Roma, Sala Umberto: “L’uomo dei sogni”

Roma, Sala Umberto
L’UOMO DEI SOGNI
scritto e diretto da Giampiero Rappa
Con
Andrea Di Casa, Elisa Di Eusanio, Elisabetta Mazzullo, Nicola Pannelli
Costumi: Lucia Mariani
Musiche: Massimo Cordovani
Disegno luci: Gianluca Cappelletti
Assistente alla regia: Michela Nicolai
Direttore di scena: Davide Zanni
Scene: Laura Benzi
Organizzazione Rosi Tranfaglia
Roma, 04 marzo 2025
Giocoso, intelligente, sorprendente “L’uomo dei sogni” di Giampiero Rappa. Lo spettacolo conquista con una scrittura intelligente e una regia capace di trasformare un testo complesso in un’esperienza fluida e coinvolgente. La piece teatrale gioca sul sottile confine tra sogno e realtà, sorprendendo il pubblico con risate improvvise, cambi di luce e illusioni sceniche che sovvertono ogni certezza. Quando ci si immerge nella riflessione, una risata o un effetto scenico trasportano lo spettatore in una nuova dimensione. La gestione dei tempi comici e drammatici è equilibrata: il pubblico è colpito dalle risate nei momenti più seri, dai silenzi che aumentano la tensione emotiva, e da effetti sonori e luminosi inediti. Giovanni, il fumettista in crisi interpretato magnificamente da Nicola Pannelli, è un uomo tormentato dai suoi incubi e dai fantasmi del passato, che sembrano prendere vita dai suoi stessi sogni. Pannelli dà voce a un personaggio dalle mille sfaccettature, alternando ironia amara e malinconia struggente. La sua performance rappresenta un uomo che si confronta con le sue paure più intime. Al suo fianco, Elisabetta Mazzullo interpreta Viola, la figlia, che riporta alla luce un mondo sommerso, rivelando la lotta tra il bisogno di riconciliazione e il desiderio di riscatto. La loro interazione è un continuo oscillare tra forza e vulnerabilità, tra amore non espresso e necessità di redenzione, cuore pulsante di uno spettacolo che si muove tra verità e finzione. Ma senza i suoi sogni, Giovanni non lo conosceremmo davvero. E così entrano in gioco Andrea Di Casa ed Elisa Di Eusanio che si completano come ombre e riflessi, incarnando le figure dei sogni di Giovanni: l’uomo nero delle paure, l’uomo bianco delle illusioni, i sogni incatenati che non riescono a fuggire. Sono il doppio che lo sfida, la coscienza che sussurra, le voci che lo tormentano e lo spingono oltre i confini della realtà. Insieme, danno corpo a tutto ciò che in Giovanni resta imprigionato, trasformando la scena in un labirinto di specchi in cui il protagonista si perde e si ritrova. Le luci, tra fredde e calde, si fondono progressivamente con una complessa linearità per sottolineare quel labile confine tra onirico e realtà. Riescono anche a creare atmosfere che trasformano la platea stessa, protagonista di questo gioco in cui lo spettatore è parte integrante della scena. Il momento in cui Giovanni immagina un paesaggio marino, i suoni ne creano l’atmosfera, ma la luce illumina la platea e diventa oceano, riversandosi sulla sala con una potenza emozionale che rende tangibile quel confine tra attore e spettatore. Le sonorità, ora delicate e malinconiche, ora esplosive e incalzanti, accompagnano la narrazione con una sensibilità che rende ogni scena ancora più immersiva, incalzante.  Tutti i personaggi indossano abiti che sono il riflesso del loro mondo, interiore ed esteriore. Come te lo immagineresti l’uomo nero? E l’uomo bianco? Particolarmente affascinanti sono, infatti, gli abiti straordinari dei personaggi nati dalla propria mente: l’uomo nero, l’uomo bianco, o la super eroina-detective creata dalle fantasie di Giovanni, che con il suo abito rosso, irradia forza e lucidità; una figura capace di leggere e decifrare ogni segreto, in contrasto con le incertezze che circondano il resto. Le parasonnie, quegli incubi che sembrano prendere vita nella stanza stessa, diventano così una metafora per l’incapacità di “riposare” davvero, di lasciarsi andare e affrontare le proprie verità interiori. Con un sapiente gioco scenografico, le pareti della casa di Giovanni si trasformano in finestrini di un aereo, in specchi che riflettono sogni e paure, in quinte teatrali che svelano “le verità” nascoste nella sua mente. L’idea di dividere la scenografia in due sezioni, con una parte dedicata ai sogni incorniciata da tende teatrali, è una scelta simbolica interessante, che richiama il cuore dello spettacolo: i sogni esistono grazie alle persone, e il teatro grazie agli spettatori. Rappa stesso ha dichiarato quanto sia fondamentale oggi il teatro come luogo di esperienza innovativa e autentica in un’epoca dominata dal digitale. In un crescendo emozionale, non è facile distinguere il confine tra lo spazio-tempo della realtà e lo spazio-tempo del sogno. La divisione della scena appare così mutevole, fluida e sfumata. L’atmosfera visiva richiama i colori di Edward Hopper, ma con una forte personalità che rende ogni immagine densa di significato. Lo spettacolo ci porta lontano, per poi riportarci indietro con una nuova consapevolezza. “L’uomo dei sogni” è un vero e proprio viaggio nel subconscio del protagonista e una riflessione universale sul confronto con le nostre paure, i sogni non realizzati e le relazioni che ci definiscono. Con una regia sapiente, attori straordinari e una scenografia che trasforma lo spazio in un’illusione visiva e psicologica, lo spettacolo ci invita a riflettere sulla fragilità umana e sulla nostra costante ricerca di significato. Il pubblico si ritrova coinvolto emotivamente, sospeso tra il mondo tangibile e quello onirico, e alla fine, non può fare a meno di portare con sé la sensazione di consapevolezza che nasce solo dall’esperienza del teatro. La riflessione che resta è chiara: a volte, per affrontare la realtà, dobbiamo permetterci di sognare. E così, tra lacrime e sorrisi, “L’uomo dei sogni” lascia un segno, celebrando l’autenticità dell’esperienza teatrale, capace di emozionare e far riflettere, anche molto dopo il calare delle luci. Applausi scroscianti, meritati fino all’ultimo sogno. Photocredit Achille Lepera