Venezia, Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, Festival Bizet “L’amore ribelle”, 29 marzo-16 maggio 2025
“LE DOCTEUR MIRACLE”
Opéra-comique in un atto su libretto di Léon Battu e Ludovic Halévy
Musica di Georges Bizet
Versione da concerto con accompagnamento di pianoforte (trascrizione di Georges Bizet) e dialoghi parlati sostituiti da una Voce recitante.
Pianoforte Thomas Tacquet
Laurette, fille du Podestat DIMA BAWAB
Véronique, épouse du Podestat MARIE KALININE
Le Capitaine Silvio / Pasquin / Le Docteur Miracle MARC MAUILLON
Le Podestat de Padoue, THOMAS DOLIÉ
Récitant VINCENZO TOSETTO
Venezia, 30 marzo 2025
A centocinquat’anni dalla “creazione” di Carmen (Parigi, Opéra-comique, 3 marzo 1875) e dalla morte dell’autore avvenuta tre mesi dopo (il 3 giugno), il Palazzetto Bru Zane dedica a Georges Bizet un festival, che si sta svolgendo in varie sedi europee ed è ora sbarcato in laguna. Può sembrare un paradosso dedicare un ciclo di musica da camera a Bizet, universalmente noto per la sua produzione operistica, in particolare per capolavori come Carmen e Les pêcheurs de perles, mentre è in buona parte sconosciuto il suo catalogo cameristico, che pure comprende una cospicua serie di mélodies (63) e vari pezzi per pianoforte (tra cui alcune trascrizioni).Ma proprio questi aspetti poco indagati dell’autore di Carmen intende illuminare il Centre de Musique Romantique Française con la sua nuova iniziativa. Nel concerto inaugurale del festival veneziano (Il giovane Bizet, 29 marzo), il compositore è stato presentato più che altro in qualità di trascrittore – un’attività da lui svolta, in gioventù, per le Edizioni Choudens – o di autore trascritto da altri, attraverso una serie di pezzi pianistici interpretati da Nathanaël Gouin. Ancora la maestria di Bizet trascrittore – nella fattispecie di se stesso – si è potuta apprezzare nell’appuntamento immediatamente successivo (30 marzo), che proponeva l’esecuzione, in forma di concerto, dell’opéra-bouffe giovanile Le Docteur Miracle, piccolo capolavoro nel campo dell’operetta, per freschezza di scrittura, creatività e inventiva, che pure ben presto cadde nell’oblio delle biblioteche, dove rimase per oltre un secolo, per essere pubblicato solo nel 1962. Ma soffermiamoci sulla genesi della partitura. Il 17 luglio 1856, mentre il Théâtre des Bouffes-Parisiens, da lui diretto, sta riscuotendo un eccezionale successo nel suo primo anno di vita, Jacques Offenbach pubblica su Le Figaro un bando di “concorso per un’operetta in un atto”. Nell’articolo con cui lancia il suo concorso, Offenbach – dopo aver inserito l’operetta nella più pura tradizione dell’opéra-comique – lamenta che sul palcoscenico dell’omonimo teatro parigino si rappresentava ormai un numero sempre maggiore di opere serie, sottraendo spazio ai generi leggeri. Uno spazio, che questi ultimi potevano trovare proprio nel Théâtre des Bouffes-Parisiens, donde l’invito rivolto ai giovani compositori affinché scrivessero per questo nuovo teatro. La stesura del libretto viene commissionata a due collaboratori abituali di Offenbach: Léon Battu e Ludovic Halévy. Il protagonista, il Capitano Silvio – il classico “amoroso” che si fa in quattro pur di incontrare la fanciulla amata – si introduce in casa del Podestà di Padova, e della di lui moglie Véronique, spacciandosi per un servo sciocco, Pasquin (e poi per il Docteur Miracle), fa loro ingoiare un’omelette avvelenata e poi si fa concedere la mano della figlia (Laurette) in cambio dell’antidoto. Concepito nello spirito delle commedie di Molière, il libretto presenta personaggi ben caratterizzati. Su settantotto concorrenti, risultarono vincitori ex aequo Georges Bizet e Charles Lecocq, entrambi diplomatisi nella classe di composizione di Fromental Halévy al Conservatorio parigino. Con un’Ouverture e sei numeri cantati Le Docteur Miracle – l’unica operetta scritta da Bizet, diversamente da Lecoq, che invece ne firmò oltre cinquanta – prende in giro l’opera italiana: i travestimenti del Barbiere di Siviglia, il ciarlatano dell’Elisir d’amore, il medico miracoloso di Così fan tutte.
Di prim’ordine il giovane cast vocale, proposto dal Palazzetto Bru Zane, meravigliosamente sostenuto dal pianoforte di Thomas Tacquet, che si è subito segnalato per nitidezza di tocco e sapiente condotta delle parti nell’Ouverture, percorsa dal continuo intrecciarsi di due temi che, tra l’altro, non si ritrovano poi all’interno dell’operetta. Quanto alle voci – il canonico quartetto vocale: soprano (l’innamorata Laurette), mezzosoprano (la madre Véronique), tenore (l’innamorato Silvio), baritono (il padre Podestat) –, è risultata davvero encomiabile la loro capacità di caratterizzare i personaggi nelle numerose scene d’insieme come negli unici due pezzi solistici riservati alla coppia di “amorosi”. Nel Trio iniziale Dima Bawab – un soprano leggero dal timbro cristallino ed omogeneo – ha fatto emergere l’ingenuità spensierata di Laurette, contrastante rispetto al cattivo umore del Podestat – analogamente ben evidenziato da Thomas Dolié, ragguardevole voce di baritono dal bel timbro scuro – e di sua moglie Véronique, affidata alla voce nobilmente ambrata del mezzosoprano Marie Kalinine. Più oltre la Romance di Laurette “Ne me grondez pas pour cela” si è dispiegata con qualche adorabile affettazione, mentre i Couplets de Pasquin, “Je sais monter les escaliers”, sono risuonati con irrefrenabile “vis comica”, grazie al timbro squillante e omogeneo del tenore Marc Mauillon. Vero “tour de force”, l’esilarante Quartetto dell’omelette, ha confermato l’affiatamento del cast, che ha brillato in questa grande scena in tre parti, parodia del grand opéra, in quanto serioso, prolisso, ridondante di vocalizzi. Una plausibile intensità espressiva si è, invece, colta nel Duo tra i giovani amanti, immediatamente seguito dal Trio, in cui il burbero Podestat de Padoue si è rivelato particolarmente ridicolo. Irresistibile il Quartetto conclusivo, in cui gli interpreti si rivolgevano al pubblico, come avveniva nei vaudevilles dell’Ancien Régime. Fine dicitore, Vincenzo Tosetto ha saputo stemperare nei suoi saporosi interventi una doverosa dose di teatralità. Successo pieno a fine serata, ma anche applausi “a scena aperta”.
Venezia, Scuola Grande di San Giovanni Evangelista: “Le docteur Miracle”di Georges Bizet
