Roma, Teatro Biblioteca Quarticciolo
ORBITA | Spellbound Centro Nazionale di Produzione della Danza in collaborazione con Fondazione Musica per Roma – Festival Equilibrio
“MERCURIO”
Coreografia e danza Luna Cenere
Musica Antonio Raia
Consulenza luci Nicola Mancini
Management Domenico Garofalo
Co-produzione We-Start, Centro di Produzione Piemonte Orientale, Bolzano Danza | Tanz Bozen,
OperaEstate Festival e FDE Festival Danza Estate Bergamo in collaborazione con Bergamo Jazz Festival nell’ambito del progetto BoNo!
con il sostegno di puntozerovaleriaapicella e il sostegno pre-produttivo di Movimento Danza – NapoliMusica di Antonio Raia
Roma, Teatro Biblioteca Quarticciolo, 14 febbraio 2025
È dedicata a Mercurio, il dio romano protettore delle trasformazioni di ogni tipo, il messaggero degli dei, le cui ali ai piedi simboleggiano il trionfo della conoscenza sulla materia, la produzione omonima di Luna Cenere, danzatrice e coreografa. Vincitrice del Premio Nuove Coreografie 2023 della Biennale di Venezia con il progetto Vanishing Place e premio Danza&Danza come Coreografa Emergente 2020 con lo spettacolo Genealogia_Time Specific. Esplicito è anche il riferimento al metallo omonimo, preso come riferimento nella sua particolare consistenza, capace di renderlo liquido a temperatura ambiente, manifestando così una peculiare combinazione di fluidità e coesione. Il suo colore è bianco-argenteo come quello della luna o della cenere. Non è quindi strano che la coreografa vi si ispiri. Notturna è l’ambientazione della performance vista al Teatro Biblioteca Quarticciolo, lo scorso 14 febbraio. Il contesto è naturalmente la stagione danza 2025 di Orbita/Spellbound Centro Nazionale di Produzione della Danza a cura di Valentina Marini, che quest’anno si intitola In Levare, suggerendo l’idea di un attacco musicale che esordisce lievemente, come un soffio di respiro, per poi successivamente accelerare. La leggerezza si coniuga qui all’equilibrio come precisa la collaborazione con il Festival il cui centro è la Fondazione Musica per Roma, ma che come già ravvisato lo scorso anno è aperto alla collaborazione con altre realtà coreografiche romane, evocativamente più “periferiche”.
L’equilibrio da reggere è qui una fragile membrana che separa l’interiorità dallo sguardo esterno, il femminile dal maschile, la morte dalla vita, e che si situa precisamente nel corpo della danzatrice, pronta ad esporsi senza remore nella completa nudità. Non si tratta qui di un nudo destinato a scandalizzare, bensì di un catalizzatore dell’attenzione del pubblico che attraverso i sensuali movimenti della danzatrice può immergersi nell’atmosfera della performance, apprezzando le connessioni con il sassofono di Antonio Raia, così come con il waterphone. È questo un particolare strumento musicale di percussione dall’acutisca atonale. In acciaio inossidabile e di forma che ricorda una medusa, esso dispone al centro un collo cilindrico capace di contenere acqua. Il movimento del liquido consente di amplificare la risonanza della vibrazione prodotta da barre di ottone di diversa lunghezza, disposte secondo una precisa combinazione di rapporti micro-tonali e diatonica, presentata in due scale distinte. La danza nasce sempre dall’incontro con la musica, ma in questo caso sono due mondi “diversi” a incontrarsi.
E a fungere da ispirazione è la particolare sensibilità musicale partenopea di Antonio Raia, compositore e improvvisatore laureato a pieni voti presso il Conservatorio di Musica “G. Martucci” di Salerno nel 2013 e da quel momento impegnato in attività concertistica, performance ed istallazioni artistiche per oltre 500 live in tutta Europa tra festival, musei d’arte contemporanea e club. Come segnalato da lui stesso, Raia ama profondamente i rapporti tra la musica e le altre arti, ma detesta essere etichettato in un genere specifico. In effetti, la prestigiosa rivista The Wire lo definisce proprio «wind through metal». E il vento è forse l’immagine potente ricordata dallo spettacolo, un vento fresco capace di riscaldare la notte di San Valentino. Per la comunicazione e lo scambio tra i mondi dei due artisti è servito più di un caffè, ma adesso sono anche capaci di improvvisare in simultanea. Difetti sinceramente non ne troviamo. Speriamo vivamente di godere nuovamente di impressioni così dolci, ma al contempo così fugaci. Foto Giuseppe Follacchio
Roma, Teatro Biblioteca Quarticciolo: “Mercurio” di Luna Cenere
