Auditorium RAI “Arturo Toscanini”, di Torino, Stagione sinfonica 2024-25
Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI
Direttore Marc Albrecht
Pianoforte Marie-Ange Nguci
Richard Strauss: “Burleske” in re minore per pianoforte e orchestra; Sinfonia domestica op.53
Torino, 21 febbraio 2025.
Un “tutto Strauss Richard”, senza Eroe, né Zaratustra e neppure Till, poteva suscitare le cautele di un pubblico ormai restio ad accettare programmi non extranoti. l’Auditorio RAI risulta infatti sconsolatamente semi-occupato. A frequentarlo ormai, se assenti gli studenti invogliati da ingressi economicissimi, rimangono gli abbonati di sempre, almeno quelli risparmiati dal COVID. Un peccato e un’occasione mancata per gli assenti. La Burleske per pianoforte e orchestra che è, senza dubbio, un’opera fantasiosa e fantastica, è stata interpretata magistralmente e arditamente dall’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, in gran spolvero, sotto la guida, dal composto entusiasmo, di Marc Albrecht. Si uniscono a questo fondamentale presupposto il superlativo virtuosismo e l’intensa sensibilità del gioco pianistico di Marie-Ange Nguci. La giovane pianista albano-francese, ormai quasi una habitué dell’Auditorio, ha sfoggiato in questo pezzo capriccioso, divertente e irto di difficoltà, un’impavida potenza di suono, da vincerla su un’orchestra che pur Albrecht non guida al risparmio. Senza nessuna compiacente corsia preferenziale riservata al pianoforte,
ne è sortito comunque un complessivo ottimo esito che ha visto vincenti alla pari, al massimo livello di qualità, le due parti in causa: orchestra e solista. Il pezzo, a seconda di chi lo presenti, sconta una fama di diavoleria, più o meno nera, ineseguibile per le difficoltà tecniche della scrittura pianistica. Hans von Bülow, il grande direttore wagneriano, “capo” del ventiduenne Strauss nel Teatro di Meiningen, ne era stato il primo dedicatario ma, nonostante ciò, si rifiutò di suonarlo, causa l’eccessiva estensione richiesta alla mano sinistra. Ce la fece, nel 1890, cinque anni dopo la composizione, Eugen d’Albert, allievo di Liszt e principe tra i pianisti del tempo, che si trovò poi “amichevolmente” e definitivamente ringraziato e ripagato col nome, in bella evidenza, sul frontespizio della partitura a
stampa. Le prime e le ultime note dello spartito non sono comunque appannaggio del pianoforte, ma del timpano e danno al pezzo un misterioso carattere di scherzo. Il timpanista che qui ha magistralmente martellato, per tutta la lunghezza del brano, le cinque grandi caldaie, impegnandosi in un quasi dialogo/confronto con il pianoforte, è stato un magistrale e impegnatissimo Gabriele Bartezzati. Ad un’esecuzione pianistica di magistrale livello, non poteva non succedere un bis, altrettanto strepitoso, della Nguci: Une Barque sur l’Océan dai Miroirs di Ravel. La pianista rinnova la particolare affinità che ha con le musiche del francese, non sfuggono al suo tocco e alla sua tastiera
fascinosa e brillante né uno spruzzo d’acqua sulla fiancata dell’imbarcazione né un maroso dirompente. L’entusiasmo del pubblico è insopprimibile così come discreti sono gli imperturbabili ringraziamenti dell’artista. Il clima, a suo modo “leggero”, della Burleske cozza con l’armamentario sinfonico della Sinfonia Domestica. Il Maestro Albrecht fa di tutto per alleggerire una scrittura densissima. Per mantenere il racconto famigliare in un ambito intimamente domestico, i tempi si affrettano e le sonorità si diradano. Ma, alla fine, soprattutto dopo la dottissima, seppur anacronistica, doppia fuga, non si può sfuggire alla pleonastica, torrenziale autocelebrazione che l’autore fa della sua famiglia e, soprattutto, di sé stesso. Anche l’orchestra, ed è inevitabile, si galvanizza al turgore di un suono ricco e di una maestria di orchestrazione che ha pochi uguali. Il pubblico, pur con una certa freddezza, approva ed applaude.