Emilio Arrieta: “¡Pobre Granada!”, “La niña abandonada”, “La primavera”, “Serenata morisca”, La Sombra”, “La niña sola”, “La rimembranza”, “A te!”, “Il desiderio”, “A sera”, “In morte di una bambina”, “Il sospiro”; Alberto García Demestres: “Los cisnes en palacio”. Sabina Puértolas (soprano), Rubén Fernández Aguirre (pianoforte). Registrazione: Auditorio Manuel de Falla, Granada, 6-9 giugno 2022. 1 CD IBS Artist IBS722023.
E’ un doppio omaggio a Emilio Arrieta (1821–1894) quello qui proposto dal soprano Sabina Puértolas e dal pianista Rubén Fernández Aguirre. Un omaggio diretto rappresentato dalle dodici romanze per canto e pianoforte del compositore Navarro, sei su testi spagnoli e sei in italiani – tra gli autori di questi troviamo due volte anche Felice Romani – e indiretto con la cantata “Les cisnes en Palacio” del compositore contemporaneo catalano Alberto García Demestres dedicata allo stesso Arrieta.
Arrieta è stato forse il più popolare operista spagnolo della seconda metà del XIX secolo, autore non solo di zarzuelas ma anche di autentica opere liriche secondo modelli italiani e francesi quali “Marina” – forse il suo titolo più noto, “Ildegonda”, “La conquista di Granada” (le ultime due su libretto di Solera).
La formazione teatrale di Arrieta è palese anche nelle composizioni cameristiche. Lo stile vocale è quello dell’opera italiana, il modello verdiano e palese ma non mancano neppure influenze della generazione precedente, quella di Bellini e Donizetti – in tal senso non è casuale la scelta di Romani tra gli autori dei testi – unita a una raffinatezza di tocco francese. La scrittura pianistica è ancora più influenzata dai modelli francesi e nelle composizioni più tardi assume tratti liquidi quasi impressionisti.
I brani spagnoli tradiscono una sensibilità analoga, qualche concessione folklorica non manca – si sentano i melismi arabeggianti di gusto andaluso in “¡Pobre Granada!” e soprattutto nelle breve ma deliziosa “Serenata Morisca” – su testo di José Zorilla – ma appare sempre letta attraverso gli occhi di una scrittura colta e raffinata, che rilegge la tradizione spagnola con uno sguardo forse più francese che autoctono e che sfiora un certo esotismo salottiero molto parigino. Una visione in forse naturale per il navarro Arrieta che era nato e cresciuto in una terra a cavallo tra quei due mondi. E’ proprio in uno dei brani spagnoli – “La primavera” – che la scrittura pianistica di Arrieta raggiunge uno dei suoi picchi di liquidità.
I brani italiani possono sembrare al riguardo più convenzionali nell’esplicito richiama al una tradizione formale ben definita e tradiscono una concezione decisamente teatrale e operistica.
La seconda parte del programma è dedicata alla Cantata di Demestres. Si tratta di una composizione in sette movimenti – di fatto sette romanze strutturalmente fuse in un ciclo unitario – su testi di Antonio Carvajal. Protagonista è Isabella II di Borbone che di Arrieta era stata mecenate e amante. La vicenda del compositore è così rivista attraverso gli occhi della donna innamorata tra abbandono passionale e profonda delusione quando Arrieta nel 1868 aderirà ai moti rivoluzionari contro i Borbone, scrivendo anche un nuovo inno nazionale per la repubblica che Demestres cita direttamente prima dell’ultimo grido disperato di Isabella, tradita come donna e come regina.
La scrittura vocale è tradizionale. Demestres guarda all’opera italiana verdiana, con qualche squarcio melodico da giovane scuola, verrebbe da dire “pucciniano”, unita a una scrittura pianistica francesizzante in cui su un andamento molto tradizionale di nota qualche eco di Novecento storico più vicino alle esperienze francesi che al rigore serialista. Vocalmente la scrittura è impegnativa, la tessitura è ampia complessa e richiede un perfetto controllo tecnico di tutte le componenti fino a rapidi passaggi di coloratura. La Puértolas è semplicemente perfetta. La voce è ricca di armonici, robusta, bella come timbro e colore e la lunga frequentazione del repertorio barocco e classica le permette di superare con assoluto naturalezza i passaggi di bravura. Interprete sensibile e raffinata si dimostra perfettamente a suo agio nella ricca gamma di espressioni che Demestres chiede alla protagonista che passa dalla cupa rassegnazione a una gioia quasi infantile ed estatica – En Aranjuez los cisnes dan lección de pureza – fino al disperato grido finale – Abajo los Borbones oigo que gritas/ yo, que fui la Borbona de tus quereres.
La stessa raffinatezza interpretativa caratterizza le romanze di Arrieta, non così estreme vocalmente ma di certo più impegnative sul terreno vocale di quanto ci si aspetti da composizioni da camera. Nei brani italiani si nota una dizione coatruita e non così nitida come si vorrebbe. Fernández Aguirre accompagna splendidamente il canto. Un tocco raffinato e una perfetta sintonia espressiva con questo repertorio contribuiscono alla perfetta riuscita della registrazione.
Sabina Puértolas – Rubén Fernández Aguirre: “Los cisnes en palacio”
