Roma, Sala Umberto: “Elena, la matta!

guglielmoverrienti

Roma, Sala Umberto
ELENA, LA MATTA!
liberamente ispirato al libro di Gaetano Petraglia “La matta di piazza Giudia” edito da Casa Editrice Giuntina
Drammaturgia Elisabetta Fiorito
con i musicisti Valerio Guaraldi e Claudio Giusti
musiche di Valerio Guaraldi
Scene Alessandro Chiti
Costumi Giulia Pagliarulo
Disegno Luci Gerardo Buzzanca
con il patrocinio della Fondazione Museo della Shoah 
produzione Altra Scena & Goldenart Production
Regia di Giancarlo Nicoletti
Roma, 05 febbraio 2025
Se pensate di trovare uno spettacolo leggero per “staccare la spina”, preparatevi a cambiare idea. Elena, la matta è un turbinio di emozioni, un’esperienza che vi riporta indietro nel tempo, ma senza mai perdere il contatto con la realtà. Non aspettatevi una lezione di storia polverosa e noiosa. Questo è un viaggio intenso e frenetico nel cuore di una Roma sotto il regime fascista, con una protagonista che non solo occupa la scena, ma vi entra dentro, senza lasciarvi più. La protagonista, Elena Di Porto, è una figura che fa tremare i polsi. Una donna che nel 1912, nata in una famiglia ebraica umile e con un carattere che definire “particolare” sarebbe un eufemismo, venne etichettata “matta” dal regime. Ma in realtà, era troppo avanti, troppo libera, troppo viva per rientrare nelle etichette comode che gli altri le volevano appioppare. Ribelle, antifascista, donna indipendente e temeraria, Elena combatteva le ingiustizie con la stessa intensità con cui affrontava la vita. Lo spettacolo, scritto dalla giornalista Elisabetta Fiorito, prende spunto dal libro storico di Gaetano Petraglia, La Matta di Piazza Giudia, un racconto che, tra documenti e testimonianze inedite, ci restituisce la verità di una donna che sfidò le imposizioni del suo tempo. Elena, la matta è una corsa contro il tempo e contro le ingiustizie, in un’epoca in cui Elena è “troppo” di tutto: troppo povera, troppo ebrea, troppo “indomabile”. Il suo “essere matta” era semplicemente il rifiuto di conformarsi, di tacere davanti alle atrocità del regime fascista. La verità è che Elena non era affatto matta: era incredibilmente lucida, più di chiunque altro, ed era consapevole di una sola cosa: che il vero “folle” era chi piegava la testa davanti alle ingiustizie. Un’idea molto apprezzata è l’inserimento delle vere voci di Mussolini, quelle che hanno segnato la vita di milioni di persone. Sentirle in quel contesto non fa rimanere indifferenti: sono le voci che danno ordine a tutto, che decidono chi è sano e chi è pazzo. Un potere che ti schiaccia, ti classifica e ti etichetta. Un incubo da cui Elena, la matta, non smette di lottare per svegliarsi. La scenografia è essenziale. In primo piano c’è Paola Minaccioni che interpreta Elena con una forza magnetica, raccontandosi direttamente al pubblico, in un luogo intimo dove attrice e personaggio si fondono. Dietro, lo spazio si allarga e diventa una sorta di memoria viva, dove il suono dei musicisti, Valerio Guaraldi e Claudio Giusti, arricchisce la tensione crescente e amplifica le emozioni più oscure della protagonista. La scenografia è un gioco di luci e ombre che, grazie all’intensità del lavoro di Gerardo Buzzanca, fa sentire la solitudine di Elena, ma anche l’oppressione che la circonda. Ma quando si parla di Elena, la matta, non si può fare a meno di Paola Minaccioni. Ci sono attori che in teatro si perdono. Paola Minaccioni, invece, esplode. In questa performance dimostra quanto il suo talento possa essere più potente di qualsiasi altro mezzo: il suo respiro affannoso e rabbioso, la sua risata folle e malinconica, le sue urla silenziose ma assordanti. Ogni parola, ogni gesto è un colpo al cuore. Se il grande schermo ha conosciuto la sua faccia, è il teatro che la fa emergere ancora di più, dove il suo talento è ancora più tangibile, senza filtri. La sua performance è pura energia: ogni sguardo, ogni gesto, ogni parola vibrano di una potenza straordinaria. Un attimo in cui fissa il pubblico, in silenzio, e con uno sguardo ti strappa l’anima, è un’esplosione di intensità che ti lascia senza fiato. Il suo talento è viscerale, passando da un’incredibile ironia a una tragedia dolorosa. La sua interpretazione raggiunge il culmine sulle note di “Le Mantellate”, dove riesce a mostrare tutta la sua forza. Le musiche, di Valerio Guaraldi, sono parte integrante della narrazione. Sono la voce di Elena nei momenti di silenzio, il battito del cuore che accompagna ogni sua battaglia, ogni sua fuga. Quando la tensione sale, la musica diventa un urlo, quando la speranza si affaccia, diventa dolce. Le note non accompagnano, ma raccontano. Alla fine dello spettacolo, il pubblico non ha bisogno di parole. Il silenzio, pieno di emozione, è più potente di mille applausi. Ma, come ogni grande spettacolo, quando il silenzio si rompe, l’applauso esplode lungo e sentito, come un tributo a una storia che deve essere raccontata e ricordata. Elena, la matta è memoria, è emozione pura, è denuncia. È la storia di una donna che ha lottato con il suo cuore e la sua mente, e che non può essere dimenticata. La sua voce, oggi, è ancora qui con noi. Photocredit GuglielmoVerrienti_AgCubo