Napoli, Teatro di San Carlo: “Romeo et Juliette”

Napoli, Teatro di San Carlo, Stagione d’opera e danza 2024/25
“ROMÉO ET JULIETTE”
Opera in cinque atti su libretto di Jules Barbier e Michel Carré

Musica di Charles Gounod
Juliette NADINE SIERRA

Roméo JAVIER CAMARENA
Frère Laurent GIANLUCA BURATTO
Mercutio ALESSIO ARDUINI
Stéphano CATERINA PIVA
Capulet MARK KURMANBAYEV
Tybalt MARCO CIAPONI
Gertrude ANNUNZIATA VESTRI
Le duc de Vérone YUNHO KIM
Pâris ANTIMO DELL’OMO
Benvolio SUN TIANXUEFEI
Grégorio MAURIZIO BOVE
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Direttore Sesto Quatrini
Maestro del Coro Fabrizio Cassi
Regia Giorgia Guerra
Scene Federica Parolini
Costumi Lorena Marín
Luci Fiammetta Baldiserri
Video Imaginarium Studio
Produzione di ABAO Bilbao Opera, Ópera de Oviedo

Napoli, 18 febbraio 2025
Per la prima volta, al San Carlo, arriva Roméo et Juliette di Charles Gounod. Rappresentata, per la prima volta, al Théâtre-Lyrique nel 1867, è un’opera estremamente interessante, determinata da «novità» strutturali, come la presenza di vari duetti d’amore e l’inserimento di un prologo con il coro, che ha la funzione di introdurre l’ascoltatore ai fatti del celebre soggetto shakespeariano. Innovazioni che si affiancano a elementi tipici del grand-opéra: il soggetto a sfondo storico, l’impiego strutturale di masse corali e la presenza delle danze, inserite in modo esteso nell’edizione del 1888. La regia di Giorgia Guerra, benché determinata da elementi esteticamente contemporanei (come il frequente ricorso a video-proiezioni), riesce perfettamente a «restituire» la vicenda shakespeariana, e ciò avviene conducendo a estreme conseguenze elementi narrativi già caratterizzanti l’opera di Gounod: la regista sottrae la drammatica storia di amore e morte alla cornice storica originaria (la Verona dei Montecchi e dei Capuleti), innestando i fatti in un quadro scenico caratterizzato soltanto dalla presenza di un torrione, stretto e angusto, collocato al centro delle scene, ideate da Federica Parolini e romanticamente illuminate da Fiammetta Baldiserri. Una struttura che assume un’estrema potenza comunicativa, perché contribuisce a caratterizzare drammaticamente i due protagonisti: è lo spazio in cui i due si amano carnalmente per la prima volta ed è lo spazio in cui decidono di mettere fine ai loro giorni. È un progetto registico fatto soprattutto di contrasti visivi evocativi e «simbolici»: a volte, l’azione viene demandata a interessanti video-proiezioni (di Imaginarium Studio), determinate da immagini «coloristiche»: sovrapposizioni e scontri di «macchie» di colori, rosso e blu: movimenti rappresentanti il tema della rivalità tra le due famiglie. Alla caratterizzazione teatrale dei due protagonisti, alla febbrile tragicità dei sentimenti, alla disperazione totale ed estrema, alla pienezza della vita, dell’amore e della morte, si pongono in netto contrasto la severità e la metaforica staticità delle masse corali dei due gruppi familiari rivali, Montecchi e Capuleti. In questa rappresentazione, il balletto è assente, ed è stato sostituito da stilizzati movimenti danzati, utili a conferire brillantezza scenica. Alla testa dell’Orchestra del San Carlo, Sesto Quatrini. Offre una lettura «espressiva» della scrittura strumentale: ad essa, viene affidato il compito di contribuire attivamente alla caratterizzazione della tensione amorosa dei protagonisti. Il discorso strumentale riesce a rievocare e a restituire la «complessità psicologica» del materiale narrativo shakespeariano e del linguaggio poetico dei due librettisti, Jules Barbier e Michel