Roma, Castel Sant’Angelo: “L’Arte dei Papi”

Roma, Castel Sant’Angelo
L’ARTE DEI PAPI
Curata da Arnaldo Colasanti con la collaborazione di Annamaria Bava
Roma, 20 febbraio 2025
La dimensione artistica della committenza pontificia costituisce uno dei nodi centrali nella costruzione dell’immaginario visivo della Chiesa cattolica, definendo un perimetro estetico e teologico che ha contribuito alla sedimentazione di un linguaggio pittorico dal forte valore persuasivo. La mostra L’Arte dei Papi, ospitata nelle sale di Castel Sant’Angelo fino al 31 agosto 2025, si configura come un’indagine sul rapporto tra iconografia sacra e potere ecclesiastico, analizzando attraverso il filtro della storia dell’arte il ruolo dell’immagine come veicolo di legittimazione e strumento di diffusione dei valori cristiani. Non si tratta di una semplice esposizione di capolavori, bensì di un percorso curatoriale che riflette sull’evoluzione dell’estetica religiosa e sul ruolo dell’arte nella catechesi visiva, in particolare nell’epoca della Controriforma. L’organizzazione tematica della mostra permette di cogliere il processo attraverso il quale il mecenatismo papale ha reso la rappresentazione della fede un potente strumento comunicativo, capace di suscitare pathos e coinvolgimento emotivo nel fruitore. Dalla celebrazione dell’infanzia sacra alla rappresentazione della Madonna nella sua dimensione di Mater Dolorosa, fino alla costruzione del paradigma iconografico della santità, il percorso espositivo si sviluppa come un’indagine visiva sulla funzione didattico-religiosa della pittura. Attraverso una selezione di opere di maestri del calibro di Perugino, Barocci, Andrea del Sarto e Annibale Carracci, L’Arte dei Papi esplora la declinazione formale dei principali dogmi della Chiesa in immagini di straordinaria potenza evocativa. L’uso sapiente della luce, la ricerca della simmetria nella composizione e la teatralità della gestualità sacra sono elementi centrali di una poetica che trova nel naturalismo tardo-rinascimentale e nel dinamismo barocco due dei suoi punti di massima espressione. La mostra si distingue, inoltre, per il suo approccio interdisciplinare, che intreccia la storia dell’arte con gli studi di iconologia warburghiana e con le più recenti ricerche sulla semantica della visione nel contesto della cultura figurativa cristiana. Uno degli aspetti più rilevanti dell’esposizione è il dialogo tra opere di epoche diverse, che consente di evidenziare il progressivo mutamento della rappresentazione del sacro e l’adattamento della pittura ai nuovi modelli devozionali. L’Adorazione del Bambino con San Girolamo e San Francesco di Giovanni Gerolamo Savoldo, ad esempio, mostra una sintesi tra il rigore prospettico quattrocentesco e la nuova sensibilità luministica del Cinquecento, mentre la Madonna con il Bambino, San Giuseppe e San Pietro Martire di Andrea del Sarto evidenzia l’ibridazione tra la lezione leonardesca e le influenze della scuola veneziana. Il percorso si arricchisce ulteriormente grazie a una selezione di ritratti papali, nei quali l’autorità religiosa viene trasposta in forme che oscillano tra il solenne e il carismatico. I ritratti dei pontefici non sono mai meri esercizi di stile, ma strumenti attraverso cui la Chiesa ha costruito la propria immagine pubblica, rafforzando il concetto di continuità apostolica e consolidando un’identità iconografica ben riconoscibile. La funzione propagandistica di questi dipinti diventa evidente soprattutto in epoca barocca, quando l’uso del chiaroscuro e della prospettiva accentuata amplifica il senso di teatralità e di monumentalità dell’effigie papale. Oltre alla pittura storica, la mostra si apre anche a incursioni nel contemporaneo, sottolineando come la riflessione sulla spiritualità e sulla rappresentazione del divino sia ancora oggi un tema di grande interesse per gli artisti. Le opere di Bruno Ceccobelli, Giuseppe Salvatori, Luigi Stoisa e Giorgio Di Giorgio propongono una rilettura della tradizione iconografica cristiana alla luce delle nuove tendenze artistiche, dimostrando che il sacro, pur mutando linguaggio, continua a esercitare un forte fascino sulla sensibilità estetica contemporanea. Uno degli obiettivi principali di L’Arte dei Papi è quello di valorizzare il patrimonio nascosto dei depositi museali, restituendo al pubblico opere raramente esposte e spesso sconosciute ai più. Grazie alla collaborazione con istituzioni come le Gallerie Nazionali di Arte Antica, la Galleria Nazionale dell’Umbria e i Musei Reali di Torino, la mostra si fa promotrice di un progetto di riscoperta che mira a colmare il divario tra la conservazione e la fruizione del patrimonio artistico. Curata da Arnaldo Colasanti con la collaborazione di Annamaria Bava, L’Arte dei Papi rappresenta un’opportunità per approfondire il legame tra estetica, teologia e storia della cultura visuale. La riflessione sulla costruzione dell’iconografia papale e sulla funzione dell’arte nella trasmissione dei valori ecclesiastici non si limita a una semplice lettura stilistica delle opere, ma si inserisce in una più ampia indagine sulle strategie di comunicazione visiva della Chiesa nel corso dei secoli. In questo senso, la mostra non è solo un’occasione per ammirare capolavori, ma un invito a interrogarsi sul potere della rappresentazione e sul ruolo che l’arte ha avuto – e continua ad avere – nella costruzione dell’identità culturale occidentale.