INTERVISTA A GIAMPIERO RAPPA: “L’UOMO DEI SOGNI”
Roma, 1 Marzo 2025
Il nuovo spettacolo di Giampiero Rappa al Sala Umberto di Roma, dal 4 al 16 marzo 2025. “L’uomo dei sogni” è una commedia surreale che gioca con il confine tra sogno e realtà, portando in scena una storia ironica, profonda e spiazzante. A dar vita ai personaggi è un cast d’eccezione: Elisabetta Mazzullo nel ruolo di Viola, Nicola Pannelli nei panni di Giovanni, noto nel mondo dei fumetti come Joe Black, insieme ad Andrea Di Casa ed Elisa Di Eusanio. Abbiamo incontrato Giampiero Rappa per scoprire di più su questo spettacolo.
Come nasce l’idea di questo spettacolo?
L’idea e il meccanismo drammaturgico dello spettacolo nascono dal confronto con un caro amico, Tullio. Una sera, ci siamo divertiti a raccontarci i nostri incubi, in particolare quelli legati alle parasonnie, ovvero quegli incubi che sembrano prendere vita nella stanza stessa.Parlandone, ci siamo ritrovati a ridere: a volte sono inquietanti, ma spesso talmente assurdi da sfiorare il tragico. Durante quella conversazione, è nata l’idea: “Potresti scrivere una commedia su questa storia.” Il testo si sviluppa in due fasi: la prima, scritta nell’agosto 2021, e la seconda, nell’agosto 2022.
Quali sono le principali tematiche che affronti ?
La depressione, il bisogno di trovare una via d’uscita dalle situazioni difficili, la lotta con le proprie paure sono le tematiche di questa storia. Ho voluto scrivere una commedia che affrontasse questi argomenti con ironia, mostrando come riconoscere e accettare le proprie paure sia il primo passo per superarle.
La commedia oscilla tra momenti surreali e situazioni profonde. Come hai costruito questo equilibrio?
È il genere che amo di più. Mi piacciono i racconti che mescolano comico e drammatico, perché credo che l’uno esalti l’altro. Un momento divertente può far risaltare ancora di più un’emozione profonda. Quando scrivo in questo modo, mi diverto io per primo, e spero che il pubblico possa divertirsi altrettanto.
Il rapporto tra Joe e sua figlia Viola è centrale nella storia. Possiamo leggerlo attraverso la lente di Freud?
Joe è un uomo che ha superato i 50 anni e si ritrova a fare i conti con il passato. Si è separato dalla madre di Viola tanti anni fa, e ora sua figlia vive in Nuova Zelanda. Tra loro c’è un legame profondo, ma la distanza lo ha reso più complesso. Joe è molto legato alla sua scuola di fumetto e ai suoi allievi, ma la solitudine lo ha segnato. Nonostante la sua età, è ancora bloccato da questioni irrisolte del passato. Freud probabilmente direbbe che i suoi incubi sono il suo inconscio che bussa alla porta.
Lo spettatore viene trascinato in un gioco di percezione tra realtà e illusione. Come hai lavorato per rendere visibile questo viaggio?
A un certo punto, non si capisce più se Joe stia sognando o vivendo la realtà. Lui stesso utilizza l’incubo per affrontare qualcosa che lo tormenta, cercando di risolverlo. Ma spesso scopriamo che siamo ancora dentro il sogno, e questa tortura continua finché Joe non prende il controllo e si ribella ai suoi stessi incubi. I personaggi degli incubi, interpretati da Elisa Di Eusanio e Andrea Di Casa, iniziano a entrare in difficoltà perché la loro missione è quella di risvegliare Joe. Quando Joe finalmente prende in mano la propria vita, sono i sogni a ribellarsi, temendo di scomparire. È una metafora anche del teatro: come dicono a un certo punto i personaggi dei sogni, “Noi esistiamo grazie a voi, ma anche voi esistete grazie a noi.” Così come gli attori esistono grazie al pubblico, anche il pubblico esiste grazie agli attori.
In un’epoca dominata da immagini digitali e piattaforme streaming, perché è ancora importante andare a teatro?
Il teatro oggi sta vivendo una nuova forza, proprio perché le persone sentono sempre più il bisogno di un contatto autentico con la realtà, di condividere emozioni, respiri, silenzi e risate in sala. In un’epoca dominata dal digitale, questa forma d’arte così antica diventa improvvisamente innovativa. Se vogliamo, questo spettacolo è una dedica non solo agli attori, ma anche al pubblico, che sceglie di regalare il proprio tempo con la speranza di vivere un’esperienza che lo emozioni, lo faccia riflettere o divertire, lasciandolo in qualche modo cambiato rispetto a quando è entrato.
Come nel tuo spettacolo “Intorno al vuoto”, dove hai affrontato il tema dell’Alzheimer, anche qui esplori i pensieri profondi, i ricordi, le paure. Cosa ti spinge a portare in scena questi mondi interiori?
Credo che nasca dalla mia sensibilità verso certe tematiche. Ho sempre fatto un lavoro su me stesso, cercando di empatizzare con i problemi degli altri. Questo mi ha portato a esplorare e documentarmi su aspetti che considero centrali nella drammaturgia: le dipendenze, le relazioni umane, la difficoltà di essere autentici nelle proprie richieste e nell’accettare quelle degli altri.
Tre motivi per vedere il tuo spettacolo?
1-Perché sogni e incubi ci appartengono tutti. Anche chi non ricorda i propri sogni potrebbe scoprire qualcosa di sé attraverso questo spettacolo.
2-Perché si ride e ci si commuove. È una storia che mescola leggerezza ed emozione.
3-Perché il cast, le scene, le musiche e le luci sono tutti elementi che contribuiranno a far sognare davvero.
Se dovessi racchiudere “L’uomo dei sogni” in un’unica immagine, quale sarebbe?
Un uomo che vola.
Progetti futuri?
Sto scrivendo una nuova commedia. Da quest’anno, inoltre, sono diventato coordinatore didattico della scuola di recitazione Fondamenta, un ruolo che vivo con grande entusiasmo. La formazione è fondamentale per me, e voglio continuare a dedicarmi a questo percorso.