München, Bayerische Staatsoper: “Kát’a Kabanová”

München, Bayerische Staatsoper, Nationaltheater, Stagione 2024/25
“KÀT’A KABANOVÁ”
Opera in tre atti. Libretto del compositore, dal dramma “Grosa” di Alexander N. Ostrovsky
Musica di Leoš Janáček
Dikoj MILAN SILJANOV
Boris PAVEL ČERNOCH
Kabanicha VIOLETA URMANA
Tichon JOHN DASZAK
Kát’a CORINNE WINTERS
Kudryash JAMES LEY
Varvara ENA PONGRAC
Kuligin THOMAS MOLE
Glaša EKATERINE BUACHIDZE
Feklusha ELENE GVRITISHVILI
Ein Mann EMILY SAMUEL STOPFORD
Eine Frau NATALIE LEWIS
Bayerische Staatsorchester e Coro
Direttore Marc Albrecht     
Maestro del Coro Franz Obermair
Regia Kryszstof Warlikowski
Scene e Costumi Małgorzata Szczęśniak
Drammaturgia Christian Longchamp, Lukas Leipfinger
Luci Felice Ros
Video Kamil Polak
München, 25 marzo 2025.
Il nuovo allestimento di Kát’a Kabanová, opera assolutamente fondamentale del teatro novecentesco,  prodotto in questo mese dalla Bayerische Staatsoper era sicuramente uno tra gli spettacoli più attesi di questa stagione. La produzione operistica di Leós Janacek ha ottenuto in questi ultimi decenni il posto che le compete sui grandi palcoscenici. A buon diritto, devo dire, perchè, parlando di teatro lirico del Novecento, non si può assolutamente ignorare lo straordinario compositore moravo, assurto alla fama solo all’ età di 62 anni, dopo la rappresentazione di Jenufa al Teatro Nazionale di Praga. Sulla spinta di questo successo, Janacek, dopo la Prima Guerra Mondiale, scrisse nel giro di pochi anni quattro partiture da annoverare assolutamente tra i grandi capolavori della storia del melodramma: Kat’á KabanováLa piccola volpe astutaL’ affare Makropoulos e Da una casa di morti. Opere di squisita fattura musicale e teatrale, dalla scrittura raffinata e modernissima.
Come per tutte altre sue opere maggiori, Janacek ha scelto anche in questo caso come fonte del libretto una trama di alto impatto emotivo, basata su un dramma dello scrittore russo Alexandr Ostrovskij intitolato “Grosa” (La tempesta). Perno di tutta la vicenda è la descrizione della vita provinciale nella Russia ottocentesca, e all’ interno di essa la storia di una donna combattuta tra il rispetto delle convenzioni sociali e l’ aspirazione a una vita sentimentalmente e socialmente più libera. Katja Kabanova, la protagonista, è quindi animata dagli stessi sentimenti che sconvolgono la vita di Emma Bovary e Anna Karenina. Nella rielaborazione del dramma Janacek mostra fino in fondo le qualità del grande uomo di teatro, costruendo una progressione drammatica avvincente e intensissima. La vicenda si snoda in un’ atmosfera di crescente tensione e fortissimo impatto emotivo, sostenuta da una musica di intensità assolutamente affascinante, con soluzioni di scrittura raffinate e coinvolgenti, sia dal punto di vista strumentale che vocale. Tutta la parte conclusiva dell´opera, a partire dalla tempesta fino al suicidio di Katja, appartiene, insieme al monologo di Emilia Marty che conclude L’Affare Makropoulos, agli esiti massimi del teatro di Janacek, oltre che alle pagine più significative del teatro musicale novecentesco.
In Germania, la grandezza di Janacek fu riconosciuta forse in anticipo, rispetto ad altri paesi. Nel caso di Kát’a Kabanová, la prima esecuzione fuori dai confini cecoslovacchi avvenne a Köln, nel dicembre 1922, sotto la direzione di Otto Klemperer, a un anno dalla prima assoluta e pochi giorni dopo il trionfale successo della prima rappresentazione a Praga. Krzysztof Warlikowski, che la scorsa estate aveva ottenuto un enorme successo con la sua messinscena di Le Grand Macabre ai Münchner Opernfestspiele, ha impaginato un racconto scenico molto scarno ed essenziale nell’ ambientazione, senza gli eccessi scandalistici che caratterizzavano molte delle sue passate regie. La sua messinscena risultava apprezzabile soprattutto per il tono efficace e contenuto, che delineava molto bene l’ atmosfera triste ed opprimente della vicenda tramite una scena spoglia e disadorna e una recitazione dai movimenti scenici molto contenuti. 
Sulla scena, una compagnia di canto scelta con grande cura ha dato una prestazione di eccellente livello vocale e attoriale. Corinne Winters, quarantaduenne soprano nativa del Maryland che due estati ha interpretato con grandissimo successo questa parte a Salzburg, ha impersonato la protagonista mettendo in evidenzia qualità vocali e drammatiche di prim’ ordine. Oltre a uno strumento vocale di bella qualità per colore ed espansione, tecnicamente amministrato assai bene, la cantante americana possiede una personalità interpretativa di assoluto rilievo e ha reso efficacemente tutte le sfumature della figura di questa sorta di Emma Bovary slava, culminando in una scena finale interpretata con straordinaria intensità. Eccellente anche la prova del giovane mezzoprano croato Erna Pongrac, assai efficace nell’ evidenziare la carica erotica e la disinvoltura sentimentale di Warvara. Violeta Urmana ha dato una ulteriore dimostrazione del suo carisma nella sua raffigurazione scenica e vocale della oppressiva suocera Kabanicha. Tra le voci maschili, Pavel Černoch era un Boris di bella voce e fraseggio assai centrato, così come l’ altro tenore principale James Ley, che ha tratteggiato un ritratto scenico e vocale efficacissimo del seduttore Kudrjasch, l’ amante di Warvara. Molto bravi anche i due tenori caratteristi, John Daszak che impersonava Tichon, il marito di Katja, debole di carattere e succube della madre, e Thomas Mole nel ruolo di Kuligin, che è di una certa importanza soprattutto nella scena iniziale dell’ opera. Ottima anche la prova del giovane basso svizzero Milan Siljanov, uscito dall’ Opernstudio della Bayerische Staatsoper e che qui impersonava Dikoj, lo zio di Boris,  prepotente e tirannico nei confronti del nipote. Il tutto era splendidamente messo in evidenza dalla direzione orchestrale di Marc Albrecht, sessantunenne musicista nativo di Hanover che a livello internazionale è conosciuto soprattutto come autorevole interprete del repertorio moderno e contemporaneo e che ha tenuto perfettamente in pugno lo svolgimento dell’ azione drammatica, dimostrando una ottima consapevolezza stilistica e ottenendo colori raffinati e sonorità di grande bellezza dalla Bayerische Staatsorchester, che ha messo in mostra tutta la sua alta qualità esecuziva alla pari del coro preparato, per questa produzione, da Franz Obermair. Alla fine, successo trionfale per tutti gli interpreti in un teatro praticamente esaurito, per uno spettacolo di livello assolutamente degno di un grande teatro internazionale. Foto ©Geoffroy Schied