Vincenzo Bellini: “Oh! S’io potessi dissipar le nubi…Col sorriso d’innocenza…Oh, Sole! ti vela di tenebre oscure” (“Il pirata); Gaetano Donizetti: “Piangete voi?… Al dolce guidami…Qual mesto suon?… Cielo, a’ miei lunghi spasimi…Chi mi sveglia?… Coppia iniqua” (“Anna Bolena”), “M’odi, ah m’odi…Figlio! È spento!… Era desso il figlio mio” (“Lucrezia Borgia”); Giuseppe Verdi: “No…mi lasciate…Tu al cui sguardo onnipossente…Che mi rechi?… La clemenza?… s’aggiunge lo scherno!” (“I due Foscari), “Oh, cielo! Dove son’io!… Ah dagli scanni eterei…Mina!…Voi qui!… Ah dal sen di quella tomba” (“Aroldo”). Eleonora Buratto (soprano), Didier Pieri (tenore), Irene Savignano (mezzosoprano), Giovanni Batista Parodi (basso). Orchestra e coro del Teatro Carlo Felice di Genova, Claudio Marino Moretti (maestro del coro), Sesto Quatrini (direttore). Registrazione: Genova, Teatro Carlo Felice luglio 2024. 1 CD Pentatone PTC: 5187409.
Eleonora Buratto vanta ormai una carriera solida e affermata e sorprende che solo ora arrivi il primo recital discografico. L’etichetta è Pentatone, la casa discografica californiana che si sta distinguendo per una particolare sensibilità nei confronti dei cantanti di oggi e anche per la proposta di recital non prevedibili. In questo contesto rientra anche questo neppure questo della Buratto – accompagnata per l’occasione dai complessi del Teatro Carlo Felice di Genova diretti da Sesto Quatrini – dedicato alle eroine dell’ultima stagione del Belcanto italiano compreso tra Bellini e il primo Verdi. Si tratta di un repertorio da cui la Buratto negli ultimi anni sembrava essersi allontanata ma che qui recupera non solo come un ritorno alle origini ma anche come indicazione di una nuova frequentazione in futuro. Ipotesi non trascurabile avendo la Buratto dichiarato dio voler affrontare integralmente la trilogia Tudor – per ora ha cantato Anna Bolena e Maria Stuarda – a testimonianza di un interesse sempre presente per il belcanto Al momento della pubblicazione di questa recensione la Buratto ha annunciato che nel prossimo mese di giugno debutterà il Roberto Devereux a Valencia.
I brani proposti derivano da opere – con la sola eccezione della citata “Anna Bolena” – mai affrontate in teatro. I brani sono disposti in ordine cronologico di composizione, ad accompagnare lo sviluppo storico della vocalità italiana e sono eseguiti integralmente con partecipazione del coro e dei personaggi di contorno.
Bellini – evitata prudentemente “Norma” – è rappresentato dalla scena conclusiva de “Il pirata”. Per molti aspetti è il brano più lontano da quella che è oggi la vocalità della Buratto è proprio per questo ne diventa la cartina di tornasole di qualità e difetti. La voce è indubbiamente notevole per ampiezza ed emissione, capace di imporsi con sicurezza in teatro. Il cantabile “Col sorriso d’innocenza” è ben eseguito con un canto morbido e ben legato mentre gli scarti espressivi della cabaletta sono affrontati con attento gioco di colori e timbri. Di contro la dizione è perfettibile – si nota già nel recitativo introduttivo – e manca l’aplomb dell’autentica belcantista così che i passaggi di coloratura sono corretti ma sempre un po’ trattenuti, manca quella capacità di virtuosismo espressivo che è proprio di chi è più addentro a questo repertorio. Gli acuti sono ampi e ricchi di suono ma mostrano altresì un vibrato fin troppo presente.
I brani di Donizetti – oltre ad “Anna Bolena” è eseguito il finale di “Lucrezia Borgia” – si pongono in fondo sulla stessa linea. Anna è il ruolo più conosciuto tra quelli affrontati, la coloratura è meno virtuosistica e gli ampi cantabili hanno il sopravvento. Proprio per questo colpisce una certa piattezza espressiva in “Al dolce guidami” ben cantato ma poco emozionante mentre il temperamento le permette di dare il giusto vigore alla cabaletta, i cui passaggi di forza la vedono più a suo agio rispetto a quelli di grazia.
“Lucrezia Borgia” rappresenta quella vocalità donizettiana più matura che già si proietta verso tempi nuovi. Il cantabile è molto ben eseguito. La voce così ampia assume naturalmente caratteri materni, la linea di canto è sempre ben sorvegliata e ricco il gioco di colori e accenti. La cabaletta è resa con autentico coinvolgimento che fanno perdonare qualche imprecisione nelle agilità.
Due titoli verdiani chiudono il programma. Lucrezia Contarini s’inserisce naturalmente nel solco delle precedenti eroine donizettiane e anche l’esecuzione si pone su quella linea. La Buratto è perfettamente a suo agio nel forte temperamento della nobile veneziana che già emerge nel recitativo. Ben cantata la preghiera giunge a una cabaletta che risulta bifronte. In “O patrizi…tremate” la sua Lucrezia è un’autentica furia vendicatrice ma il registro acuto appare assai teso e tradiscono uno sforzo eccessivo.
La Mina di “Aroldo” non è forse “indomita” come personaggio – per citare il titolo scelto per il disco – ma nel suo trepidante lirismo è particolarmente congeniale per la Buratto che può far valere la sua musicalità e la sua eleganza. Il canto d’agilità è ben gestito così come il registro acuto appare meno esposto. Questo gioca a suo favore.
Efficacie nel complesso la direzione di Quatrini sempre attento al canto e alle sue esigente. Tra gli interpreti di contorno pienamente funzionali le prove di Irene Savignano e Didier Pieri mentre ormai troppo logora la voce di Giovanni Battista Parodi come Alfonso d’Este. Registrazione nel complesso pulita ma un po’ “inscatolata” per quanto riguarda le masse corali.
Eleonora Buratto: “Indomita”. Bellini, Donizetti e Verdi
