Genova, Teatro Carlo Felice, Stagione 2024-2025
“CARMEN”
Opéra-comique in quattro atti su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy dalla novella di Prosper Mérimée
Carmen CATERINA PIVA
Micaela ANGELA NISI
Frasquita VITTORIANA DE AMICIS
Mercedes ALESSANDRA DELLA CROCE
Don José AMADI LAGHA
Escamillo ABRAMO ROSALEN
Le Dancaire ARMANDO GABBA
Le Remendado SAVERIO FIORE
Morales PAOLO INGRASCIOTTA
Zuniga LUCA DALL’AMICO
Danzatori CRISTINA ARIAS, JUAN PEDRO DELGADO, MARIA ANGELES FERNANDEZ, LUCIA FERNANDEZ PERAL, ANA ISABEL MARTIN,JOSE RABASCO AGUILAR
Orchestra, Coro e Coro di voci bianche dell’Opera Carlo Felice di Genova
Direttore Donato Renzetti
Maestro del coro Claudio Marino Moretti
Voci bianche dirette da Gino Tanasini
Regia Emilio Sagi ripresa da Nuria Castejòn
Scene Daniel Bianco
Costumi Renata Schussheim
Luci Eduardo Bravo
Coreografia Nuria Castejòn
Allestimento della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma
Genova, 24 maggio 2025.
Carmen attira sempre le folle e, per quanti allestimenti e recite vengano programmate, per il teatro c’è sempre l’esaurito. La locandina, esposta sulla parete esterna del Carlo Felice, è stata ancora ulteriormente tappezzata da avvisi che data per data confermano il raggiunto sold out. L’allestimento attuale, con scene di Daniele Bianco, luci di Eduardo Bravo e costumi di Renata Schussheim, è importato dal teatro dell’Opera di Roma e mostra una Spagna, forse franchista, ma assolutamente anonima e poco incline al folklore. La regia originaria di Emilio Sagi è ripresa, senza particolare estro, da Nuria Castjòn. Non sono certo il palpeggiamento intimo che riceve Zuniga da Carmen, né il colpo di pistola alla tempia che lo abbatte e neppure Lillas Pastias trasformato in una vivace drag queen, nera di pelle, a ravvivare un’azione
genericamente passiva e incolore. Vivaci e autenticamente spagnole, quasi da servizio turistico, le coreografie di Nuria Castjòn, agite da un nutrito gruppo di fantastici danzatori. L’Orchestra del Carlo Felice, con l’orchestrazione e la guida di Donato Renzetti, dà il meglio di sé. Un rilievo particolare hanno avuto il preludio e i tre entre-act, il flauto e l’arpa hanno poi introdotto con mistero e tensione la scena notturna delle verdi montagne del contrabbando. Non sono mancate infatti le occasioni in cui si sono fatti apprezzare, come validi solisti, sia i legni che gli ottoni. Renzetti porta poi gli archi e le loro prime parti ad accompagnare e sostenere, sempre con molta efficacia
e discrezione, le voci. La fossa né ostacola né ammutolisce il palco ma ne suggerisce costantemente il clima e il carattere. Il coro del Carlo Felice, col rinforzo delle voci bianche, non fa mancare un fondamentale sostegno all’azione anche nei momenti più complessi del gioco scenico. I due maestri dei cori Claudio Marino Moretti e Giulio Tanasini hanno raggiunto un raro grado di omogeneità espressiva che evita le deprecabili urla che purtroppo ci affliggono da tantissimi palcoscenici, più o meno rinomati, della penisola. Caterina Piva e Amadi Lagha
sotto molti aspetti sono una coppia ideale di protagonisti. La Piva canta assai bene, con voce ben educata, pur se le sono carenti quegli armonici che rendono alcune interpreti inesorabili e, forse anche, non amabilissime femme fatale. Se Habanera, Seguidilla e l’aria delle carte soffrono non poco di questo alleggerimento del peso e del carattere, con la grande Berganza non era altrimenti, la Canzone zingaresca, il duetto con José e il finale dell’opera ne rimangono esaltati. Con Lagha e la Piva pare poi di assistere alle schermaglie
amorose del secondo atto e alla tragedia finale giocate col fascino di due adolescenti. Il timbro del tenore franco-tunisino è piacevolissimo e lo aiuta nell’esprimersi in quell’emissione intermedia che caratterizza tanta opera romantica d’oltralpe. Non sempre la tecnica e il fiato lo sostengono a dovere, ma l’espressione persiste convincente e colma di appeal. Per La Fleur si prende quel che viene, che non è male, ma troppo altro si è udito negli anni per potersi dire entusiasti. Ad Angela Nisi si deve riconoscere la bontà del timbro e della tecnica, pur coi limiti di uno strumento che la intralciano nella piena espansione cantabile. L’aria del terzo atto è più frutto di un’espressione nervosa che di un lirico abbandono; lo attestano anche l’atteggiamento e il gesto di sfida con cui si contrappone a Carmen. Abramo Rosalen, veemente e infuocato
Escamillo, deve fare i conti con gli sforzi che gli son richiesti da una visione esclusivamente convinta e sfogata del personaggio. Il timbro aggressivo supporta il fuoco del torero infiammato dall’improvvisa sbandata amorosa. Armando Gabba, nella nutrita parte di Dancaire, è ottimo attore ed altrettanto efficace cantante. Più contenuto il contributo del Remendado, che Saverio Fiore svolge con provata professionalità. Morales Paolo Ingrasciotta e Zuniga Luca dell’Amico nei loro molteplici interventi, nel corso dei due atti centrali, sono efficacissimi e contribuiscono positivamente a portare a buon fine i cruciali concertati dei contrabbandieri. Ancora più impegnate le amiche di Carmen, Frasquita Vittoriana de Amicis e Mercedes Alessandra Della Croce a cui toccano gli insiemi coi contrabbandieri, il gioco delle carte con Carmen ed infine l’annuncio della tragedia, il tutto è giocato, sia scenicamente che vocalmente, in modo eccellente con professionalità e disinvoltura. Il grande pubblico presente, che pure si era molto risparmiato lungo tutta la recita, ha elargito calorosissimi applausi ed entusiastiche prolungate approvazioni finali.
Genova, Teatro Carlo Felice: “Carmen”
