Napoli, Teatro di San Carlo: “La fanciulla del West”

Napoli, Teatro di San Carlo, Stagione d’opera e danza 2024/25
“LA FANCIULLA DEL WEST”
Opera in tre atti su libretto di Guelfo Civinini e Carlo Zangarini, dal dramma The Girl of the Golden West di David Belasco

Musica di Giacomo Puccini
Minnie ANNA PIROZZI

Jack Rance GABRIELE VIVIANI
Dick Johnson MARTIN MUEHLE
Nick ALBERTO ROBERT
Ashby MARIANO BUCCINO
Sonora LEON KIM
Sid LODOVICO FILIPPO RAVIZZA
Trin ANTONIO GARÉS
Bello CLEMENTE ANTONIO DALIOTTI
Harry GREGORY BONFATTI
Joe SUN TIANXUEFEI
Happy PIETRO DI BIANCO
Larkens LORENZO MAZZUCCHELLI
Billy Jackrabbit SEBASTIÀ SERRA
Wowkle ANTONIA SALZANO
Jack Wallace GABRIELE RIBIS
José Castro YUNHO KIM
Un postiglione MICHELE MADDALONI
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Direttore Jonathan Darlington
Maestro del Coro Fabrizio Cassi
Regia, Scene, Costumi Hugo De Ana

Regia ripresa da Paolo Vettori
Luci Vinicio Cheli riprese da Virginio Levrio
Projection Designer Sergio Metalli
Produzione del Teatro di San Carlo in coproduzione con ABAO Bilbao Opera

