Firenze, Maggio Musicale Fiorentino, Stagione 2024/2025
“RIGOLETTO”
Melodramma in tre atti su Libretto di Francesco Maria Piave, dal dramma “Le Roi s’amuse” di Victor Hugo.
Musica di Giuseppe Verdi
Il Duca di Mantova CELSO ALBELO
Rigoletto DANIEL LUIS DE VICENTE
Gilda OLGA PERETYATKO
Sparafucile ALESSIO CACCIAMANI
Maddalena ELEONORA FILIPPONI
Giovanna JANETKA HOSCO
Il Conte di Monterone MANUEL FUENTES
Marullo YURII STRAKHOV
Matteo Borsa DANIELE FALCONE
Il conte di Ceprano HUIGANG LIU
La contessa di Ceprano LETIZIA BERTOLDI
Usciere di corte EGIDIO MASSIMO NACCARATO
Paggio della Duchessa ALOISIA DE NARDIS
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Direttore Stefano Ranzani
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Regia Davide Livermore ripresa da Stefania Grazioli
Scene Giò Forma
Costumi Gianluca Falaschi ripresi da Gian Maria Sposito
Luci Antonino Castro riprese da Fabio Rossi
Proiezioni D-Wok
Assistente movimenti coreografici Elena Barsotti
Firenze, 16 febbraio 2025
Il Rigoletto, per la regia di Davide Livermore (ripresa da Stefania Grazioli) e la direzione di Stefano Ranzani, non poteva esimersi dal riflettere sul concetto di estetica del brutto di cui, già dal XIX secolo, si percepisce l’eco vibrante. Si afferma che il vero deve prevalere sul bello, ma nello stesso tempo resta il desiderio – pur di fronte a certe ‘deformità’ come quella fisica del buffone di Corte (Rigoletto) – del ritorno alla bellezza. Iniziando da una percezione più ampia dello spettacolo, non si può tacere sulla lettura ‘anticonformista’ che richiede curiosità ed impegno per decifrare la regia e l’interpretazione di certi aspetti bifronti che convivono nell’opera ed elementi comici-tragici che ne rappresentano alcuni exempla. Sia all’inizio che alla fine colpisce, sul fondale del sipario, la scritta FOLLOW YOUR DREAMS che lascia intuire una lettura onirica dell’opera ove ogni personaggio prende vita attraversando diversi stati d’animo. Al pubblico, in un rimando di luci-ombre, il compito di decrittare quanto accade, consapevole del rischio di rimanere intrappolato nella grande macchina dello spettacolo in cui interagisce la varietà dei linguaggi artistici. La narrazione dell’opera – grazie ad ambientazioni e proiezioni di immagini diverse – permette allo spettatore di viaggiare nel tempo. Pur percependo gli eventi in un rapporto consequenziale – grazie alla ricchezza della partitura, all’uso del flashback, scene, luci e costumi in sintonia con la regia – la scorrevolezza del tempo (a tratti anche lancinante) lascia spazio a un tempo diventato umano. Non manca l’elemento della sorpresa come nella Scena ultima (Atto III), mentre sullo sfondo passano carrozze della metropolitana, Gilda canta indietreggiando, influenzando i pensieri del pubblico sul piano temporale e della memoria. Si poteva rileggere una frase di Verdi indirizzata al drammaturgo Antonio
Somma: «Vi sono [in Rigoletto] posizioni potentissime, varietà, brio, patetico: tutte le peripezie nascono dal personaggio leggero, libertino del Duca, da questo i timori di Rigoletto, la passione di Gilda ecc. ecc., che formano molti punti drammatici eccellenti, e fra gli altri la scena del quartetto, che in quanto ad effetto sarà sempre una delle migliori che vanti il nostro teatro». Entrando in medias res, basta ascoltare il Preludio (Andante sostenuto) in do minore (sezione degli ottoni, fagotti e timpani) per intuire l’imminenza di un evento sinistro. In particolare la nota DO (I tromba e I Trombone con semiminima con doppio punto e semicroma, ma anche nelle successive versioni variate, è germe di qualcosa in nuce che ben presto assumerà forma e concretezza. Essa è talmente significativa da dare vita non solo alla frase della maledizione di Monterone nei confronti di Rigoletto: «Quel vecchio maledivami», ma anche ad una serie di episodi molto significativi come, per esempio, nell’ Allegro con brio in cui cinque personaggi ed il coro intonano sottovoce “Vendetta del pazzo” cui si uniscono in pp oboi, clarinetti e violini I, costituendo la nota iniziale dei vari ingressi dei cantanti. In una lettura più trasversale lo stesso DO (nota
fondamentale, tonica di do minore), oltre che generatore di altri suoni, sottolinea che tutto nasce dal basso. Pertanto la stessa ambientazione iniziale (anche alla fine) nelle viscere della terra trova una certa corrispondenza. Ma se il Preludio costituisce il microcosmo (corte, città di Mantova) con la traduzione sonora del pericolo, dolore, inganno, ecc. assistere al resto dell’opera è stato un percepire: «Un infelice padre che piange l’onore tolto alla sua figlia, deriso da un buffone di corte che il padre maledice, e questa maledizione coglie in una maniera spaventosa il buffone, mi sembra morale e grande, al sommo grande» (1850: Verdi a Piave). Il baritono Daniel Luis De Vicente impersona Rigoletto: una bella, pastosa e vibrante voce verdiana, autentico primus inter pares nel cast, mentre nel ruolo di Gilda il soprano Olga Peretyatko tratteggia la freschezza della giovinezza, evidenzia una bella musicalità e la vocalità del soprano di coloratura ma, negli insiemi, l’evoluzione vocale appare meno definita. Ad interpretare il Duca di Mantova la piacevole voce tenorile di Celso Albelo che riesce ad ottenere in progress i migliori risultati. Questa o quella per me pari sono” offre l’opportunità di sottolineare la ‘varietà’, pur con qualche azione conciliante nella scelta
dei tempi, della positiva concertazione e direzione da parte di Stefano Ranzani nel dettare i buoni rapporti tra orchestra e solisti, oltre alle belle e curate sonorità del coro preparato da Lorenzo Fratini. Grazie ad un’efficace direzione di Ranzani e alla bella duttilità e professionalità dell’orchestra si è percepito il giusto equilibrio di una partitura non facile da interpretare in cui sia il melos che gli accompagnamenti, pur non essendo ‘pari’, esigono giusta considerazione. Nella conclusione drammatica in cui Sparafucile consegna a Rigoletto in un sacco il corpo della figlia prendendo atto dell’avvenuta profezia da parte di Monterone (Ah, la maledizione!) brani come È il sol dell’anima, Tutte le feste al tempio e, più in particolare il quartetto Bella figlia dell’amore, hanno riscosso successo con ripetuti applausi ‘addolcendo’ gli animi più sensibili ed evidenziando così l’interesse per uno dei capolavori verdiani più amati.
Firenze, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino: “Rigoletto”
