Venezia, Teatro Malibran, Stagione Sinfonica 2024-2035
Orchestra del Teatro La Fenice
Direttore Christian Arming
Musiche di Johann Strauss figlio e Richard Strauss
Venezia, 5 gennaio 2025
Diffusosi a Vienna – come nelle altre capitali austroungariche ed europee – a partire dagli ultimi decenni del XVIII secolo, il valzer divenne il protagonista indiscusso, quanto alla musica da ballo, nel secolo successivo. Nei palazzi e nei caffè imperiali si ballava il valzer, fino a quando la guerra, scoppiata nel 1914, non pose fine, in modo apparentemente inaspettato, alla spensieratezza e all’edonismo della vita mondana di allora. Una particolarità del valzer viennese è quella di non rispettare esattamente il canonico tempo di tre quarti, anticipando nonché prolungando il secondo quarto e, dunque, ritardando il terzo: ne risulta la sensazione che la melodia si libri nell’aria con una leggerezza pari all’eleganza. Il che poi è l’anima di questa nobile danza, su cui Johann Strauss figlio basò tante composizioni famose, meritandosi l’appellativo di Walzerkönig (Re del valzer). Ampiamente dedicato ai valzer del più noto rampollo della famiglia Strauss era il concerto diretto da Christian Arming, viennese ed erede della più genuina tradizione musicale legata a questa danza, che è uno dei simboli più prestigiosi della Capitale asburgica. Sotto la sua sapiente bacchetta l’Orchestra della Fenice, più che mai in forma, ha affrontato con straordinaria duttilità un repertorio che, aperto dall’ouverture della Fledermaus, coniugava ai valzer più famosi, alcune marce e polche dell’autore viennese. Composizioni, in qualche modo, celebrative del buon tempo antico, seppure – in molti casi – non prive di nostalgia per l’Austria felix e percorse da qualche presagio della fine. Una Finis Austriae, che Richard Strauss e Hugo von Hofmannsthal avvertirono con struggente malinconia come testimonia il Rosenkavalier – di cui si è ascoltata nel corso della serata la Suite per orchestra op. 59 –, ambientato durante il primo regno di Maria Teresa, ma in realtà espressione dell’inquieta Vienna di Francesco Giuseppe, ormai prossima ad un tragico epilogo. Veramente godibile questa rassegna di brani, che avrebbero potuto costituire il programma di un Neujahrskonzert a Vienna e che segna, se ce fosse ancora bisogno, la fine di presunte quanto assurde polemiche tra Fenice e Musikverein all’insegna dell’universalità della musica, che deve affratellare anziché dividere, soprattutto quando viene eseguita da artisti che ne colgono l’essenza, anche attraverso il dominio della forma. È il caso, come si è detto, del maestro Arming, che ha saputo guidare, con gesto autorevole e minuzioso – a sottolineare con amorevole cura ogni sfumatura, ogni accento – l’Orchestra della Fenice: dalla gaia e nostalgica ouverture della Fledermaus – dove l’oboe ha brillato nel suo languido assolo – alle tre briose polche (Éljen a Magyar!; Pizzicato Polka; Tritsch-Tratsch Polka); dall’esotica Egyptischer-Marsch ai valzer (Wein, Weib und Gesang!; Rosen aus dem Süden; Wiener Blut; Kaiser-Walzer), alla Suite da Der Rosenkavalier – composta da Richard Strauss alla fine della Seconda Guerra mondiale, nel 1945 –, che riunisce vari spunti musicali dell’opera, tra cui i valzer, particolarmente interessanti per la loro veste armonica, che conferisce ad essi un valore simbolico-evocativo, compreso il “mozartiano” valzerino della colazione, che presenta a un certo punto alcune dissonanze – aspre sonorità dall’effetto straniante – di gusto assolutamente primo-novecentesco. Reiterati applausi, a fine serata, ad omaggiare il direttore e l’orchestra. Due “canonici” fuoriprogramma: An der schönen blauen Donau e Radetzky-Marsch con l’immancabile coinvolgimento del pubblico.