Torino, Teatro Regio Stagione d’opera 2024 – 2025
“RIGOLETTO” (cast alternativo)
Melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave, dal dramma “Le roi s’amuse” di Victor Hugo.
Musica di Giuseppe Verdi
Il duca di Mantova ORESTE COSIMO
Rigoletto DAVID CECCONI
Gilda DANIELA CAPPIELLO
Sparafucile LUCA TITTOTO
Maddalena VETA PILIPENKO
Giovanna SIPHOKAZI MOLTENO*
Il conte di Monterone EMANUELE CORDARO
Il cavaliere Marullo JANUSZ NOSEK*
Matteo Borsa DANIEL UMBELINO*
Il conte di Ceprano TYLER ZIMMERMAN*
La contessa di Ceprano ALBINA TONKIKH*
Un usciere di corte ALESSANDRO AGOSTINACCHIO
Un paggio CHIARA MARIA FIORANI
*Membro del Regio Ensemble
Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino
Direttore Nicola Luisotti
Maestro del coro Ulisse Trabacchin
Regia Leo Muscato
Scene Federica Parolini
Costumi Silvia Aymonino
Luci Alessandro Verazzi
Nuovo allestimento Teatro Regio di Torino
Torino, 1 marzo 2025
Rigoletto è opera che si è vista e ascoltata le decine di volte e che, con gli interpreti giusti, ci conquista fin da questa o quella, per proseguire con caro nome, tutte le feste al tempio e trionfare con i bis della vendetta e della donna è mobile. C’è poi un ultimo atto “da sballo” che si dispiega come vela maestra sull’intera produzione operistica, non solo del suo autore. Non è per la canzonetta scanzonata del Duca ma grazie al sovrumano quartetto e agli altrettanto formidabili insiemi che racchiudono l’automicidio e la morte di Gilda. I mezzi utilizzati da Verdi sono semplici, essenziali e insostituibili. Non una nota in più e neppure una sillaba trascurata o fraintesa. Dall’arido deserto di Maddalena, del Duca e di Sparafucile emerge il cuore del poeta col sacrificio d’amore di Gilda e il disperato rimorso paterno. Verdi costruisce, pur se con fatica, il sorprendente risultato. Forza Piave, con pressanti imposizioni, a “togliere e limare” per concentrarsi sull’essenziale.
Verdi nel 1852, data della prima veneziana dell’opera, ha 39 anni e segna un punto di non ritorno, non solo alla sua produzione futura. Assodato che la musica e il dramma sono costruiti sull’essenziale, a discapito del sovrappiù, la messa in scena dovrebbe prenderne atto e attenersi a criteri di severa necessità. Dalla sovrabbondanza dell’inutile, deriva l’insoddisfazione che ricaviamo dalla regia di Leo Muscato. Troppa gente e troppo movimento sul palco anche quando, più opportunamente, si sarebbe potuto approfittare di suggestioni “fuori scena”, come per l’orgia del primo atto. Il bordello, con annessa fumeria d’oppio, fraintende un ultimo atto che la musica vorrebbe incentrato sulla dialettica espressione di forti e contrastanti sentimenti individuali. L’inutile ha poi aspetti grotteschi e risibili: la statua della madonna con annesse candeline votive; la parata di lettini del dormitorio (sic!) di Gilda; la gipsoteca dannunziana della camera del Duca; la sfilata di scale a pioli, come per turchi all’assalto di Vienna, nel rapimento di Gilda. Il tutto, seppur
inopportuno, è allestito, con un apprezzabile e lodevole mestiere, su una piattaforma rotante che fluidifica e facilita lo svolgersi dei fatti. Su di essa le scene di Federica Parolini, sotto le fantasiose luci di Alessandro Verazzi, si rivestono di fascinosi colori notturni. I costumi di Silvia Aymonino, con gran varietà e assoluta perizia, contribuiscono all’anacronistica ambientazione protonovecentesca, per cui non si può non dubitare che la festa iniziale, per rimanere in ambito verdiano, sia in casa di Violetta piuttosto che alla corte di Mantova. Nicola Luisotti mostra tanta sagacia e provata esperienza da guidare con efficacia e positività l’intera serata. L’equilibrio fossa-palcoscenico è sempre raggiunto, anche quando qualche disallineamento ritmico o tonico incombe. Gli accelerando e i decibel eccessivi, espressi dall’ottima Orchestra, si fanno funzionali a schivar ostacoli e ad ottenere una buona qualità complessiva dell’esecuzione. I complessi del Teatro
Regio: Orchestra e Coro, hanno quindi ben meritato gli applausi che il gran pubblico presente gli ha tributato, sia nel corso che alla fine della recita. Il maestro Ulisse Trabacchin ha saputo dare ai suoi coristi, pur nel gran guazzabuglio scenico in cui dovevano agire, la necessaria sicurezza tecnica e la saldezza psicologica necessarie. Non sono certamente i tempi per un facile allestimento di cast verdiani. Ovunque se ne tentano ma, pur dove i budget disponibili sono generosi, i risultati complessivi possono rivelarsi non del tutto soddisfacenti. Questo secondo cast del Regio, è risultato complessivamente omogeneo e di discreto livello. David Cecconi ci offre un Rigoletto chiaro e sfogato, forse più giullare nervoso che padre affettuoso. La parola verdiana indubitabilmente c’è, ma la sommarietà e la risolutezza espressiva paiono più occhieggiare a un repertorio verista che non al Verdi della trilogia. Oreste Cosimo, annunciato, ad inizio recita, con lieve indisposizione, ha saputo
ben mascherare l’inconveniente. La voce ha bel timbro e, seppur di limitata proiezione, si mostra complessivamente omogenea, ritenuta nello squillo e ben centrata sugli acuti, che, pur affrontati con discontinuità per salto di registro, suonano sempre ben presi e corretti. Agisce, da Duca, perfetto e credibile, anche grazie all’aitante figura, adattissima al ruolo, e all’innata disinvoltura accentuata dal bianco abito da perdinotte contemporaneo. Daniela Cappiello riporta Gilda all’ingenua ragazzina, ospite del ricovero religioso a cui è forse stata forzata dalla morte della madre e dal mestiere del padre. La flebile voce, che agli inizi sconta certamente qualche attimo
di timidezza, si rafforza man mano, fino a rinsaldarsi in un ardito Caro Nome, giocato con brillante leggerezza e gusto. Con un peso vocale più consono al canto d’agilità, affronta comunque con sicurezza il Tutte le feste al tempio e il taglio più lirico e patetico del personaggio nelle scene finali. Luca Tittoto, ha tutte le carte in regola per un apprezzabile Sparafucile. Vera Pilipenko, in un costume troppo azzardato e criticabile, con voce calda e profonda disegna un’intrigante Maddalena. Gli altri del cast, fissi in tutte le recite, con professionalità sicura ed affidabile garantiscono la buona riuscita della recita che, dal pubblico, ottiene convinte approvazioni. Per questa produzione di Rigoletto, il Teatro Regio, con evidente soddisfazione, segnala da settimane il “tutto esaurito”, fatto che rallegra pure gli appassionati sempre in apprensione per le sorti presenti e future del loro teatro. Repliche fino all’11 marzo
Torino, Teatro Regio: “Rigoletto” (cast alternativo)
