Venezia, Palazzetto Bru Zane: “Amore e Sogni “con il Reinoud Van Mechelen

Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival Bizet, “L’amore ribelle”, 29 Marzo-16 Maggio 2025
AMORE E SOGNI”
Tenore Reinoud Van Mechelen
Pianoforte Anthony Romaniuk
Musiche di Georges Bizet, Eduard Lassen, Franz Liszt, Pauline Viardot, Frédéric Chopin
Venezia, 2 aprile 2025
“Amore e sogni” in musica … Che cosa c’è di più romantico, di più intimo, di più poetico? Soprattutto se l’autore di riferimento è un genio assoluto, qual è Georges Bizet, cui il Centre de Musique Romantique Française dedica quest’anno un festival, che si sta svolgendo con successo in varie città, in Francia e in Europa, e ora è approdato a Venezia. Bizet – artista precoce, che un tragico destino strappò alla vita quando, appena trentasettenne, avena già legato il suo nome a uno straordinario capolavoro come Carmen – viene riproposto dal Palazzetto Bru Zane, per indagarne aspetti meno noti al pubblico. Dotato di un’impareggiabile vena melodica, di una particolare sensibilità per il canto, di uno spiccato talento per il pianoforte, di un’inconfondibile cifra stilistica squisitamente francese, il compositore ci ha la sciato una dovizioso repertorio di mélodies, che meritano di essere conosciute e apprezzate dal grande pubblico. Ecco uno degli aspetti poco conosciuti di Bizet, che l’équipe del Bru Zane intende illuminare con questo concerto dell’attuale Festival “L’amore ribelle”. L’autore di pagine dallo straordinario afflato melodico, tanto amate dal pubblico, come la “Romanza di Nadir” (da Les Pêcheurs de perles) o la “Séguedille” (da Carmen) era rappresentato nella serata di cui ci occupiamo da alcune delle sessantatré mélodies che ci ha lasciato, messe a confronto con analoghe composizioni di autori a lui contemporanei: piccole gemme, dimenticate in qualche scrigno, che sono tornate a brillare per noi di seducenti colori, svelate dalla voce del tenore Reinoud Van Mechelen, accompagnato dal pianista Anthony Romaniuk. Morbidezza e vigore, omogeneità di timbro nei vari registri e capacità di attingere a un’ampia gamma di colori, raffinato utilizzo del legato e grande attenzione alla parola poetica: queste le caratteristiche, che abbiamo potuto apprezzare nella vocalità estesa e corposa del tenore belga, che ha potuto contare sul sostegno intelligente e sensibile del pianoforte, sempre in stretta interazione con la voce. Lo si è colto – per citare qualche titolo – in Le Matin – arrangiamento di una parte della pastorale dell’Arlésienne –, in Aimons, rêvons! – tratta dall’opera La Coupe du roi de Thulé –, in Si vous aimez e in La Nuit, tratte direttamente da Clarisse Harlowe, opéra-comique in tre atti rimasta incompiuta nel 1872: tutte romanze da opere di Bizet mai rappresentate. Le doti vocali e interpretative di Van Mechelen sono risultate ancor più evidenti in altre pagine, appartenenti alla raccolta delle Six mélodies, come Guitare, su un testo di Hugo, e Sonnet su un testo di Ronsard, che attestano un’importante ridefinizione della mélodie: in esse all’immediatezza espressiva della romanza operistica, si sostituisce un linguaggio musicale più elaborato che, attraverso un rapporto più stretto tra la voce e il pianoforte, aderisce ancora più intimamente alla parola poetica, esaltandone ogni valenza evocativa. La rassegna proposta – come si è accennato – accostava a mélodies di Bizet analoghe composizioni per canto e pianoforte, su testi francesi, di autori suoi contemporanei, accomunati dall’aver vissuto sia al di qua che al di là del Reno come il grande viaggiatore Franz Liszt, il suo protetto belga Eduard Lassen e l’esiliata Pauline Viardot: pagine, nelle quali, nonostante la conoscenza e la pratica del Lied da parte di questi musicisti, si è comunque colta una cifra stilistica tutta francese. Reiterati applausi a fine serata, placati da un Bis: la “La fleur que tu m’avais jetée”, da Carmen.