Pompei, Parco Archeologico
RITROVATO UN RILIEVO FUNEBRE MONUMENTALE
01 aprile 2025
La scoperta si colloca in un’area di straordinario interesse topografico e storico, al confine tra il tessuto urbano e il paesaggio sepolcrale esterno, dove la monumentalizzazione delle tombe divenne, tra la fine del II e il I secolo a.C., veicolo privilegiato per l’autocelebrazione delle élites locali. La tomba da cui proviene il rilievo pare inserirsi pienamente in questa dinamica di visibilità sociale, ponendosi non solo come luogo di memoria individuale o familiare, ma come affermazione tangibile di status e appartenenza civica. Il linguaggio formale adottato — arcaizzante ma non privo di accenti naturalistici — e la scelta della scala monumentale delle figure sembrano riflettere una volontà programmatica di ancorarsi a una romanitas ideale e antica, pur parlando a un pubblico coevo immerso in una realtà culturale profondamente contaminata da apporti italici, greci e orientali. In questo senso, la figura femminile riveste un interesse peculiare: la possibilità che si tratti di una sacerdotessa, identificabile grazie agli attributi scolpiti, apre nuove prospettive sulla partecipazione delle donne ai culti pubblici e sull’iconografia del potere rituale al femminile nella Pompei preromana e repubblicana. Il contesto della necropoli di Porta Sarno continua così a rivelarsi un laboratorio privilegiato per lo studio dei riti funerari, della stratificazione sociale e delle forme di autorappresentazione in età romana. Non è un caso che proprio nella medesima area sia stata rinvenuta, nel 2021, la tomba di Marco Venerio Secundio, altro importante tassello nel mosaico della Pompei multiculturale.
L’approccio adottato, integrato tra ricerca archeologica, analisi antropologiche e tecnologie di indagine avanzate, risponde a una visione della tutela e valorizzazione del patrimonio come processo continuo, dove il dato materiale è costantemente interrogato alla luce di nuove domande storiografiche. L’inserimento del rilievo all’interno della mostra “Essere donna nell’antica Pompei” — la cui curatela si preannuncia attenta alle più recenti istanze di rilettura del mondo antico in chiave di genere — rappresenta un esempio virtuoso di connessione tra scavo e narrazione museale, tra ricerca sul campo e fruizione pubblica. La scelta di esporre l’opera in fase di restauro, inoltre, si colloca nel solco di una museologia partecipativa, che rende trasparenti le pratiche di conservazione e consente al visitatore di assistere in tempo reale alla restituzione di un bene alla sua leggibilità formale. La sinergia tra il Parco Archeologico di Pompei e l’Universitat de València si conferma, infine, modello operativo per la ricerca interdisciplinare e internazionale in ambito vesuviano. Il rilievo di Porta Sarno, nella sua imponenza e nel suo silenzioso dialogo tra memoria e materia, si candida a diventare una delle testimonianze più emblematiche della Pompei che fu e della Pompei che ancora oggi continua a essere indagata, interpretata, svelata.