Robin Tritschler & Malcolm Martineau: “Song for Peter Pears”

Lennox Berkeley: “The half-moon westers low”, “The street sounds to the soldiers’ tread”, “He would not stay for me”, “Look not in my eyes”, “Because I liked you better” (“Five Housman Songs Op 14, part 3”); “Rachel”; “Full Moon”, “All that’s past”, “The Moth”, “The Fleeting” (“Songs of the Half-Light Op 65”); Benjamin Britten: “Sonet XVI”, “Sonet XXXI”, “Sonet XXX”, “Sonet LV”, “Sonet XXXVIII”, “Sonet XXXII”, “Sonet XXIV” (“Seven Sonnets of Michelangelo Op 22”); Arthur Oldham: “Under the Pondweed”, “The Herd Boy’s Song”, “Fishing”, “The Pedlar of Spells”, “A Gentle Wind” (“Five Chinese Lyrics”); Richard Rodney Bennett: “Tom O’Bedlam’s Song”; Geoffrey Bush: “Aries: the Ram”, “Gemini: the Twins”, “Taurus: the Bull”, “Cancer: the Crab”, “Leo: the Lio”, “Virgo: the Virgin”, “Libra: the Scales”, “Scorpio: the Scorpion”, “Sagittarius: the Archer”, “Capricorn: the Goat”, “Aquarius: the Water-carrier”, “Pisces: the Fish” (“Songs of the Zodiac”). Robin Tritschler (tenore), Malcolm Martineau (pianoforte), Philip Higham (violoncello), Sean Shibe (chitarra). Registrazioni: 24-26 settembre 2021, Wyastone Estate, Wyastone Leys, Monmouth e 31 ottobre 2021, St Augustine’s Church, Kilburn Park Road, London. 1 CD SIGNUM CLASSICS SIGCD774
Peter Pears è uno di simboli della rinascita musicale britannica del Novecento. Il suo sodalizio – umano e artistico – con Benjamin Britten ha avuto un ruolo centrale nel riportare l’Inghilterra al centro della vita musicale europea dopo oltre un secolo di sostanziale irrilevanza. Non sorprendi quindi che il suo ricordo sia ancora vivo e che resti un modello per tanti giovani artisti d’oltremanica come Robin Tritschler protagonista di questa nuova registrazione Signum Classics dedicata a una raccolta di arie da camera e da concerto scritte per Peter Pears – o in suo onore – da diversi musicisti britannici. Si tratta di una sfida non trascurabile esistendo di questi brani le registrazioni originarie di Pears, spesso con l’insuperabile accompagnamento pianistico di Britten, ma da cui il giovane tenore irlandese esce con grande onore. La voce di Tritschler è più classica di quella di Pears il cui materiale vocale era alquanto particolare come timbro e colore. Qui abbiamo invece una bella voce di tenore lirico dal timbro luminoso e dal canto fresco e spontaneo ma ovviamente dove il confronto si fa impervio e sul terreno dell’accento e dell’interpretazione dove nonostante l’innegabile cura Tritschler non ha – è neppure può avere considerando la giovane età – quelle qualità interpretative in cui Pears emergeva al sommo grado.
La parte pianistica è una sfida altrettanto importante dovendosi confrontare direttamente con Britten e per affrontarla si è chiamato uno dei massimi pianisti accompagnatori dei nostri tempi Malcolm Martineau che se non può risultare vincitore al confronto con il maestro ne esce comunque con grande onore. Completano il gruppo degli esecutori strumentali Philip Higham al violoncello e Sean Shibe alla chitarra.
Il primo ciclo proposto sono i “Five Houseman Song parte 3” composti da Lennox Berkeley nel 1940. Sono la composizione più datata tra quelle proposte, precedente all’affermarsi di Britten e frutto di un momento in cui la musica inglese ancora cercava una sua via. Berkeley era di formazione francese – allievo della Boulanger e amico di Ravel – e questo compare pienamente negli accompagnamenti acquatici di gusto ancora impressionista che caratterizzano la sua scrittura pianistica mentre la linea vocale ha forse caratteri più moderni. Notiamo qui i tratti migliori dell’esecuzione di Tritschler che alla piacevolezza vocale unisce una dizione perfettamente nitida e un’impeccabile senso musicale. Sempre di Berkeley merita una nota il successivo ciclo “Songs of the Half-Light” per canto e chitarra composto per Bears e Julian Bream che si ricollega alla tradizione delle canzoni inglesi per liuto.

Unica composizione di Britten sono i “Sette sonetti di Michelangelo” cantati con impeccabile senso stilistico e giusto slancio espressivo ma un po’ carenti sul piano della pronuncia italiana su ancora il tenore dovrebbe lavorare.
Arthur Oldham ebbe un rapporto complesso con Britten passato da una stretta collaborazione – di fatto fu l’unico allievo diretto di Britten – a violenti contrasti durante le collaborazioni al Festival di Edimburgo. “Five Chinese Lyrics” composti nel 1945 risalgono al periodo della formazione e risentono molto dello stile di Britten anche se la linea è più piana e diretta. Il brano più lungo del programma è “Tom O’Bedlam’s Song” di Rodney Bennett su un’anonima ballata degli inizi del XVII secolo rimasta molto popolare in Inghilterra. Si tratta di una composizione ampia dal taglio decisamente teatrale e dalla scrittura musicale particolarmente ricca – qui è centrale la parte del violoncello eseguita splendidamente da Higham. Tritschler può qui far valere una maturità interpretativa non trascurabile che riesce a dare la giusta tinta espressiva al canto eroico e sublime di questo folle sognatore. La scrittura musicale nel suo taglio teatrale si avvicina allo stile stravinskiano della “The Rake’s progress” cui si accomuna in parte anche per la tematica.Mai eseguita da Pears ma a lui dedicata è l’ultima composizione del ciclo, i dodici “Songs of the Zodiac” composti nel 1990 da Geoffrey Bush su testi del surrealista David Gascoyne. Il ciclo dedicato alla memoria di Pears – scomparso nel 1986 – fu eseguito per la prima volta da Anthony Rolfe-Johnson. Si tratta di piccoli schizzi musicali capaci però di cogliere nella loro brevità il carattere delle figure simboliche dei segni zodiacali. Il linguaggio musicale è nel complesso tonale e testimonia la sopravvivenza in ambito britannico di un legame diretto con il pubblico che nell’Europa continentale le avanguardie avevano in gran parte reciso. Il disco è l’occasione per conoscere un repertorio forse non così vicino alla sensibilità italiana ma che merita un piccolo sforzo di avvicinamento e per conoscere un giovane tenore dotato di qualità che lasciano presagire interessanti sviluppi per il futuro.