Roma, Scuderie del Quirinale: “Barocco Globale. Il mondo a Roma nel secolo del Bernini”

Roma, Scuderie del Quirinale
BAROCCO GLOBALE. IL MONDO A ROMA NEL SECOLO DI BERNINI
Curata da Francesca Cappelletti e Francesco Freddolini
realizzata con la collaborazione della Galleria Borghese, delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini, di ViVE – Vittoriano e Palazzo Venezia, e della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore
Roma, 03 aprile 2025
Nel XVII secolo, Roma si afferma come nodo cruciale di una rete globale in espansione. Città dei papi e centro propulsore del pensiero cattolico, ma anche luogo d’incontro, di scambio e di diplomazia. La mostra Barocco Globale. Il mondo a Roma nel secolo di Bernini, alle Scuderie del Quirinale fino al 13 luglio 2025, restituisce visivamente questa stratificazione di contatti e influenze, attraverso un progetto espositivo che coniuga rigore scientifico, qualità artistica e chiarezza narrativa. Curata da Francesca Cappelletti e Francesco Freddolini, è realizzata con la collaborazione della Galleria Borghese, delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini, di ViVE – Vittoriano e Palazzo Venezia, e della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore. A scandire il percorso sono oltre cento opere tra dipinti, sculture, arazzi, oggetti liturgici e manufatti provenienti da musei di tutto il mondo. Al centro non solo la Roma che produce arte, ma quella che la riceve e la traduce. Il visitatore è accompagnato in una narrazione che attraversa territori, culture e iconografie, dove il barocco si rivela linguaggio capace di inglobare l’altro senza cancellarlo. A introdurre la mostra è il busto policromo di Antonio Manuel Ne Vunda, ambasciatore del Regno del Congo giunto a Roma nel 1608. Realizzato da Francesco Caporale e custodito nella Basilica di Santa Maria Maggiore, è stato prestato eccezionalmente per l’occasione, dopo un restauro promosso da Ales S.p.A. L’opera testimonia come la Roma papale seppe accogliere anche figure provenienti da mondi lontani, tributando loro gli onori riservati all’aristocrazia cristiana europea. L’allestimento si sviluppa con chiarezza e misura, evitando ogni artificio scenografico. I materiali sono distribuiti con ritmo ampio, alternando sezioni dense a pause visive. L’illuminazione, studiata per ogni ambiente, accompagna lo sguardo senza imporsi. Le opere dialogano in spazi aperti, mai sovraccarichi, costruendo una sequenza espositiva che è anche racconto visivo. La prima sezione esplora l’immagine dell’Africa e dell’Oriente antico nella Roma barocca. Tra le opere, il Giovane africano di Nicolas Cordier, il Cesare e Cleopatra di Pietro da Cortona e l’Allegra compagnia con cartomante di Valentin de Boulogne. Sono testimonianze di una figurazione che, pur nel filtro dell’allegoria, recepisce l’altro e lo inserisce nel tessuto artistico europeo. La sezione dedicata alla Fontana dei Quattro Fiumi di Bernini entra nel cuore della costruzione iconografica barocca. Il bozzetto in legno, terracotta e materiali preziosi – proveniente dalla collezione Forti Bernini – documenta la genesi della fontana. Particolarmente significativa l’evoluzione della figura del Rio della Plata, da incarnazione dell’America indigena a rappresentazione dai tratti africani, in risposta alla crescente presenza di popolazioni afrodiscendenti nel Nuovo Mondo. “La Chiesa e il Mondo” mostra il ruolo degli ordini religiosi nella diffusione delle immagini cristiane. Il Ritratto di Nicolas Trigault in abiti cinesi, le repliche orientali della Salus Populi Romani e una Santa Cecilia realizzata alla corte Mughal, dimostrano come l’arte sacra si adattasse ai codici culturali locali. Una forma di inculturazione visiva restituita con chiarezza. Il catalogo, edito da Electa, prosegue e amplia l’indagine. I saggi raccolti analizzano le strategie visive della Chiesa nei territori di missione, sottolineando come il dialogo con le popolazioni locali implicasse mediazione e comprensione, non solo fascinazione per l’esotico. La diplomazia globale è al centro della sezione che presenta il ritratto di Ali-qoli Beg, ambasciatore persiano dipinto da Lavinia Fontana, e il progetto per il catafalco funebre di Sitti Maani, moglie del viaggiatore Pietro della Valle. Anche i riti commemorativi diventano spazio di rappresentazione dell’altro. “Collezionare il Mondo” approfondisce la presenza di oggetti esotici nelle collezioni romane: paramenti liturgici, mitre, reliquiari e tessuti provenienti da culture lontane, inseriti nei circuiti visivi della Roma cattolica. La mitra in piume di San Carlo Borromeo, prestata dal Duomo di Milano, è un esempio eccezionale di interazione tra artigianato mesoamericano e ritualità europea. Le rappresentazioni letterarie e mitologiche dell’alterità sono protagoniste della sezione successiva. L’Andromeda di Rutilio Manetti, la Maria Mancini-Colonna in veste di Armida, il Guerriero orientale di Mola mostrano come il Barocco tendesse a rifrangere il diverso in una visione idealizzata e omogenea. Il finale si affida ai ritratti di Anthony Van Dyck di Robert Shirley e Teresia Sampsonia – coppia anglo-persiana cattolica – e al Passaggio delle Alpi di Annibale di Nicolas Poussin, prestito d’eccezione che celebra l’epica in chiave transnazionale. L’elefante Don Diego, esemplare reale giunto a Roma dall’India, diventa emblema del meraviglioso e della documentazione naturalistica. Il programma collaterale “Il mondo a Roma negli affreschi al Quirinale”, promosso dalla Presidenza della Repubblica, completa la mostra con la visita al ciclo pittorico del Salone dei Corazzieri, dove tra il 1616 e il 1617 furono rappresentati gli ambasciatori ricevuti da papa Paolo V. Un’integrazione che arricchisce la lettura storica del tema. Terminato il percorso espositivo, l’esperienza si prolunga idealmente nel tessuto stesso della città, dove si avverte ancora la stratificazione di storie e culture. I volti incisi nel marmo, dipinti su tela o cuciti nei paramenti liturgici trovano un’eco nei lineamenti che si incontrano oggi lungo le strade di Roma. In questa continuità silenziosa tra Seicento e presente, la mostra restituisce non solo l’universalismo barocco, ma la permanenza di Roma come spazio urbano di trasformazione e accoglienza. Un progetto che invita a ripensare la storia dell’arte come storia del mondo, costruita attraverso immagini che attraversano confini e generano relazioni durature.