Carré. Emergono un sentimentalismo appassionato, un’appropriata risoluzione dei momenti di acme emotivo, un andamento «erotico» e sensuale delle frasi melodiche. La determinazione dell’atmosfera «drammaticamente romantica» dell’opera avviene attraverso vari elementi: la brillantezza delle scene galanti (come la festa dell’atto primo), la delicatezza del flauto (attraverso cui viene restituito il canto fatale degli uccelli) e il ricorso a un’energia fortemente espressiva (ravvisabile nell’ouverture del prologo). Nel ruolo della protagonista, Nadine Sierra. Il soprano riesce a garantire alla sua Juliette un comportamento drammatico perfetto, contrassegnato da flessibilità e varietà emotive: riesce a restituire un atteggiamento estroso e «leggero», ravvisabile nella virtuosistica aria in forma di valzer Je veux vivre dans le rêve (atto primo): il materiale vocale, vivace e brillante, non resta ancorato a una lettura meramente «acrobatica» della pagina, ma viene adoperato per rafforzare la caratterizzazione teatrale del personaggio. Colpiscono la morbidezza e la ricchezza della voce, che acquista robustezza e che viene condotta verso tinte drammatiche quando l’azione lo domanda, come accade nell’aria del quarto atto Amour, ranime mon courage. Parimenti ottimo il tenore Javier Camarena, che presta al suo Roméo un temperamento estremamente febbrile: la condotta aristocratica del declamato, gli accenti vigorosi, la pienezza vocale e l’agitazione emotiva ed espressiva restituiscono un ritratto variegato, psicologicamente complesso del giovane. Un linguaggio a tratti sognante e, quando occorre, colmo di pathos vanno a comporre la natura «dualistica» del suo sentimento amoroso, irrimediabilmente agganciato al trasporto erotico e a una disperazione appropriatamente espressa.
Tutto ciò è ravvisabile nell’emozionante cavatina dell’atto secondo Ah, lève-toi, soleil! e nel duetto con Juliette Va! Je t’ai pardonné (atto quarto). Mercutio è, invece, interpretato da Alessio Arduini. Il baritono, con raffinata e suggestiva espressività, riesce appropriatamente a risolvere la ballade dell’atto primo (Mab, la reine des mensonges), affrontando con spigliatezza interpretativa anche l’energico acme scenico dei duelli, in cui Roméo ferisce mortalmente Tybalt, interpretato dal tenore Marco Ciaponi che garantisce al personaggio un valoroso temperamento. Frère Laurent è interpretato da Gianluca Buratto. Il basso adopera teatralmente la voce, grave e scurissima, per contribuire alla caratterizzazione del clima religioso in cui il soggetto shakespeariano è immerso. Ottimo anche il mezzosoprano en travesti Caterina Piva che dà corpo e voce a Stéphano, paggio di Roméo, offrendo una deliziosa interpretazione della chanson Que fais-tu, blanche tourterelle (atto terzo), che consente alla cantante di sfoggiare le sue notevoli abilità virtuosistiche. Nel ruolo di Capulet, l’ottimo Mark Kurmanbayev: il basso offre un ritratto «affettivo» del padre di Juliette, tra severità ed estremo dolore, ottenuto attraverso tinte brillanti e un’abilità nell’affrontare correttamente le zone acute della scrittura vocale. Completano il cast, avvolto peraltro nei raffinati costumi «storici» di Lorena Marín: Annunziata Vestri (Gertrude), Yunho Kim (Le duc de Vérone), Antimo Dell’Omo (Pâris), Sun Tianxuefei (Benvolio), Maurizio Bove (Grégorio). Estremamente notevoli anche gli interventi del coro, drammaticamente fondamentale, preparato da Fabrizio Cassi. In definitiva, un progetto operistico dal carattere contemporaneo accolto entusiasticamente dal pubblico napoletano. Foto Luciano Romano