Bologna, Teatro Comunale Nouveau: “Un ballo in maschera”

Bologna, Teatro Comunale Nouveau, Stagione Opera 2025
UN BALLO IN MASCHERA
Melodramma in tre atti su libretto di Antonio Somma tratto da Gustave III ou Le bal masqué di Eugène Scribe
Musica di Giuseppe Verdi
Riccardo FABIO SARTORI
Renato AMARTUVSHIN ENKHBAT
Amelia MARIA TERESA LEVA
Ulrica SILVIA BELTRAMI
Oscar SILVIA SPESSOT
Silvano ANDREA BORGHINI
Samuel ZHIBIN ZHANG
Tom KWANGSIK PARK
Primo giudice CRISTOBAL CAMPOS MARTIN
Un servo d’Amelia SANDRO PUCCI
In collaborazione per le azioni sceniche con la Scuola di Teatro di Bologna “Alessandra Galante Garrone”
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Riccardo Frizza
Maestro del Coro Gea Garatti Ansini
Regia Daniele Menghini
Scene Davide Signorini
Costumi Nika Campisi
Luci Gianni Bertoli
Nuova Produzione del Teatro Comunale di Bologna
con Teatro Regio di Parma e Fondazione Rete Lirica delle Marche
Bologna, 13 aprile 2025
Dal minuscolo boccascena di Busseto alle larghe fauci del Nouveau, quasi un orizzonte. Ma l’allestimento di Davide Signorini, molto chic, ci si accomoda placidamente. Mentre la regia fa i conti con il nuovo cast. Daniele Menghini, regista baciato dal sense of humor, ridimensiona il suo Riccardo da icona queer a simpatico ed eccentrico golosone. Dopo la lattina di Coca-Cola, già bussetana, compare una candida fetta di torta, che Oscar distrattamente rovescia sull’austero completo scuro di Renato: ecco in una trovata lo scontro fra i due mondi, quello frivolo e leggero del protagonista contro quello sobrio e severo del suo migliore amico nonché prossimo assassino. Naturalmente ci sono anche trovate non altrettanto folgoranti (la vampiresca biacca sul volto nel duettone, per esempio), e qualche registico cliché (come il completo sartoriale, anche la citazione al teatro elisabettiano non può mancare: almeno è l’occasione per Nika Campisi di sbizzarrirsi con la matericità sofisticata dei suoi costumi), ma lo spirito non manca mai e almeno non ci si annoia. Fabio Sartori, protagonista, cala sul tavolo una voce di ampie proporzioni, di solidità innegabile, dal timbro morbido e dallo smalto che riluce squillante. Non sarà poco, anzi nel panorama odierno è un fatto più unico che raro, ma è tutto qui: perché il fraseggio e l’espressione non vanno invero molto di là dal generico. Maria Teresa Leva, in sostituzione dell’annunciata Anastasia Bartoli, canta con bel timbro fresco e luminoso, che risulta forse solo un po’ asciutto nel registro grave. Un appunto stilistico: nella frase “Il feroce decreto mi vuol parte ad un’opra di sangue!” declamare adrianescamente l’ultima parola è quantomeno un azzardo. Amartuvshin Enkhbat sfodera il solito timbro glorioso, morbido, avvolgente. Potrebbe esser tacciato di sacrificare l’espressione alla sovrana eleganza della frase musicale: al contrario, pare a chi scrive che il cantante interni l’espressione al canto, come sempre dovrebbe essere. Silvia Beltrami è un’Ulrica esemplare: per la maniacale cura alla bellezza del suono, sempre femminile e mai sporcato da eccessi volgari o artefatti rigonfiamenti, e per la straordinaria chiarezza della dizione. Un canto elegante, raffinato, di grande scuola, che parrebbe modellato sulla mitica Ebe Stignani: uno stile ormai tragicamente vinto dalle dilaganti affermazioni di mezzosoprani di scuola tedesca e slava. Brillante, agile e luminosa Silvia Spessot come Oscar, un personaggio capitale destinato forse a non tradire mai del tutto il suo mistero. Completano il cast l’ottimo Silvano di Andrea Borghini; Zhibin Zhang e Kwangsik Park, due congiurati vocalmente non sovrastanti; bene il Giudice di Cristobal Campos Marin e il servo d’Amelia di Sandro Pucci. Riccardo Frizza dirige i complessi bolognesi con saldo mestiere: energico, netto e limpido. La sua lettura ha forse il limite di risultare, nel complesso, piuttosto prosaica: di quell’estasi, di quella levità, di quell’elasticità, di quella complicità che rendono il Ballo irresistibile resta ancora appetito all’ascoltatore. Foto Andrea Ranzi