Roma, Teatro Argentina: “Guerra e Pace”

Roma, Teatro Argentina
GUERRA E PACE
di Lev Tolstoj
adattamento Gianni Garrera e Luca De Fusco
regia Luca De Fusco
con in ordine di apparizione
Pamela Villoresi, Federico Vanni, Paolo Serra, Giacinto Palmarini, Alessandra Pacifico Griffini, Raffaele Esposito, Francesco Biscione, Eleonora De Luca, Mersila Sokoli, Lucia Cammalleri
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
disegno luci Gigi Saccomandi
musiche Ran Bagno
creazioni video Alessandro Papa
coreografia Monica Codena
produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Teatro Biondo di Palermo, Teatro Stabile di Catania
Roma, 04 febbraio 2025
Non esiste grandezza là dove non vi è semplicità, bontà e verità.” – Lev Tolstoj
Ridurre per il teatro un’opera-mondo quale Guerra e Pace di Lev Tolstoj è impresa che solo in apparenza si risolve nel lavoro di adattamento drammaturgico. La materia romanzesca, smisurata per dimensioni e profondità, non si lascia facilmente costringere nei canoni della messinscena senza subire una metamorfosi sostanziale: i toni epici si comprimono, le riflessioni filosofiche si contraggono, la stratificazione psicologica si piega alla semplificazione drammatica. Luca De Fusco affronta questa titanica operazione con un approccio che si potrebbe definire di diligente prudenza: senza avventurarsi in soluzioni formali ardite, costruisce uno spettacolo compatto, levigato, in cui tutto è al proprio posto, ma nulla realmente vibra di quella necessità espressiva che fa del teatro un organismo vivente. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Biondo di Palermo in collaborazione con il Teatro Nazionale di Roma e il Teatro Stabile di Catania, si presenta come un affresco di innegabile solidità, dove la minuziosa ricostruzione storica e la perizia interpretativa degli attori si collocano entro un solco tradizionale, privo di scosse e senza alcun intento di rinnovamento della lettura tolstoiana. L’impianto scenografico di Marta Crisolini Malatesta disegna un suggestivo palazzo in rovina, spazio di memorie che funge da dispositivo narrativo attraverso la grande scalinata che ospita, con sapienza visiva, il fluire degli eventi. Questo elemento architettonico, pur suggestivo, viene utilizzato con un’insistenza quasi manieristica, caricando la narrazione di un’enfasi melodrammatica che talvolta sfiora l’illustrazione didascalica. Non si percepisce, tuttavia, un tentativo di superare la mera funzione di supporto visivo per divenire autentico motore drammaturgico: la scena rimane elegante, evocativa, ma lontana dall’essere realmente parte attiva della narrazione. Le luci di Gigi Saccomandi svolgono un lavoro di cesello sulle atmosfere, accentuando il tono romantico e solenne dello spettacolo, mentre le musiche di Ran Bagno e i video di Alessandro Papa sono elementi che si incastonano senza sopraffare la narrazione, accompagnando con discrezione lo sviluppo drammaturgico. De Fusco rimane fedele a un’idea di teatro che predilige la chiarezza narrativa e il rispetto della tradizione. Nulla è lasciato all’improvvisazione, ogni gesto è calcolato, ogni snodo drammaturgico risponde a una logica di equilibrio e simmetria, ogni passaggio è funzionale alla comprensione dello spettatore. Tuttavia, questa calibrata armonia diventa anche il limite più evidente dello spettacolo: nella sua impeccabile costruzione, Guerra e Pace si presenta come un meccanismo perfetto, ma privo di quella vibrazione emotiva capace di scuotere, sorprendere, o mettere in discussione. È un teatro che si rifugia nella sicurezza dell’accademia, che non rischia e non destabilizza, che si appoggia con rassicurante eleganza sulla grandezza del testo originario senza mai tentare di attraversarlo con uno sguardo davvero personale. Le interpretazioni sono tutte di buon livello, con un cast ben assortito che annovera attori di comprovata esperienza. Pamela Villoresi offre una Anna Pavlovna di raffinata autorevolezza, mentre Mersila Sokoli dipinge una Natàša di delicata fragilità, riuscendo a trasmettere la nevrotica oscillazione emotiva del personaggio. Raffaele Esposito presta al principe Andrej una tormentata introspezione, mentre Giacinto Palmarini restituisce un Anatòlij dall’aria tanto vanitosa quanto vacua. A fuoco il resto del cast. Eppure, sebbene le interpretazioni siano puntuali, manca quel senso di urgenza drammatica che rende il teatro un atto di rivelazione. Tutto scorre con una linearità che finisce per anestetizzare le tensioni interiori dei personaggi, assorbite in una messinscena che predilige la fluidità alla vertigine, la compostezza alla passione, la classicità alla sperimentazione. Lo spettacolo si configura dunque come un’operazione colta e ben confezionata, che omaggia la grande letteratura senza però interrogarsi fino in fondo sulla sua trasposizione teatrale. Il Guerra e Pace di De Fusco è un’elegante pagina di storia portata in scena con una fedeltà che sfiora il filologico, ma che rimane priva di un reale confronto con le inquietudini del presente. La guerra è un tema eterno, il potere e le sue logiche di sopraffazione non cessano di ripetersi nella storia, ma questa messinscena si limita a raccontare senza problematizzare, a rievocare senza interrogare. In definitiva, siamo di fronte a uno spettacolo che ripercorre con accuratezza le vicende del romanzo, che assolve il proprio compito con un’eleganza che non si può non riconoscere, ma che non lascia tracce profonde. Tolstoj ha consegnato alla letteratura un’opera sconfinata, capace di tenere insieme il destino del singolo e quello della Storia, la grandezza e la miseria dell’uomo, il pensiero e l’azione. Qui tutto è restituito con rispetto e misura, ma nulla eccede i confini di una rassicurante normalità teatrale. Se la guerra e la pace sono il motore della Storia, il teatro dovrebbe essere il luogo del turbamento, della tensione, del cortocircuito emotivo. In questo caso, però, tutto è saldo, quadrato, imperturbabile. Persino il lampadario, simbolo visivo di un passato che non crolla mai davvero, sembra dirci che la memoria è più forte della vita. E non è detto che questo sia sempre un bene. A suggellare la rappresentazione, un pubblico partecipe ed attento ha saputo premiare tutti gli attori con applausi sentiti e partecipi, riconoscendo il valore della loro interpretazione e il rigore dell’allestimento scenico.