Roma, Sala Umberto. “Amanti”

Roma, Sala Umberto
AMANTI
con Fabrizia Sacchi
e con Orsetta De Rossi, Eleonora Russo, Diego D’Elia
scene di Monica Sironi
costumi di Alberto Moretti
luci di Gianfilippo Corticelli
produzione Diana Or.i.s Produzioni
una commedia scritta e diretta da Ivan Cotroneo
Roma, 20 febbraio 2025
Ci sono commedie che nascono per intrattenere, altre per far riflettere. Amanti di Ivan Cotroneo riesce a fare entrambe le cose con intelligenza e ironia, mettendo in scena il delicato equilibrio tra amore, tradimento e illusione. Un affresco sagace della società contemporanea, dove le relazioni non sono mai bianche o nere, ma si muovono in quella vasta zona grigia dove tutto è possibile e niente è davvero definito. Una porta d’ascensore, simbolo di incontri fugaci e di destini incrociati, apre e chiude la scena con un tempismo quasi cinematografico. Da una parte Giulio, dall’altra Claudia: due corpi in cerca di calore, due anime inquiete, travolte dalla passione nonostante i vincoli coniugali. Essere amanti è la precarietà, il non dover affrontare scelte e decisioni, il non definire un rapporto amoroso tra due persone, lasciarlo sospeso, chiuso nella stanza di un albergo, senza manifestarlo alla comunità. Massimiliano Gallo e Fabrizia Sacchi danno vita a questa relazione clandestina con un’intensità vibrante, restituendo tutta la complessità di una storia che non si limita a giocare con le convenzioni del genere, ma le smonta, le reinventa. La scrittura di Cotroneo si conferma tagliente e brillante: battute affilate, ritmi perfettamente calibrati, una sapiente costruzione drammaturgica che alterna momenti di puro divertimento a improvvisi squarci di malinconia. Il tradimento, il matrimonio, l’amore e il sesso si intrecciano in un gioco di specchi, dove nulla è come sembra e ogni azione ha una risonanza più profonda. Il tutto è incorniciato da un dispositivo scenico essenziale ma funzionale, che valorizza la fisicità degli attori e la rapidità dei cambi di scena. Gilda Cioffi, nel ruolo della psicoterapeuta inconsapevolmente coinvolta, aggiunge un ulteriore livello di tensione: i due amanti si confidano con la stessa analista, senza sapere di essere entrambi pazienti della donna. Un dettaglio che alimenta un’ironia raffinata, mai superficiale, e che contribuisce a delineare il tono dolceamaro della commedia. Accanto ai protagonisti, Eleonora Russo e Diego D’Elia danno corpo ai rispettivi coniugi traditi, figure che non restano sullo sfondo ma assumono un peso specifico, diventando a loro volta protagonisti di una storia di desideri inconfessati e frustrazioni represse. Essere amanti lascia che sia vera la finzione e il sotterfugio, l’invenzione di tante non realtà per poter mascherare la realtà. Lo spettacolo funziona anche per la sua capacità di intercettare i disagi del nostro tempo: il bisogno di fuga, l’illusione di poter riscrivere la propria esistenza con un gesto impulsivo, il precario equilibrio tra razionalità e passione. Il ritmo è sostenuto, le scene si incastrano come ingranaggi di un meccanismo perfetto, e il pubblico, travolto dalla forza del testo e dall’energia degli attori, ride, si emoziona, si riconosce. Cotroneo, che cura anche la regia, orchestra con maestria ogni elemento dello spettacolo. Nulla è lasciato al caso: le musiche scelte con cura, i tempi comici impeccabili, il gioco delle luci che sottolinea i momenti di maggiore intensità emotiva. La narrazione si sviluppa per quadri, con una struttura che richiama il montaggio cinematografico: ogni scena è un tassello che contribuisce a costruire il mosaico di questa storia di passioni e fraintendimenti. La regia enfatizza questo gioco di specchi con passaggi fluidi, che danno ritmo e incisività alla narrazione.  Una cornice visiva che enfatizza il dualismo tra realtà e illusione, tra il dentro e il fuori della scena amorosa. La scrittura del testo e la recitazione spesso fanno citazioni ad effetto, richiamano un immaginario comune che strappa l’applauso, e giocano con l’eco di espressioni ormai parte della cultura pop. Ivan Cotroneo afferma: «I temi di Amanti mi appartengono da sempre. Nei miei romanzi, nei film, nelle serie televisive che ho scritto e diretto, il confronto tra il maschile e il femminile, la rottura degli stereotipi di genere, la prepotente forza del sesso e quella ancora più devastante dell’amore, hanno sempre avuto grande spazio, nel tentativo continuo di raccontare l’evoluzione della società e del costume attraverso le relazioni amorose.» E poi c’è il pubblico, che fin dal primo istante si abbandona a una risata liberatoria, una risata che sa di riconoscimento, di complicità. Perché in fondo, al di là della finzione scenica, le storie raccontate in Amanti sono le nostre storie, con le loro gioie, le loro ombre, le loro inevitabili deviazioni. A differenza di Roberto, il marito di Claudia, che non vuole riconoscere la realtà che lo circonda, Giulio si trasforma, prende coscienza di sé e diventa un uomo nuovo, finalmente capace di leggere la realtà per ciò che è e non per ciò che vorrebbe che fosse. Un’evoluzione che ribalta la classica figura del maschio borghese, troppo spesso deresponsabilizzato, troppo spesso prigioniero della propria stessa cecità emotiva. D’altronde, in amore nulla è definitivo e tutto è soggetto a ripensamenti, rimandi e retromarce. Amanti lo racconta con intelligenza e umorismo, lasciando lo spettatore con il sorriso sulle labbra e qualche domanda in sospeso.