Roma, Musei Capitolini
I FARNESE NELLA ROMA DEL CINQUECENTO
a cura di Claudio Parisi Presicce e Chiara Rabbi Bernard
promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
organizzata da Zètema Progetto Cultura
in collaborazione con Civita Mostre e Musei
Roma, 11 Febbraio 2025
L’arte del collezionismo nel Rinascimento non fu solo un atto di mecenatismo, ma anche un raffinato strumento di affermazione politica e culturale. Tra le famiglie che fecero della raccolta d’arte un emblema di potere e prestigio, i Farnese occupano un posto di assoluta preminenza. La mostra “I Farnese nella Roma del Cinquecento. Origini e fortuna di una Collezione”, ospitata nei Musei Capitolini fino al 18 maggio 2025, si propone di ricomporre idealmente una delle più straordinarie raccolte di antichità e capolavori rinascimentali, ponendo l’accento sul legame indissolubile tra arte, politica e memoria storica. L’esposizione non è un mero assemblaggio di opere d’arte, ma un progetto di ricostruzione filologica che restituisce l’evoluzione della collezione farnesiana nel contesto della Roma del Cinquecento. Il percorso espositivo, sviluppato attraverso un rigoroso impianto scientifico, ricostruisce il momento di massimo splendore della raccolta, a partire dall’iniziativa di Alessandro Farnese, divenuto papa con il nome di Paolo III nel 1534. Il pontefice comprese l’importanza della cultura classica nel processo di legittimazione del potere e, attraverso un’operazione sistematica di acquisizione, trasformò il patrimonio artistico della famiglia in un vero e proprio manifesto politico e intellettuale. L’obiettivo non era solo quello di raccogliere opere di eccezionale valore, ma di farne un corpus coerente, capace di riaffermare la continuità tra la Roma imperiale e il nuovo primato della Chiesa.
Uno degli aspetti più rilevanti della mostra riguarda la relazione tra la collezione e la città. La famiglia Farnese non si limitò a raccogliere e conservare, ma intervenne direttamente nella configurazione dello spazio urbano. La mostra si apre infatti con una sezione dedicata alle trasformazioni architettoniche promosse da Paolo III, dalla nuova sistemazione del Campidoglio, affidata a Michelangelo, alla collocazione della statua equestre di Marco Aurelio, trasferita nel 1538 dalla Basilica di San Giovanni in Laterano alla piazza capitolina. Tali interventi non furono semplici operazioni estetiche, ma strategie di consolidamento del prestigio papale, in cui l’arte e l’antichità erano elementi cardine di un progetto di affermazione politica. La raccolta antiquaria farnesiana si distinse per la qualità e la quantità delle opere, molte delle quali furono trasferite nel Palazzo Farnese , trasformato progressivamente in un museo ante litteram. La mostra ne rievoca la ricchezza attraverso riproduzioni, bozzetti e disegni che testimoniano la presenza originaria di celebri sculture, come l’”Ercole Farnese”, il “Toro Farnese” e la “Flora Farnese”, rinvenute nelle Terme di Caracalla e successivamente trasferite a Napoli.
L’esposizione offre al pubblico l’opportunità di ammirare copie e studi preparatori di queste opere, tra cui spiccano due magnifici disegni di Hendrick Goltzius e un raffinato bronzetto di Pietro da Barga, che documentano l’interesse per la statuaria classica e la sua influenza sulla cultura figurativa dell’epoca. Il cuore della mostra è costituito dai dipinti e dagli affreschi che decoravano gli ambienti più rappresentativi della residenza farnesiana. La “Galleria dei Carracci”, capolavoro della pittura manierista, è rievocata attraverso una selezione di disegni preparatori che permettono di ricostruire la genesi di uno dei cicli decorativi più celebri della storia dell’arte. Tra le opere pittoriche più rilevanti si segnalano la “Madonna del Divino Amore” di Raffaello, il cui splendore cromatico emerge con straordinaria intensità grazie a un attento studio dell’illuminazione, e il “Ritratto di Paolo III con il camauro” di Tiziano, in cui l’abilità ritrattistica del maestro veneziano restituisce con straordinaria acutezza psicologica la personalità del pontefice. Un altro aspetto fondamentale dell’esposizione riguarda il ruolo di Fulvio Orsini, erudito e antiquario che curò la collezione farnesiana con uno spirito filologico e colto, conferendole un valore non solo artistico, ma anche documentario.
La sua influenza emerge chiaramente nella selezione di manoscritti, gemme e monete, che testimoniano la volontà di rendere la raccolta un centro di sapere e non solo di prestigio. Tra i pezzi più pregiati figurano il celebre “Libro d’Ore” miniato da Giulio Clovio un capolavoro della miniatura rinascimentale, e la sontuosa “Cassetta Farnese”, straordinario esempio di oreficeria manierista. L’allestimento è studiato per restituire l’atmosfera delle sale farnesiane senza ricorrere a una mera ricostruzione scenografica, ma attraverso un linguaggio espositivo raffinato e coerente con la natura della collezione. Le opere sono disposte secondo un criterio di equilibrio e armonia, con fondali nei toni del blu e dell’azzurro, modulati in diverse intensità tra arcate e nicchie, creando una profondità visiva che esalta la monumentalità delle sculture e la preziosità dei dipinti. L’illuminazione, calibrata con estrema attenzione, amplifica la tridimensionalità delle opere e restituisce al pubblico un’esperienza estetica coinvolgente e immersiva.
La mostra non è solo un’occasione per ammirare opere straordinarie, ma anche un invito a riflettere sulla funzione del collezionismo nella costruzione delle identità culturali. La collezione Farnese non fu mai un semplice accumulo di oggetti preziosi, ma un organismo vivo, in cui ogni opera trovava una collocazione strategica all’interno di un progetto più ampio di affermazione del potere. L’esposizione riesce a trasmettere questa visione con un linguaggio museografico che coniuga rigore storico e suggestione estetica, evitando ogni artificio scenografico e privilegiando un approccio di ricostruzione intellettuale. Attraverso un equilibrio sapiente tra ricerca filologica, narrazione artistica e allestimento evocativo, “I Farnese nella Roma del Cinquecento” rappresenta un modello espositivo di alto livello, capace di restituire il senso originario di una delle più grandi raccolte del Rinascimento. Un’esperienza che va oltre la semplice fruizione visiva per trasformarsi in un viaggio nella memoria storica dell’arte, in cui ogni opera diventa il tassello di un racconto più ampio, in grado di attraversare i secoli e restituire intatta la magnificenza di un’epoca. Photocredit ph.Monkeys Video Lab
Roma, Musei Capitolini: “I Farnese nella Roma del Cinquecento. Origini e fortuna di una Collezione”
