Firenze, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino – Sala Orchestra
Direttore Francesco Gesualdi
Violino Alberto Bologni
Pianoforte e Clavicembalo Ilaria Baldaccini
Flauto Roberto Fabbriciani
GAMO Ensemble
Violini: Alberto Boccacci, Alberto Bologni, Lucrezia Ceccarelli, Marco Facchini, Chiara Franceschini, Chiara Mura, Michelangelo Nuti, Eleonora Podestà, Lorenzo Petrizzo, Pamela Tempestini
Viole: Carmelo Giallombardo, Matilde Giorgis
Violoncelli: Andrea Volcan, Lucio Labella Danzi
Contrabbasso: Giacomo Piermatti
Gaetano Giani-Luporini (1936-2022): Concerto de Le divine battaglie per undici archi (1984-1987); Nove Mantram per pianoforte solo (2000); Tessiture per clavicembalo e undici archi (1973); Genesi per flauto solo (1972); Tetraktis per violino, pianoforte e quattordici archi (1995). Programma a cura di GAMO – Gruppo Aperto Musica Oggi e del Centro Studi Gaetano Giani-Luporini
Firenze, 21 maggio 2025
Il concerto annunciava con dovizia di particolari un programma che, soprattutto per i non habitués della musica contemporanea, poteva essere concepito come un’avventura intellettuale capace di sfidare il grande pubblico. Ciò che si è ascoltato è risultato un concerto monografico, quasi in memoriam di Gaetano Giani-Luporini, maestro e compositore nato a Lucca nel 1936 e scomparso nel 2022, ma, per altri aspetti, poteva considerarsi l’anticipo della celebrazione dei 90 anni dalla nascita. Per coloro che non lo hanno conosciuto è stata un’occasione per specchiarsi in una luce prismatica capace di rilevare tanti aspetti. A guidare ed invitare il pubblico ad una sorta di itinerario sonoro Francesco Gesualdi, un musicista versatile, conosciuto anche come fisarmonicista il quale, per tutto il concerto, è apparso molto ispirato e attento a restituire un’interpretazione aderente allo stile del compositore. Luporini è stato allievo della Scuola di Composizione di Roberto Lupi al Conservatorio fiorentino, dal quale apprese l’Antroposofia di Rudolf Steiner. Da questa Scuola uscirono maestri e compositori, alcuni dei quali diedero vita alla cosiddetta Schola fiorentina. Ascoltare le musiche di Luporini nell’arco temporale di produzione (1972-2000) è stato in qualche modo, mediante l’immaginazione, ‘ritrovare’ attraversando il guado (pànta rei), una ricca ‘quadreria’ di personaggi a lui coevi e non, in cui oltre ai maestri, si potevano incontrare tanti musicisti, prima in qualità di allievi, poi come maestri, interpreti, collaboratori e amici, tanto da non stupirsi per la presenza di molti musicisti al concerto. L’evento, curato da GAMO (Gruppo Aperto Musica Oggi) e dal Centro Studi Gaetano Giani-Luporini, dichiarava l’attenzione alla musica contemporanea di matrice fiorentina e nella fattispecie anche ‘offerta musicale’ ricca di spunti ‘contrappuntistici’ in grado di aiutare all’approccio della musica di Luporini. Ritornando su Le divine battaglie, come non pensare alla grande eredità monteverdiana in cui nei brani che compongono l’insieme per undici archi era possibile percepire lontanissimi echi di una grande tavolozza sonora ove alcuni topoi musicali si rigeneravano in autentica metamorfosi?Tessiture per clavicembalo e undici archi, affrontato da Ilaria Baldaccini con un
approccio dal forte impatto interpretativo e con la presenza nella parte centrale di una fughetta da eseguire «con estro» – oltre ad esplicitare lontane ‘ascendenze’ ed allusioni alla celeberrima struttura polifonica – sottolineava una precisa aderenza formale e ricerca sonora esplicitate dalla partitura. Ritornando al programma ecco che già i titoli del primo brano Concerto de Le divine battaglie per undici archi: 1.Dell’armonia primordiale; 2.Dei primi litigi angelici; 3.Dell’intervento del Padre Eterno; 4.Dell’apparente armonia; 5.Della scissione degli Angeli; 6.Del Concilio della S.S. Trinità e 7.Del compromesso divino rivelano in qualche modo quanto questo lavoro, pur nel godibile ‘assolo’ del contrabbasso, suonato con ricercate sonorità da Giacomo Piermatti, sembrava alludere alla connessione tra la nostra imperfezione percettiva (musica mundana) alla perfezione divina. Nella parte centrale del programma Baldaccini si è prodotta anche in Nove Mantram per pianoforte solo, ove ha confermato la sua duttilità e raffinatezza interpretativa nell’affrontare una partitura colma di energia e altresì esigente di pensieri edificanti. A seguire Genesi per flauto solo nella fulgida interpretazione di Roberto Fabbriciani. Nel gioco dei rimandi della musica ‘senza tempo’, includendo l’intero programma della serata, si potrebbe incipitare tutto il concerto con “in principio fu il soffio” (pneuma) in cui la musica, pur di esprimere la sua essenza, aveva bisogno di grandi respiri, gli stessi che generano quella forza vitale capace di dare vita a tutto l’universo. Ma se in una mente come quella di Wagner è possibile immaginare la ‘genesi’ con la profondità e gravità del mi bemolle (contrabbassi)
nel letto del Reno (cfr. Der Ring des Nibelungen), in Luporini la rappresentazione immaginativa di una sorta di genesi o creazione del mondo avviene attraverso frequenze multiple rispetto ad un suono grave (armonici) in cui l’informità lancia l’ascoltatore verso sonorità talmente eteree al punto da essere proiettato verso percezioni sensoriali sub divo coelo. Il concerto, per le sue allusioni e valenze simboliche, poteva iniziare dal soffio di Fabbriciani nel flauto, poiché l’interprete, oltre ad offrire magia e incanto del suono, rappresenta uno dei pochi testimoni e collaboratori di tanti compositori del Novecento.A chiudere il programma Tetraktis per violino, pianoforte e quattordici archi in cui si sottolinea la bella espressività di Alberto Bologni in una fervida immaginazione del suono e funzionale rapporto con l’Ensemble, quest’ultimo sempre recettivo degli impulsi del direttore e caratterizzatosi per una sonorità feconda. Pur senza esclusione ai vari rimandi teosofici, la dissonanza ha rappresentato il grande mare magnum in cui l’ascoltatore poteva seguire il motto navigare necesse est. Gesualdi, autentico timoniere che ha guidato il GAMO Ensemble in un fervido respiro musicale all’interno di un programma non facile da gestire, nella metafora, ha ben saputo avvicinare i presenti all’inventio e alla poetica di Luporini. Foto di Sanzio Fusconi