Pistoia, Teatro Manzoni – Concertistica al Manzoni 2024/25
“L’orchestra dell’Ospedale della Pietà”
Les Musiciennes du Concert des Nations
Direttore Jordi Savall
Primo violino Alfia Bakieva
Voce recitante Olivia Manescalchi
Antonio Vivaldi: Il Proteo, o sia Il mondo al rovescio – Concerto per violino, violoncello, archi e basso continuo in fa maggiore RV 544; Concerto per due violini, violoncello, archi e basso continuo in re minore RV 565; Concerto per quattro violini, violoncello, archi e basso continuo in si minore – RV 580; Le Quattro Stagioni – Concerti per violino, archi e basso continuo op. 8 n. 1-4
Pistoia, 7 marzo 2025
Il concerto di venerdì scorso, inserito nella 20esima stagione concertistica al Teatro Manzoni, alla vigilia dell’8 marzo e vista la presenza di un’orchestra femminile, ha presentato particolari caratteristiche. Protagoniste della serata «Les Musiciennes du concert des Nations» le quali [secondo la dichiarazione del direttore Jordi Savall] «si ispirano all’orchestra dell’Ospedale della Pietà ai tempi di Vivaldi». In sostanza non il classico concerto monografico ma un autentico progetto: «sotto la mia guida e quella di Alfia Bakieva, lavoreremo per condurre l’ensemble lungo i sentieri dell’eccellenza, della scoperta e della condivisione».
Il musicista catalano lo definisce “Ospedale musicale del XXI secolo” in cui «accogliere le migliori musiciste [da tutto il mondo] che suonano strumenti d’epoca […] con l’obiettivo di dare vita a un nuovo spazio esclusivamente femminile di incontro musicale, ricerca, studio […] dal periodo pre-vivaldiano ai primi anni del Romanticismo». Venendo alla serata: la maggior parte del pubblico, dopo essere stato ‘colpito’ da un bel colpo d’occhio, ha apprezzato la bellezza del programma, mentre ai più attenti non è sfuggita l’intenzione del direttore e delle musiciste di proiettarsi verso un’interpretazione scevra di clichés tradizionali. Già l’inizio con Il Proteo, o sia Il mondo al rovescio ha messo in evidenza la raffinatezza della scrittura contrappuntistica in cui il virtuosismo (inteso nella sua accezione etimologica) della Bakieva riusciva a coinvolgere l’ensemble in una relazione dialogica, mentre con la violoncellista Bianca Riesner il rapporto si orientava verso un’imitazione più elettrizzante. La direzione di Savall, in tutto il programma, ha mostrato una lettura esegetica delle partiture, pur con qualche ‘concessione’ all’orchestra nel suonare più cameristicamente, valorizzando ogni singola musicista.
Con i due concerti successivi, tratti dalla raccolta L’Estro armonico op. III, come si può intuire dal titolo, occorreva predisporsi a quella dialettica ed equilibrio tra creatività (‘estro’) e razionalità della dottrina compositiva armonica (‘armonico’). Sia nel Concerto in re minore RV 565 che in quello per quattro violini in si minore RV 580, si è potuta apprezzare ancora di più la straordinaria scrittura vivaldiana e le avvincenti idee della concertazione di Savall rinvigorendo le due partiture ed arrivando all’ascolto di dettagli come il rapporto imitativo tra le soliste, il bel fraseggio, il controllato equilibrio nelle entrate del fugato come nel secondo movimento (RV 565), le reiterate progressioni armoniche, il buon equilibrio delle voci e quant’altro, con estrema chiarezza e varietà di colori. Si segnala inoltre l’interessante scelta, per le sfumature timbriche, della realizzazione del continuo affidata ad Albane Imbs (Tiorba e Chitarrone) come la solidità di tutto il gruppo strumentale coinvolto in questa operazione, a parte il pochissimo suono del clavicembalo, probabilmente per la posizione troppo indietreggiata che, soprattutto in alcune sezioni, poteva contribuire a chiarire ulteriormente i fraseggi e le godibili armonie.
La seconda parte ha presentato i celeberrimi Concerti per violino, archi e basso continuo tratti da Il cimento dell’armonia e dell’inventione, op. 8, più conosciuti come Le Quattro Stagioni. Musica a programma, descrittiva, con una insolita declamazione dei Sonetti attraverso la duttile voce di Olivia Manescalchi durante l’esecuzione dell’opera, scelta che ha fatto storcere qualche naso tra i presenti. In sostanza è sembrato si volesse esplicitare quanto è già insito ed esplicitato nella partitura con il risultato, a tratti e probabilmente per ragioni acustiche, di una percezione del testo o di alcune nuances strumentali alquanto flebili. Entrando più nel dettaglio dell’esecuzione è emerso il virtuosismo della Bakieva congiuntamente ad una buona duttilità dell’orchestra che, grazie all’accuratezza di Savall, ha saputo garantire il giusto equilibrio con la solista. La musicista di origine tartara esprime una natura musicale talmente spiccata da renderla una versatile ed intelligente interprete, pertanto può essere sicuramente collocata accanto ai grandi violinisti della sua generazione. Ma se è vero che i simili attirano i simili (similia similibus) abbiamo assistito, da parte di tutte le musiciste, alla condivisione degli stessi intenti ove la ‘maraviglia’ era la condizione necessaria per ottenere successo. Se gli occhi hanno percepito il sorriso, la bella complicità dell’orchestra che vanta la presenza di una baldanzosa gioventù («donne di meno di 39 anni») il risultato complessivo è stato quello di aver percepito un’altra lettura vivaldiana certamente mutevole e destinata a far parlare di sé.
Il coraggio e la fulgida interpretazione dell’orchestra, nell’affrontare un programma che richiedeva una profonda conoscenza degli stilemi della musica barocca italiana e vivaldiana più nello specifico, unitamente al carisma e grande esperienza musicale di Savall, attraverso questo progetto, lasciano presagire un’altra ‘primavera’ nel far riconoscere la bellezza della musica del prete rosso collocandosi sulla scia di Bach nel trascrivere gli stessi Concerti (RV 565 per organo; RV580 per 4 clavicembali e archi) ed allontanando così il fuorviante giudizio di Stravinskij «On a beaucoup trop loué Vivaldi il est assommant et pouvait recomposer six cents fois le même concerto», ricordato anche dal maestro catalano come “ una certa critica”. La serata si è conclusa con reiterate ovazioni da parte del numerosissimo pubblico per il direttore e l’ensemble decretandone un meritato successo e regalando ai presenti un fuori programma con l’Andante del Concerto per violino, archi in si bemolle, RV583: un autentico gioiello che, attraverso il ‘canto’ della solista e nell’aver resa ‘libera’, da parte di Savall, l’orchestra, era ancora possibile godere dello stupore prodotto da questa radiosa compagine musicale che, nel tempo, impareremo ad amare. Foto Stefano Poggialini