Verona, Teatro Filarmonico: “Falstaff” di Salieri

Verona, Teatro Filarmonico, Stagione Lirica 2025
“FALSTAFF”
Opera comica in due atti su libretto di Carlo Prospero Defranceschi                  Musica di Antonio Salieri
Sir John Falstaff GIULIO MASTROTOTARO

Mrs. Ford GILDA FIUME
Mr. Ford MARCO CIAPONI
Mr. Slender MICHELE PATTI
Mrs. Slender LAURA VERRECCHIA
Bardolf ROMANO DAL ZOVO
Betty ELEONORA BELLOCCI
Orchestra e Coro della Fondazione Arena di Verona
Direttore Francesco Ommassini
Maestro del Coro Roberto Gabbiani          
Regia e costumi Paolo Valerio                                                                     
Scene e projection design Ezio Antonelli
Luci Claudio Schmid
Responsabile movimenti mimici Daniela Schiavone                                      Nu
ova produzione di Fondazione Arena di Verona                                      Omaggio all’evento inaugurale del 1975
Verona, 19 gennaio 2025                                                                                    Il Filarmonico celebra i cinquant’anni dalla riapertura agli spettacoli (era rimasto chiuso per tre decenni dopo la devastazione dei bombardamenti alleati su Verona nel 1945); la scelta è ricaduta sullo stesso titolo che inaugurò il teatro ricostruito, quel Falstaff di Antonio Salieri firmato allora da Vera Bertinetti e Antonio Valenti, la direzione d’orchestra di Umberto Cattini e le voci di Angelo Romero, Wilma Vernocchi, Eleonora Jankovic e Lajos Kozma. Ispirato alla commedia The Merry Wives of Windsor di Shakespeare, che poco meno di un secolo dopo affascinerà anche Verdi per il suo ultimo lavoro teatrale, narra le vicende del cavaliere dedito all’arte del mangiar bene e bere molto ma soprattutto ad ordire tresche amorose dalle quali esce sempre e comunque scornato. Il libretto di De Franceschi tende a sfoltire situazioni e personaggi presenti nell’originale, offrendo così a Salieri la possibilità di approfondire i singoli ruoli evidenziandone talvolta anche le sfaccettature più umane e delicate. Caricatura grottesca di Don Giovanni, Sir John viene descritto come un maldestro seduttore, insolente ubriacone, tinozza ambulante, uno sgangherato libertino che viene dapprima beffato, poi punito ed addirittura umiliato pubblicamente. L’acqua, il bastone ed il fuoco sono i tre elementi castigatori e difensori dell’ordine sociale basato sul sacro vincolo del matrimonio, a danno dello sciocco pancione che osa sfidare il rigido e schematico ordine borghese; in questa direzione muove la regìa di Paolo Valerio, tesa a cercare il lato buono del pingue cavaliere, quasi concedendo le attenuanti alle sue aspirazioni amorose e sociali, mettendo allo stesso tempo in evidenza le ossessioni di una società conformista. Sir John Falstaff sfida un destino beffardo, resistendo con eroica tenacia agli eventi avversi, non arrendendosi mai poiché abbandonarsi ai sogni e alle passioni è proprio del genere umano.  I costumi, sempre a firma di Valerio, sono funzionali e di buon impatto visivo come anche le scene di Ezio Antonelli (coadiuvate da videoproiezioni di scorci veneziani, quasi un richiamo alla figura di Giacomo Casanova) e le luci di Claudio Schmid, in un’ambientazione comunque di stampo tradizionale anche se più conforme all’epoca di Salieri che a quella di Shakespeare. Sul piano musicale lo spettacolo si giova dell’edizione critica di Elena Biggi Parodi per Casa Ricordi, in prima esecuzione. Nel ruolo eponimo Giulio Mastrototaro si destreggia con padronanza nella tessitura mista (baritonale e bassa) con fraseggio generoso e facilità nei veloci sillabati; dotato di un timbro vocale pieno e sonoro, il suo personaggio convince anche scenicamente. Non gli è da meno Michele Patti, Slender, al quale Salieri affida una cantabilità più nobile e distesa, resa con efficacia vocale e scenica e ben contrapposta a quella del protagonista. Non va dimenticato che all’epoca della composizione di Falstaff i registri di basso e baritono non erano ancora differenziati e la scrittura vocale del basso si spingeva spesso in zona acuta. Gilda Fiume non è una novità per Verona; interprete di grande temperamento e di indiscussa musicalità, la sua Mr. Ford pur muovendo nell’ambito di una vocalità centrale offre una varietà di dinamiche unite ad un bel fraseggio, affascinante e di gusto, così come Mistress Slender, Laura Verrecchia, la cui parte non riserva grandi pagine ma che ha il suo momento topico in Vendetta, sì vendetta risolta con gradevole musicalità. Molto bene anche Marco Ciaponi, brillante Ford adeguatamente calato nel ruolo e convincente nei panni del marito geloso e tormentato dai dubbi sulla fedeltà della consorte; gratificato da belle pagine, le ripaga con invidiabile linea vocale di bel colore. Completano il cast Romano Dal Zovo, un buon Bardolf che ci ricorda il dapontiano Leporello, ed Eleonora Bellocci quale Betty la cui tessitura acuta e disseminata di si bemolle acuti la vede spesso emergere nei concertati; entrambi bravi pur nell’esiguità del loro ruolo. La partitura di Salieri, ottimale ai gusti del tempo pur non trattandosi di un capolavoro, ha trovato nella concertazione di Francesco Ommassini un buon risultato di mestiere, attento alle necessità dei cantanti e all’equilibrio tra buca e palcoscenico: dopo la sinfonia staccata con tempo vivace, il resto dell’opera si è mantenuto su livelli più prudenti ma sempre assecondati brillantemente dall’ottima orchestra della Fondazione Arena. Bene anche il coro, finalmente udibile essendo posizionato in avanti ed agevolato dai periatti presenti in scena. Possiamo raccontare dunque di un felice ritorno di Salieri a Verona, nel 200° anniversario della morte, e di una degna celebrazione dei cinquant’anni di spettacoli lirici al Filarmonico, salutata dai consensi del numeroso pubblico presente. Repliche il 22, 24 e 26 gennaio. Foto Ennevi per Fondazione Arena.