Roma, Teatro dell’ Opera: “Tosca” ( Cast Alternativo )

Roma, Teatro dell’ Opera
“TOSCA”
Melodramma in tre atti

Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
tratto dal dramma omonimo di Victorien Sardou
Musica di Giacomo Puccini
Tosca ANASTASIA BARTOLI

Mario Cavaradossi VINCENZO COSTANZO
Il Barone Scarpia GEVORG HAKOBYAN 
Angelotti  LUCIANO LEONI
Sagrestano  DOMENICO COLAIANNI
Spoletta  SAVERIO FIORE
Sciarrone MARCO SEVERIN
Carceriere ANDREA JIN KEN
Un Pastorello  EMMA MCALEESE 
Direttore Francesco Ivan Ciampa
Maestro del Coro Ciro Visco
Regia  Alessandro Talevi
Scene Adolf Hohenstein
Ricostruite da Carlo Savi
Costumi Adolf Hohenstein
Ricostruiti da Anna Biagiotti
Luci Vinicio Cheli
Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma
con la partecipazione della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma

Allestimento Teatro dell’Opera di Roma
Ricostruzione dell’allestimento storico del 1900
Roma, 17 gennaio 2025
Esattamente 125 anni dopo il suo debutto, avvenuto il 14 gennaio 1900 al Teatro Costanzi, Tosca di Giacomo Puccini torna a illuminare il palcoscenico che la vide nascere. Per celebrare questo anniversario storico, il Teatro dell’Opera di Roma ripropone il celebre capolavoro pucciniano in una versione scenica fedele alla prima assoluta, accuratamente ricostruita nel 2015 grazie alla collaborazione con l’Archivio Storico Ricordi. Dopo il successo delle precedenti rappresentazioni, l’allestimento si rinnova con il cast alternativo, portando sul palco una lettura fresca e appassionata di un’opera che continua a incantare il pubblico, proprio lì dove la sua leggenda ebbe inizio. Francesco Ivan Ciampa ha guidato i complessi orchestrali del Teatro dell’Opera di Roma con un’interpretazione meticolosa e ispirata, capace di cogliere l’essenza più profonda della scrittura pucciniana. La direzione, attenta ai dettagli timbrici e dinamici, ha valorizzato ogni sfumatura della partitura, garantendo una struttura solida e fluida, capace di abbracciare la ricchezza lirica e il vigore drammatico di Tosca. Particolarmente pregevole è stata la gestione delle transizioni dinamiche, equilibrando momenti di sospensione e improvvise esplosioni sonore che hanno amplificato l’intensità teatrale dell’opera. La resa delle sezioni più intime, come il celebre E lucevan le stelle, ha offerto una delicatezza struggente, con archi morbidi e respiri orchestrali che hanno esaltato la drammaticità del testo musicale, mentre i passaggi di maggiore tensione drammatica, come il Te Deum del primo atto, hanno brillato per potenza e precisione, rivelando un controllo assoluto della complessità sonora. Tuttavia, è sembrato mancare un attento dialogo tra buca e cantanti, con un’interazione non sempre calibrata, che ha talvolta smorzato l’equilibrio complessivo tra orchestra e voci. Il Coro del Teatro dell’Opera di Roma, preparato con impeccabile rigore dal Maestro Ciro Visco, ha affiancato l’orchestra con una compattezza e una profondità espressive che hanno ulteriormente arricchito l’esperienza musicale della serata. Anastasia Bartoli interpreta Floria Tosca con una vocalità di grande impatto, caratterizzata da un timbro ambrato e una proiezione sicura. L’esecuzione di Vissi d’arte spicca per una profonda carica emotiva, che esalta il lirismo del personaggio. Tuttavia, nei registri estremi, alcuni acuti risultano forzati, perdendo in rotondità e naturalezza, mentre gli attacchi non sempre precisi rivelano una tecnica che potrebbe beneficiare di maggiore controllo. Pur dimostrando padronanza vocale, alcuni passaggi tra registro medio e acuto potrebbero essere più fluidi, mentre una maggiore varietà dinamica arricchirebbe l’interpretazione. La sua presenza scenica, vibrante e coinvolgente, riesce a trasmettere il pathos del dramma, sebbene ci sia ancora spazio per affinare le sfumature più sottili. Un’interpretazione comunque intensa e promettente, che conferma il talento dell’artista e lascia intravedere ulteriori potenzialità evolutive. Vincenzo Costanzo affronta il ruolo di Mario Cavaradossi con un timbro brunito e una linea di canto generalmente morbida, ma la sua interpretazione risulta spesso penalizzata da una voce poco proiettata, che fatica a riempire lo spazio scenico e a trasmettere appieno l’intensità emotiva richiesta dal personaggio. A ciò si aggiunge un’interpretazione trattenuta, quasi timorosa, che limita la dimensione drammatica della performance, rendendo l’esecuzione corretta ma priva del necessario slancio e della forza emotiva che caratterizzano Cavaradossi. Tuttavia, il terzo atto offre un momento di riscatto con E lucevan le stelle, dove il cantante dimostra un notevole recupero performativo, mettendo in evidenza una musicalità più solida e un’interpretazione più carica di pathos. La gestione del legato è apparsa più fluida, con una linea vocale sostenuta e acuti squillanti che restituiscono intensità emotiva. Sebbene il passaggio tra registro medio e acuto rimanga migliorabile, così come l’uso delle dinamiche e delle mezze voci, questa prova dimostra il potenziale espressivo di Costanzo, capace di momenti di autentica suggestione lirica e drammatica. Gevorg Hakobyan offre un’interpretazione di Scarpia che, pur rivelando alcune potenzialità, manca dell’autorevolezza vocale e scenica necessarie per dare pieno spessore al personaggio. La sua voce baritonale, caratterizzata da un timbro non sempre corposo e ricco, appare talvolta priva di quella profondità e risonanza che conferiscono imponenza al ruolo. La proiezione, insufficiente in diversi passaggi, limita la capacità della voce di emergere con forza sul tessuto orchestrale, mentre il fraseggio, spesso privo di raffinatezza e sfumature, non riesce a restituire la complessità psicologica e la minaccia sottesa al personaggio di Scarpia. Dal punto di vista attoriale, la sua gestualità e interazione scenica risultano meccaniche e poco incisive, incapaci di trasmettere il carisma autoritario e l’intensità drammatica richiesti dal ruolo. Questa combinazione di fragilità nella presenza vocale e scenica rende l’interpretazione poco convincente, privando il personaggio dell’impatto e del magnetismo necessari per dominare la scena. Di grande spessore l’intera compagnia di canto: Domenico Colaianni ha reso un Sagrestano spigliato e vocalmente preciso; Luciano Angeloni ha offerto un Angelotti eroico e incisivo; Saverio Fiore e Marco Severin hanno brillato nei ruoli comprimari di Spoletta e Sciarrone, fondamentali per la tensione drammatica. Andrea Jin Chen e Emma McAleese hanno completato il cast con sobrietà e freschezza, arricchendo l’opera con dettagli interpretativi pregevoli. Pur in presenza di alcune incertezze vocali di rilievo, l’accoglienza del pubblico si è rivelata calorosa e vibrante, con prolungati applausi e un’intensa partecipazione emotiva che hanno suggellato il trionfo di una serata consacrata a uno dei capolavori più amati e venerati del grande repertorio operistico. Photocredit Fabrizio Sansoni