Napoli, 19 aprile 2025
Arriva, al San Carlo, La fanciulla del West: dramma amoroso di Puccini su libretto di Civinini e Zangarini, tratto da The Girl of the Golden West del drammaturgo statunitense David Belasco. L’allestimento scenico, disegnato dal regista Hugo De Ana, restituisce poeticamente l’ambientazione western, entro cui la storia d’amore tra Minnie e il bandito Johnson-Ramerrez è fatalmente innestata. Ciò accade attraverso una ricostruzione didascalica e caratteristica del «selvaggio west»: dall’elementarità della «Polka», il saloon dell’atto primo, alla stanzetta di Minnie dell’atto secondo: una poetica casupola in legno, contrassegnata visivamente ed esteticamente da un «descrittivismo» scenico dettagliato: tegami, bacili, pentole, lanterne e lampade a olio, bottiglie di bevande alcoliche, tovaglie a quadri: una scenografia western «pittoresca», anche caratterizzata da un enorme mulino a vento «americano» e da costumi ugualmente caratteristici, disegnati dal regista medesimo. Le strutture in legno, inoltre, sembrano emergere da fondali paesaggistici – progettati da Sergio Metalli – riproducenti, attraverso proiezioni di immagini «in movimento», le montagne della Sierra californiana; poetiche sono le gradazioni grigio-bluastre della bufera di neve e quelle rossastre del tramonto: un’atmosfera generale pressoché «favolistica», e determinata da luci calde e soffuse (di Vinicio Cheli, riprese da Virginio Levrio). Al regista, occorre riconoscere un’opportuna gestione e distribuzione sceniche delle masse corali, che – preparate da Fabrizio Cassi – concorrono alla creazione, soprattutto nell’atto primo, dell’atmosfera western, tra minatori e bevitori di whisky. De Ana – attraverso un disegno registico ripreso da Paolo Vettoririesce a evidenziare i tormenti emotivi dei personaggi, costringendo sovente l’azione in spazi ristretti o su di un «piano scenico» secondario, come quello della casetta di Minnie. La regia, a volte, prevede una successione simultanea delle scene, ma, nonostante questo elemento vivacizzante, resta anche caratterizzata da un’artificiosità scenica – ravvisabile in gesti inevitabilmente retorici, come uno sfoderamento pressoché costante di fucili e rivoltelle. Alla testa dell’Orchestra del San Carlo, Jonathan Darlington. Convince l’attenzione che egli pone alla potenza «teatrale» della scrittura strumentale – dando risalto all’energica espressività del preludio, all’evocazione sonora estremamente suggestiva delle scene paesaggistiche e alla caratterizzazione «atmosferica» dei momenti cruciali dell’opera, soprattutto quelli dell’atto secondo: dal fervore del duetto amoroso della Fanciulla con Johnson-Ramerrez alla concitazione della partita a poker di Minnie con Jack Rance. L’essenziale materiale vocale viene frequentemente potenziato dalla variegata scrittura orchestrale, determinata anche da organici e frequenti «riferimenti al teatro wagneriano» (come ricordava, peraltro, Michele Girardi nel saggio Il Novecento secondo Puccini / La fanciulla del West, inserito nel programma di sala del teatro lirico napoletano). Nel ruolo della Fanciulla, Anna Pirozzi. Il soprano presta alla sua Minnie un comportamento vocale teatralmente «declamatorio»: la parola viene vivacizzata e, all’occorrenza, resa efficacemente nervosa nei momenti di «abbandono» sentimentale – come accade nell’atto secondo, nei «duetti» della giovane con l’amato Johnson, caratterizzati anche da «passaggi» emotivi drammaticamente efficaci: dalla tenerezza allo sdegno («Oh, se sapeste» / «Vieni fuori!…»). Ciò consente alla cantante-attrice di poter costruire un ritratto psicologico «complesso» e stupendamente umano della Fanciulla: «scherzosa» e «malinconica» (come da libretto), e che riesce a gestire emozioni contrastanti e momenti vocali estremi. Una profondità espressiva è, inoltre, ravvisabile anche nelle frasi sceniche «parlate» – come «Non farti sentire. È geloso, Jack Rance…», nell’atto secondo. Sì, Rance è geloso, e a interpretarlo è Gabriele Viviani. Il baritono è padrone di una voce corposa ed espressivamente declamante – come nell’atto primo, nel duetto con Minnie. Un fraseggio vigoroso, intriso di senso «teatrale», consente al cantante di dare risalto alla «crudeltà» dello sceriffo, paradigmatica di una personalità «scellerata»: la collera, che tormenta il personaggio per il sentimento amoroso non corrisposto, viene risolta sardonicamente (come accade nell’atto secondo, nel duetto con la Fanciulla: «Che c’è di nuovo, Jack? – Non sono Jack…» / «Una partita a poker! – Come l’ami!…»): un’ottima prova anche attoriale, dunque. Parimenti convincente Martin Muehle: egli garantisce al suo Dick Johnson un opportuno temperamento teatrale, che consente al tenore di poter metaforicamente impersonare la potenza redentrice dell’amore. Ciò è ravvisabile nell’aria dell’atto terzo «Ch’ella mi creda libero e lontano», affrontata con uno slancio lirico fortemente espressivo. «Fierezza», «alterigia», frequente esaltazione emotiva: le varie didascalie della partitura vengono drammaticamente restituite, e concorrono a dare risalto alla declamazione della voce, affrontata con appropriatezza stilistica. Volume vocale ragguardevole e brillantezza del colore timbrico consentono, dunque, una risoluzione scenica del ruolo davvero notevole. Convincono anche le prove vocali e interpretative degli attori-cantanti che, soprattutto nell’atto primo, riescono opportunamente a partecipare alla creazione dell’atmosfera western: Alberto Robert (Nick), Mariano Buccino (Ashby), Leon Kim (Sonora). Completano ottimamente il cast: Lodovico Filippo Ravizza (Sid), Antonio Garés (Trin), Clemente Antonio Daliotti (Bello), Gregory Bonfatti (Harry), Sun Tianxuefei (Joe), Pietro Di Bianco (Happy), Lorenzo Mazzucchelli (Larkens), Sebastià Serra (Billy Jackrabbit), Antonia Salzano (Wowkle), Gabriele Ribis (Jack Wallace), Yunho Kim (José Castro), Michele Maddaloni (Un postiglione). In definitiva, questa Fanciulla è stata accolta con vivo entusiasmo da un pubblico estremamente eterogeneo, composto anche da turisti. Foto Luciano Romano