Roma, Sala Umberto
L’ ARTE DELLA TRUFFA
di Augusto Fornari, Toni Fornari, Andrea Maia, Vincenzo Sinopoli
con Biagio Izzo, Carla Ferraro, Roberto Giordano, Ciro Pauciullo, Arduino Speranza, Adele Vitale
scene di Massimo Comune
disegno luci Luigi Raia
musiche di Gruppo SMP
costumi di Federica Calabrese
produzione esecutiva di Giacomo Monda.
produzione AG Spettacoli e Tradizione e Turismo
Regia di Augusto Fornari1
Roma, 15 gennaio 2025
Fino al 2 febbraio 2025, sul palco si consuma “L’Arte della Truffa”, una commedia che mescola con disinvoltura ironia e genialità narrativa, scritta da Augusto Fornari, Toni Fornari, Andrea Maia e Vincenzo Sinopoli, sotto la regia di Augusto Fornari. Il protagonista è Biagio Izzo, maestro del sorriso e del nonsense, affiancato da un cast variegato che comprende Carla Ferraro, Roberto Giordano, Ciro Pauciullo, Arduino Speranza e Adele Vitale. La storia ruota attorno a Gianmario, uomo rigorosamente legato al Vaticano, e a sua moglie Stefania, costretti a convivere con Francesco, fratello di lei e truffatore per vocazione, ora confinato agli arresti domiciliari. Come se l’atmosfera familiare non fosse già abbastanza esplosiva, un disastro economico travolge Gianmario, spingendolo a ingaggiare il cognato per salvare la faccia. L’improbabile alleanza tra il moralista e l’“artista della truffa” dà vita a una serie di situazioni che spingono lo spettatore a domandarsi se il fine giustifichi sempre i mezzi… mentre ride di gusto. Questa commedia è un cocktail ben shakerato di etica, disastri e genialità comica. Biagio Izzo, con il suo sorriso contagioso e la capacità di trasformare anche il silenzio in risata, guida lo spettacolo con una naturalezza disarmante. Il suo Gianmario è una miscela perfetta di umanità e goffaggine, un uomo che si muove con la grazia di un elefante in un negozio di cristalli, ma riesce comunque a far simpatizzare il pubblico.
Carla Ferraro, nel ruolo di Stefania, è la voce della ragione… o almeno ci prova, mentre Francesco, interpretato con verve da Roberto Giordano, è il diavolo tentatore che tutti amiamo odiare. Un elemento che rende lo spettacolo fresco è l’uso della televisione come videocamera, un trucco narrativo che aggiunge modernità e una spruzzata di metateatro. Questo espediente, utilizzato con intelligenza, arricchisce la trama senza appesantirla, rendendo ancora più accattivanti le dinamiche tra i personaggi. E poi ci sono le scenografie di Massimo Comune, che riescono a trasformare il palco in un microcosmo di caos organizzato, una struttura funzionale dove ogni dettaglio ha il suo perché. La musica, firmata dal Gruppo SMP, accompagna il tutto come una colonna sonora cinematografica, sottolineando con eleganza i momenti più comici e quelli più riflessivi.
Il disegno luci di Luigi Raia, invece, sembra avere vita propria, creando atmosfere che passano dal grottesco al romantico con la fluidità di un maestro illusionista. Federica Calabrese si è superata nella creazione dei costumi, che non solo definiscono i personaggi, ma raccontano storie parallele. Gli abiti, colorati e un po’ sopra le righe, sembrano dire: “Ehi, prendiamoci meno sul serio!”, e questo vale sia per i personaggi che per gli spettatori. La regia di Fornari non lascia nulla al caso: il ritmo è serrato, i dialoghi sono una mitragliata di battute e le dinamiche di scena non conoscono momenti di stasi. Anche le ripetizioni di alcuni gesti o battute, che potrebbero sembrare un azzardo, si rivelano una trovata vincente, strappando risate e mantenendo alta l’energia.
Biagio Izzo, col suo volto che è una miniera d’oro di espressività, è l’epicentro di questo terremoto comico. A volte si lascia prendere la mano e si dimentica di guardare il pubblico, ma chi potrebbe biasimarlo? Quando si è così dentro al personaggio, ogni tanto ci si scorda del resto del mondo. Il pubblico, dal canto suo, non si limita a ridere: partecipa, applaude, vive ogni momento con entusiasmo. E non è difficile capire perché: “L’Arte della Truffa” è uno spettacolo che parla a tutti, perché in fondo chi non ha mai dovuto fare i conti con un Francesco nella propria vita? O con un Gianmario, per quella materia? Andare a vedere questo spettacolo non è solo consigliabile, è quasi obbligatorio. E tranquilli, nessuno si sentirà truffato: le risate sono garantite e, per una sera, si può anche mettere da parte l’etica… almeno un po’.