Roma, Teatro Parioli Costanzo: “La Prospettiva”

Roma, Teatro Parioli Costanzo
LA PROSPETTIVA
con Massimiliano Bruno e Gianmarco Tognazzi

Scritto e diretto da Massimiliano Bruno
Con Sara Baccarini, Maurizio Lops, Malvina Ruggiano e Alessandra Scalabrini
Musiche Roberto Procaccini
Costumi Monica Rosini
Scenografia Andrea Cecchini
Aiuto regia Filippo Gentile
Assistente alla regia Dafne Montalbano
Disegno luci Beatrice Mitruccio
Organizzazione Giulia Angelini
Produzione Il Parioli Costanzo
Produzione esecutiva Enzo Gentile
Roma, 26 marzo 2025
La prima nazionale di “La Prospettiva” al Teatro Parioli Costanzo ha convinto il pubblico con uno spettacolo che mescola dramma, ironia e una sottile malinconia. La trama, che inizialmente potrebbe sembrare la solita storia di famiglia di cugini che si trovano a fare i conti con un cambiamento improvviso, nasconde temi profondi come il valore del tempo, la paura del cambiamento e il nostro rapporto con il mondo che ci circonda. Con una scrittura che alterna tagliente ironia e tenerezza, Massimiliano Bruno ci regala un’opera che ci fa riflettere sul fatto che, alla fine, cambiare—idee, mondi, prospettive—bpuò fare paura. La drammaturgia di Bruno gioca tra realismo e ironia. I personaggi, familiari ma non troppo, vengono tratteggiati con semplicità, affetto e una giusta dose di cinismo, creando un’atmosfera che ti fa ridere ma anche pensare. Il conflitto principale, ovvero il rifiuto della modernità in favore della terra e della tradizione, si dipana lentamente, ma non senza qualche colpo di scena. Certo, alcuni passaggi sono un po’ troppo rapidi, lasciando la sensazione di voler soffermarsi di più su certe dinamiche, ma nel complesso la trama riesce a coinvolgere ed emozionare. La regia di Massimiliano Bruno è leggera e dolce, capace di mostrarci il mondo attraverso una lente ottimista e serena. Ogni scena sembra accarezzare lo spettatore, trasmettendo una sensazione di leggerezza. Bruno ci invita a guardare la realtà con occhi positivi, come se ogni difficoltà potesse essere superata con un sorriso e una buona dose di umanità. Scenografia e luci, vero punto di forza dello spettacolo, non si limitano a illuminare, ma raccontano visivamente il passaggio dal giorno alla notte, dal presente al passato, dalla vita tranquilla alla tempesta di emozioni che sta per travolgere i personaggi. Particolarmente apprezzate le proiezioni artistiche sulle pareti della casa dei Jorio, che spazzano da Van Gogh a Picasso fino ad Antonioni. Non ci si aspettava un viaggio nell’arte. Qui entra in gioco il concetto di otium: il tempo libero che ti fa apprezzare l’arte e la bellezza, proprio come i Jorio, che si troveranno a vivere un “sogno artistico”. La scenografia continua a sorprendere fino alla fine, lasciandoci senza fiato. La parte finale mi ha ricordato la scenografia di Ronconi per Il Pasticciaccio del 1996, con la sua capacità di creare un ambiente che evolve e travolge, mantenendo il pubblico completamente coinvolto. Ogni attore ha catturato l’essenza del proprio personaggio. Gianmarco Tognazzi, nei panni di Sasà, si fa sorridere e commuovere con ogni battuta, dando vita a un personaggio che mescola tragicità e comicità in un perfetto equilibrio. Maurizio Lops, nel ruolo di Zì Prete, è il solitario che non si smentisce mai, rifugiandosi nelle lamentele e nelle preghiere. Massimiliano Bruno, non si risparmia nemmeno nella recitazione, apparendo delicato con battute semplici e realistiche. E poi c’è Malvina Ruggiano, nei panni di Belinda, la donna misteriosa che arriva con la sua proposta di cambiamento. Il suo tailleur rosso non passa certo inosservato: la scelta cromatica del rosso è un chiaro segnale che qualcosa sta per scuotere l’equilibrio della famiglia Jorio. E se questo non sarà abbastanza, il suo personaggio si rivelerà il catalizzatore di un cambiamento che nessuno si aspettava. Anche Donna, interpretata da Sara Baccarini, come gli altri personaggi, è alla ricerca di un riscatto. La sua salvezza giunge attraverso lo studio e l’arte, che la aiuteranno a scoprire sé stessa e a liberarsi da un matrimonio “cieco”. La vera sorpresa arriva con Belinda, che con il suo abito rosso ed elegante, quasi diabolico, sembra sconvolgere l’equilibrio familiare. Ma forse è proprio lei a far scattare in Donna la fiamma, il desiderio di cambiare davvero. E anche grazie a lei, Donna inizia a sognare un viaggio che la porterà a Bilbao, New York, Amsterdam… Dove finalmente avrà l’opportunità di vedere i suoi studi d’arte dal vivo, di iniziare a “vedere”. La sua trasformazione non è solo esteriore, ma soprattutto interiore: Donna comincerà a vedersi bella, attraente e meritevole di felicità, prima di tutto per sé stessa. Curiosa la scelta del nome, che, inizialmente, attraverso l’abbigliamento di Donna, sembra spersonalizzarla, ma che, nel corso della trama, diventa il simbolo di una vera e propria evoluzione del suo personaggio. E poi c’è la musica. Quando si sentono le note di “Please, Please, Please, Let Me Get What I Want” dei The Smiths e “One Love” di Bob Marley, si pensa già che qualcosa sta per scatenarsi. Forse non sempre in sintonia con il resto della narrazione, ma l’energia delle canzoni rispecchia bene la freschezza giovanile della messinscena. Il momento più toccante arriva quando Sol canta “Volta la carta” di Fabrizio De André, facendo esplodere un’intimità che ti fa sentire come se stessi entrando in contatto con la loro anima. La scrittura, la regia, la scenografia e le performance ci invitano a guardare il cambiamento da una nuova prospettiva (appunto) e, chissà, magari a decidere di cambiare anche noi un po’ di più. O, almeno, a guardare la vita da un angolo differente. Applausi sinceri fino alla fine. Lo spettacolo è in scena al Teatro Parioli Costanzo fino al 6 aprile. Photocredit Teatro Parioli Costanzo