Venezia, Teatro La Fenice, Stagione Sinfonica 2024-2025
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Piccoli Cantori Veneziani
Direttore Ton Koopman
Maestro del coro Alfonso Caiani
Voci bianche dirette da Diana D’Alessio
Evangelist Ian Bostridge
Jesus Thomas Laske
Soprano Miriam Feuersinger
Controtenore Maarten Engeltjes
Tenore Klaus Minsub Hong
Basso Klaus Mertens
Basso Hans Wijers
Johann Sebastian Bach, Matthäus-Passion BBW 244
Venezia, 12 aprile 2025
La Matthäus-Passion è uno straordinario monumento in musica, che nel primo Ottocento fece rinascere l’interesse per Bach, complice Felix Mendelssohn Bartholdy, che – traendola dall’oblio – la ripropose a Lipsia nel 1829, a celebrare il centenario della prima esecuzione, che allora si riteneva fosse avvenuta presso la Thomaskirche a Lipsia nel 1729, mentre studi recenti la fanno risalire a due anni prima. Scritta dopo la Johannes-Passion, essa rappresenta il culmine di una tradizione plurisecolare, che conobbe nel Seicento, in ambito tedesco, un primo punto d’arrivo grazie a Heinrich Schütz. Più complessa e spettacolare rispetto alla precedente, la Matthäus-Passion prevede due orchestre e due cori, che spesso si rispondono, così da creare sovente un effetto ‘stereofonico’, consono alla spazialità della Thomaskircke, dove Bach ricopriva il ruolo di Kantor. La narrazione della vicenda è affidata all’Evangelista, che intona una serie di recitativi secchi, al cui interno talora intervengono direttamente i personaggi: Gesù – i cui interventi sono accompagnati dagli archi, che si uniscono al Basso Continuo con effetto di particolare fascino –, Pilato, la Moglie di Pilato, Pietro, Giuda. Spesso la progressione narrativa si interrompe per lasciare spazio alla riflessione, alla preghiera, attraverso arie, recitativi accompagnati, ariosi, cori, corali luterani.
La Matthäus-Passion, proposta dalla Fenice a ridosso della Pasqua, è affidata alla prestigiosa bacchetta di Ton Koopman – grande esperto in questo repertorio – e a voci soliste di livello internazionale. Ne è risultata un’esecuzione intensa, che ha coinvolto il pubblico dalla prima all’ultima battuta, complici l’Orchestra, il Coro, istruito da Alfonso Caiani, e il Coro di Voci Bianche, guidato da Diana D’Alessio. Di impressionante forza evocativa è risultato il mesto inizio strumentale – a preannunciare il Golgota – fino all’entrata dei due Cori, uno dei quali ha posto all’altro domande lapidarie sul sacrificio di Cristo. Tutto è sfociato poi in un corale luterano “O Lamm Gottes, unschuldig” (O Immacolato agnello di Dio) con l’intervento paradisiaco dei Piccoli Cantori Veneziani. Più oltre – dopo che l’Evangelista (il tenore Ian Bostridge) ha parlato del convegno di Sacerdoti, Scribi ed Anziani nel palazzo di Caifa per stabilire il modo di catturare Gesù ed ucciderlo – i due Cori si sono distinti per l’intensità e la concitazione del loro intervento, in forma di canone, riguardante il giorno dell’assassinio: “Ja nicht auf das Fest, auf dass nicht ein Aufruhr werde im Volk” (Non durante la festa, perché non avvengano tumulti fra il popolo). Successivamente l’Evangelista ha ripreso a raccontare: Gesù in Betania, la donna che gli sparge sul capo l’unguento, lo sdegno dei discepoli, espresso con forza direttamente dal Coro: “Wozu dienet dieser Unrat?” (Perché questo spreco?). Più oltre è intervenuto anche il Cristo (il basso Thomas Laske): “Was bekümmert ihr das Weib?” (Perché infastidite questa donna?), accompagnato dal suono nobile ed estatico degli archi su cui risaltava la sua voce scura. Anche Giuda ha parlato alquanto dopo, rivolgendosi ai sacerdoti: “Was wollt ihr mir geben? Ich will ihn euch verraten?” (Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?). È seguito il commento da parte del soprano Miriam Feuersinger – che si è segnalata, qui come altrove, per il legato e le colorature – con un’aria introdotta dai sospiri dei flauti: “Blute nur, du liebes Herz!” (Sanguina, carissimo cuore!), in cui la musica ha sottolineato con disegno sinuoso la parola “Schlange” (Serpente). Autorevole il tenore Klaus Minsub Hong nel recitativo “O Schmerz!” (O dolore!) e nell’aria “Ich will bei meinem Jesu wachen” (Voglio vegliare accanto al mio Gesù), toccante commento alla cattura del Salvatore. Ancora il Coro si è fatto apprezzare nel Corale che chiude la prima parte: “O Mensch, bewein dein Sünde groß” (Oh uomo, piangi il tuo grande peccato), introdotto da coppie di note ad imitare i singhiozzi. Nella seconda parte si è arrivati al punto centrale della narrazione: i famosi dinieghi di Pietro. Più in là l’amaro pianto dell’apostolo pentito ha avuto degna risonanza nella grande aria espressiva, senza da capo, del controtenore Maarten Engeltjes: “Erbarme dich, Mein Gott” (Abbi pietà di me, Signore), con il suo sublime ritornello, in cui il violino solo ha evocato sospiri e lamenti su un basso discendente. Altro episodio da ricordare, l’interrogatorio di Gesù di fronte a Pilato, nel quale la teatralità sottesa alla musica è emersa con evidenza: dal dialogo tra il governatore della Galilea e il Nazareno alle urla della Turba (il Coro), che vuole salvare Barabba, intonando il suo nome tramite un accordo di settima diminuita, e condannare il Cristo: “Laß ihn kreuzigen!” (Sia crocifisso!), un passaggio cruciale, questo, sottolineato da un fugato estremamente espressivo, caratterizzato da intervalli molto aspri, tra cui il Tritono (Diabolus in musica). Analogamente di grande impatto: l’arioso del controtenore di fronte allo scandalo della Croce: “Ach Golgatha, unselges Golgatha!” (Ah! Golgota, funesto Golgota!), introdotto da un ostinato ritmico degli oboi, ripreso dalla voce nell’aria successiva; la scena della morte di Gesù, che ha intonato le famose parole, “Eli, Eli, lama sabacthani?” (Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?) senza l’accompagnamento degli archi, in un recitativo secco estremamente drammatico nella sua essenzialità; il racconto, da parte dell’Evangelista, del terremoto scatenatosi dopo la morte del Messia, dove il tremare della terra è stato reso attraverso un nudo quanto pregnante recitativo. Impossibile non citare il grande coro conclusivo – Pasolini lo ha utilizzato nel suo Vangelo secondo Matteo – “ Wir setzen uns mit Tränen nieder” (Piangendo ci prostriamo), in cui è ritornata la figura del sospiro, del lamento attraverso note legate due a due lungo una linea discendente. Calorosi applausi rivolti a tutti, per quanto Ian Bostridge abbia forse “forzato” un po’ troppo.
Venezia, Teatro La Fenice: Ton Koopman dirige la Passione secondo Matteo
