Roma, Teatro Quirino Vittorio Gassman
L’INFERIORITA’ MENTALE DELLA DONNA
di Giovanna Gra
liberamente ispirato al trattato “L’inferiorità mentale della donna” di Paul Julius Moebius
con Veronica Pivetti ed Anselmo Luisi
colonna sonora e arrangiamenti musicaliAlessandro Nidi
costumi Nicolao Atelier Venezia
luci Eva Bruno
regia GRA&MRAMOR
Roma, 05 marzo 2025
Immagina un mondo in cui le donne sono considerate “fisiologicamente deficienti” per secoli. Com’è che ci siamo arrivate? Un’idea che fa venire voglia di ridere… e poi piangere. Questo è il cuore di L’Inferiorità Mentale della Donna, uno spettacolo che fa un tuffo nelle più assurde teorie scientifiche e filosofiche di un passato davvero poco brillante. Il tutto con un bel tocco di ironia, satira sociale e un po’ di sano cinismo. E chi meglio di Veronica Pivetti per dare vita a questa follia? Nel ruolo di una moderna Mary Shelley, è lei la guida in questo viaggio surreale, aiutata dalla musica di Alessandro Nidi. Lo spettacolo si ispira al controverso (e a tratti esilarante) libro di Paul Julius Möbius, L’Inferiorità Mentale della Donna, che, con il suo linguaggio pseudo-scientifico, ha sparso veleno misogino per decenni. Pronti per un’osservazione d’epoca? “Capelli lunghi, cervello corto.” Parola del medico tedesco. Un sorriso amaro, certo, ma ci fa davvero riflettere sulla mentalità di un tempo. Ma solo di quel tempo? E se non fosse già abbastanza, arriva Cesare Lombroso, che si lancia con dichiarazioni che sembrano uscite da un romanzo horror: le donne sarebbero “menzognere” e addirittura “omicidi”. Veronica Pivetti, in questo contesto, non si limita a recitare. La sua bravura sta nel rendere un linguaggio molto forbito coinvolgente. Con il suo talento riesce a farci ridere delle assurdità del passato, ma anche a farci riflettere.
E quando, a metà spettacolo, si mette a misurare l’indice cefalico del pubblico come parodia delle tecniche scientifiche di un tempo, non possiamo fare a meno di sorridere e sentirci un po’ complici di questo gioco folle. Alessandro Nidi, con la sua musica che accompagna ogni emozione, arricchisce l’atmosfera. Non ha bisogno di dire una parola: il suo corpo, la sua batteria, i suoni che crea, sono parte integrante di una performance che non ha paura di essere un po’ surreale. Tra una risata e l’altra, Pivetti regala anche momenti di grande intensità, dove canta canzoni come Sei Bellissima di Loredana Bertè o La Vie en Rose di Édith Piaf, non solo cantando, ma interpretandole in modo che ogni parola ci colpisca come un pugno nello stomaco. La scenografia non è la protagonista, ma le luci fanno il loro lavoro, creando quell’atmosfera inquietante che ci fa sentire come se fossimo sospesi tra passato e presente. E i costumi, che mescolano il vintage con tocchi moderni, ci ricordano che, purtroppo, certe idee non sono poi così lontane. La batteria in scena? Un richiamo alla nostra realtà, a un presente in cui le vecchie teorie non sono così archiviate come pensiamo.
La parte più potente dello spettacolo? Quando Veronica Pivetti srotola un lenzuolo bianco, su cui compaiono frasi come: “E’ stato assolto perché nel momento dell’omicidio lei indossava la gonna corta”. Un silenzio tombale cala sulla sala, mentre il pubblico si rende conto che queste giustificazioni, purtroppo, sono ancora vive. E poi arriva il colpo di scena finale: quando Pivetti chiude la sua valigia e la lascia al centro del palco, ci dice tutto con un semplice gesto. Basta. Lo spettacolo, tutt’altro che banale, si conclude con applausi che non sono solo di apprezzamento per l’interpretazione, ma anche di riflessione, perché ci porta a pensare su quanta strada, purtroppo, non abbiamo ancora fatto. L’uscita di Pivetti con una maglia bianca che celebra il “femminismo” è il colpo finale, che ci lascia con un messaggio chiaro e forte.
Roma, Teatro Quirino Vittorio Gassman:” L’inferiorità mentale della donna”
