Dramma lirico in quattro atti su libretto di Francesco Maria Piave. Francesco Meli (Ernani), Maria José Siri (Elvira), Roberto Frontali (Don Carlo), Vitalij Kowaljow (Silva), Xenia Tziouvaras (Giovanna), Joseph Dahdah (Riccardo), Davide Piva (Jago). Coro del Maggio Musicale Fiorentino, Lorenzo Fratini (maestro del coro), Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, James Conlon (direttore). Registrazione, Firenze, teatro del Maggio Musicale – Sala Zubin Mehta, 10 novembre 2022. 2 CD Naxos 8.660534-35
La presente registrazione di “Ernani” testimonia una produzione fiorentina andata in scena nel novembre del 2022. Si tratta di un’edizione nel complesso poco significativa che poteva trovare la sua ragion d’essere nel regolare sviluppo di una stagione ma che discograficamente non riesce a lasciare nessuna traccia significativa.
Le cose migliori vengono dalla vibrante direzione di James Conlon. Direttore ecclettico ma di grande esperienza e con una lunga frequentazione fiorentina che gli permette una perfetta sintonia con l’orchestra, fornisce una lettura al calor bianco ma mai sguaiata e con un rigoroso controllo di tutte le componenti. Conlon non teme il romanticismo bruciante del primo Verdi e si lancia in una concertazioneassa piena di fuoco, dai contrasti violenti e marcati, dai ritmi rapinosi. Irruenza e slancio fremente di ardente giovinezza uniti a un sempre rigorosissimo controllo nelle dinamiche musicali, nella cura dei dettagli – si ascolti il ricamo sonore che accompagna “O morir potessi adesso”, attentissima alle regioni del canto ma al contempo inflessibile nell’evitare accomodamenti o facili scappatoie imponendo ai cantati una rigorosa disciplina che di certo giova nonostante certi limiti del cast. La prova assai positiva dell’orchestra e quella ancor più ragguardevole del Coro del Maggio – sempre una sicurezza al riguardo – completano quella che è di gran lunga la componente più riuscita dell’esecuzione.
La direzione di Conlon avrebbe, infatti, meritato cast più omogeneo nella resa. Spicca l’Ernani di Francesco Meli. La voce, sappiamo, è molto bella e ideale per il ruolo con il suo timbro luminoso e smaltato di matrice ancora pienamente belcantista. La dizione è pulitissima e l’accento partecipe e coerente con il personaggio. La direzione di Conlon lo aiuta a sfumare e a fraseggiare al meglio delle sue possibilità – certe frasi sono colme di autentica poesia – e se la zona del passaggio resta sempre un po’ problematico sul piano tecnico si fa perdonare la cosa con l’intensità del canto e la bellezza della voce.
Purtroppo Maria José Siri affronta Elvira forse un po’ tardi con un timbro che si è fatto fin troppo matronale e un settore medio grave impoverito. Ha dalla sua il mestiere ed esperienza che le permettono di venire a capo della parte. Pur giocando in difesa arriva a capo della temibile cavatina e la solidità del registro acuto gli permette di superare non pochi scogli ma nei centri e ancor di più nei gravi la voce risulta sfocata. Resta una lettura corretta che non riesce a suscitare entusiasmi né tanto meno a imprimersi nel ricordo.
Roberto Frontali (Don Carlo) ha dalla sua il senso della parola, la capacità di far vibrare la parola scenica unita a una dizione nitidissima. I lunghi anni di carriera hanno lasciato però non pochi sogni sul materiale voce. La voce si è impoverita di armonici e come prosciugata, l’emissione fatica a staccarsi da un mezzo forte che limita molto l’espressività del personaggio. Frontali funziona nella scena con Silva o in certe sprezzanti frasi del III atto ma del canto nobile e alato del giovane Re di Spagna è difficile trovare taccia.
Giudizio senza attenuanti quello sul Silva Vitalij Kowaliow. La voce di suo sarebbe anche apprezzabile ma risulta totalmente fuori luogo lontanissima per emissione, stile e gusto dalla vocalità italiana. Kowaliow trasforma il ruolo in una sorta d’ibrido tra Hunding e un orco vociferane che è quanto di più lontano ci sia da questo inflessibile aristocratico, paradigma di un mondo finito ma colmo di una sua austera grandezza.
Le parti di fianco nel complesso funzionano bene e tecnicamente la registrazione è godibile ma di certo il catalogo discografico di “Ernani” – non ricchissimo ma con picchi di assoluta qualità – non sentiva bisogna di una registrazione nel complesso così ordinaria.
Giuseppe Verdi (1813 – 1901): “Ernani” (1844)
