COME PALCOSCENICO. IL COMPLESSO TERMALE SCOPERTO NELL’INSULA IX-10
Crederesti di avere davanti un coro di pantomimi, non il triclinio di un padre di famiglia” (pantomimi chorum, non patris familiae triclinium crederes, Petron., 31, 7). Così Petronio, nel Satyricon, descrive la sontuosa sala da banchetto del ricco liberto Trimalcione, ambientata in una città campana del I secolo d.C., uno scenario che riflette profondamente il contesto culturale della Pompei pre-eruzione del 79 d.C. Le recenti indagini archeologiche condotte nell’insula 10 della Regio IX di Pompei (Amoretti et al. 2023; Zuchtriegel et al. 2024) hanno riportato alla luce un complesso abitativo straordinario, caratterizzato da un impianto termale di proporzioni monumentali direttamente connesso a un maestoso triclinio, denominato “salone nero”. Questo rinvenimento conferma ulteriormente la funzione sociale e politica della domus romana, concepita non solo come luogo privato, ma come teatro di rappresentazioni finalizzate all’ostentazione del potere, alla promozione del consenso e alla celebrazione dell’identità culturale del proprietario. L’impianto termale, tra i più ampi e articolati mai rinvenuti all’interno di una domus privata pompeiana, include i tre ambienti canonici del calidarium, tepidarium e frigidarium, oltre a un apodyterium con panchine che suggeriscono una capienza fino a trenta persone. Di particolare rilievo è la struttura del frigidarium, che si sviluppa attorno a un peristilio quadrangolare di 10 x 10 metri con al centro una grande vasca. Questa configurazione, oltre a garantire il massimo comfort, richiama modelli di ispirazione ellenistica, suggerendo un’accurata progettazione architettonica volta a combinare funzionalità e simbolismo. Il “salone nero”, già parzialmente indagato nei mesi precedenti, fungeva da fulcro conviviale dell’intero complesso. Le sue dimensioni e il ricco apparato decorativo indicano la volontà del proprietario di creare uno spazio scenografico, destinato non solo ai banchetti, ma anche alla messa in scena di rapporti di potere. Le pitture parietali, attribuibili al III stile pompeiano, presentano soggetti mitologici e riferimenti alla guerra di Troia, evocando un’atmosfera di erudizione e grecità. Questa scelta, intenzionale e studiata, mirava a rafforzare il prestigio culturale del padrone di casa e a impressionare gli ospiti, contribuendo alla costruzione di una narrazione identitaria che lo poneva al centro della scena. L’intera domus, che occupa l’estremità meridionale dell’insula, era chiaramente destinata a un membro dell’élite locale, probabilmente un personaggio di spicco nella vita politica e sociale di Pompei. La connessione diretta tra il complesso termale e il triclinio riflette l’integrazione tra pratiche di otium e negotium: i banchetti e le sessioni termali non erano meri momenti di svago, ma occasioni ritualizzate per consolidare alleanze, rafforzare rapporti clientelari e promuovere ambizioni politiche. Come nel Satyricon, dove i bagni precedono il banchetto di Trimalcione, così anche qui l’esperienza termale era parte integrante di una messa in scena complessiva che culminava nel convivio. Un elemento distintivo del complesso è rappresentato dall’utilizzo innovativo di tecniche di scavo e conservazione. Per preservare l’integrità del peristilio, è stato adottato un sistema di supporti temporanei che ha consentito di raggiungere i livelli pavimentali senza compromettere la stabilità del colonnato. Questa metodologia garantisce la salvaguardia degli elementi architettonici, permettendo nel contempo interventi futuri di restauro strutturale e decorativo. La presenza di una megalografia in corso di scavo nell’oecus corinzio, decorata con scene di nature morte raffiguranti cacciagione e pesce, rafforza ulteriormente l’idea di una stretta connessione tra l’iconografia e la funzione degli spazi. Gli elementi decorativi della domus, che comprendono fregi, pitture e sculture, evidenziano una raffinata sintesi tra cultura greca e romana, simbolo di un’identità che fondeva prestigio locale e cosmopolitismo. Come sottolineato dal direttore degli scavi, Gabriel Zuchtriegel, ogni dettaglio – dalle scene atletiche del peristilio alle decorazioni del “salone nero” – contribuiva a creare una scenografia sofisticata, capace di trasportare gli ospiti in un universo simbolico che celebrava il padrone di casa come mecenate e arbitro culturale. L’organizzazione degli spazi, funzionale alla messa in scena di una “drammaturgia sociale”, conferma la centralità del concetto di domus come luogo di rappresentazione identitaria. La sua architettura, i suoi decori e le sue funzioni si integrano in un sistema che trascende la mera dimensione abitativa, divenendo uno strumento di comunicazione e legittimazione del potere.