Città del Vaticano, Musei Vaticani:” Il Mantegna di Pompei: un capolavoro restituito alla comunità scientifica e al pubblico nella Pinacoteca Vaticana”

Città del Vaticano, Musei Vaticani
IL MANTEGNA DI POMPEI
La Deposizione di Cristo, recentemente riattribuita con fondatezza ad Andrea Mantegna, costituisce un documento rilevante per lo studio della pittura del Rinascimento italiano. Recuperata presso il Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, l’opera è ora presentata al pubblico dei Musei Vaticani dopo un accurato processo di conservazione e di ricerca, che ne ha restituito la piena leggibilità e il valore storico-artistico. L’iconografia della composizione si colloca nell’ambito delle rappresentazioni della Deposizione e del Compianto sul Cristo morto, temi che Mantegna affrontò più volte nella sua carriera, elaborandoli secondo un registro formale ispirato alla scultura classica e alla cultura antiquaria. La scena si svolge su un piano orizzontale, con una disposizione frontale che favorisce la percezione diretta del dramma sacro da parte dell’osservatore. Il corpo di Cristo, al centro della composizione, è collocato su un lenzuolo disteso e sollevato da due figure maschili: Giuseppe d’Arimatea, a sinistra, e Nicodemo, a destra. I loro abiti, riccamente decorati e completati da copricapi orientaleggianti, sono tipici della rappresentazione di figure esotiche nella pittura del Quattrocento, ma assumono in Mantegna un significato specifico legato al recupero di tipologie etniche derivate dall’antico e dalla scultura romana di soggetto orientale. La resa dei panneggi è descrittiva e volumetrica, con pieghe nette e spigolose che enfatizzano la struttura solida delle figure, in linea con la nota inclinazione mantegnesca verso un plasticismo quasi lapideo. Alla destra di Cristo si inginocchia Maria Maddalena, riconoscibile dal consueto abito rosso e dall’acconciatura sobria, ma impreziosita da un rosario di corallo, le cui perle scorrono tra le sue dita fino a congiungersi a un ciondolo in cristallo di rocca. Il corallo, tradizionalmente diffuso come oggetto devozionale nel Mezzogiorno d’Italia, richiama il sangue versato da Cristo e si fa emblema della redenzione. Il cristallo di rocca, invece, nella simbologia cristiana allude alla purezza dell’anima e alla luce divina: pietra trasparente e incorruttibile, evoca la presenza dello Spirito Santo e il mistero della Resurrezione, un ponte tra il visibile e l’invisibile, tra la carne e lo spirito Il volto della Maddalena è solcato da lacrime, rese con una minuzia quasi naturalistica, secondo un linguaggio espressivo volto a trasmettere empatia e partecipazione emotiva. Sul lato opposto, la Vergine Maria e San Giovanni Evangelista sono rappresentati in piedi, parzialmente arretrati rispetto al gruppo centrale. La Madonna, avvolta in un ampio manto blu, abbassa il capo in segno di dolore composto. San Giovanni, con la mano destra sollevata in un gesto di contenuta disperazione, mostra un volto giovane e affranto, con le guance rigate dalle lacrime. La loro presenza stabilisce un asse verticale che bilancia la composizione orizzontale dominata dal corpo di Cristo. Completano il gruppo due figure maschili, collocate sul lato destro, alle spalle di Nicodemo. La loro identità non è univoca, ma per convenzione sono spesso interpretati come Giuseppe di Arimatea (già identificato con la figura a sinistra) e un anonimo discepolo. I loro tratti somatici e l’abbigliamento si rifanno a modelli di origine orientale, mentre le loro pose contribuiscono a rafforzare l’impianto narrativo della scena. Il paesaggio di fondo è costruito secondo un criterio di stratificazione spaziale. A sinistra, emerge un arco trionfale in rovina, che richiama l’interesse di Mantegna per i monumenti antichi e la loro capacità di comunicare valori di gloria e di rovina. Sullo sfondo, una città idealizzata, identificabile con Gerusalemme, si sviluppa su più piani prospettici, alternando costruzioni di tipo classico a edifici rinascimentali, in un sincretismo architettonico che riflette l’ideale umanistico di continuità tra mondo antico e cristianesimo. Dal punto di vista cromatico, il dipinto impiega una gamma tonale sobria, dominata dai bruni, dai rossi smorzati e dai grigi, con accenti di bianco e di azzurro. La resa luministica è affidata a contrasti netti, senza sfumature morbide, a sottolineare la dimensione scultorea delle figure. Il trattamento delle superfici, specialmente nei panneggi e negli incarnati, si caratterizza per l’uso di una pennellata fine e controllata, che esclude effetti atmosferici a favore di una resa definita e analitica. La resa anatomica del corpo di Cristo merita particolare attenzione. La rigidità delle membra, la tensione dei muscoli e l’evidenza delle articolazioni sono trattate con un realismo che riflette lo studio diretto del corpo umano e dei modelli scultorei classici. La figura si distende secondo una linea spezzata, enfatizzata dalla posizione delle braccia e dalla caduta della testa, inclinata verso la spalla destra. Dal punto di vista tecnico, il supporto è costituito da una tela di lino a trama sottile, trattata con una preparazione a base proteica. La scelta del supporto tessile, documentata da fonti epistolari di Mantegna, risponde alla necessità di produrre opere facilmente trasportabili e si allinea alla pratica delle telae pictae adottata dal maestro in altre opere, come la Madonna con il Bambino dell’Accademia Carrara di Bergamo. Il significato iconologico della composizione si inserisce nella riflessione mantegnesca sulla morte e redenzione, temi che l’artista elabora attraverso la rappresentazione del corpo di Cristo come reliquia visiva, al tempo stesso documento del sacrificio e promessa di salvezza. La presenza delle rovine classiche e delle architetture ideali, unite al linguaggio delle lacrime e dei gesti misurati dei personaggi, costruiscono una narrazione visiva che trascende il fatto storico per assurgere a rappresentazione universale del dolore e della speranza cristiana. La fruizione del dipinto presso la Pinacoteca Vaticana è stata organizzata secondo criteri museografici che rispettano le esigenze conservative e la dimensione contemplativa dell’opera. L’allestimento, essenziale e funzionale, prevede un’illuminazione radente e controllata che evidenzia le qualità formali del dipinto e ne favorisce la lettura iconografica. La Deposizione di Cristo, oggi conosciuta come Il Mantegna di Pompei, rappresenta un caso emblematico di patrimonializzazione museale: dalla devozione popolare alla riappropriazione critica e museologica, il dipinto si offre ora come testimonianza materiale di un percorso che integra ricerca storica, restauro scientifico e mediazione culturale. La restituzione al pubblico e alla comunità scientifica consente di ampliare la conoscenza della produzione tarda di Mantegna e di approfondire la comprensione dei meccanismi di trasmissione e trasformazione del patrimonio artistico. PhotocreditOlivieroDavide