Madrid, Teatro Real, Temporada 2024-2025
“ATTILA”
Dramma lirico in un prologo e tre atti su libretto di Temistocle Solera, ispirato alla tragedia Attila, König der Hunnen di Zacharias Werner
Musica di Giuseppe Verdi
Attila CHRISTIAN VAN HORN
Ezio ARTUR RUCIŃSKI
Odabella SONDRA RADVANOVSKY
Foresto MICHAEL FABIANO
Uldino KOISÉS MARÍN
Leone INSUNG SIM
Coro y Orquesta Titulares del Teatro Real
Direttore Nicola Luisotti
Maestro del Coro José Luis Basso
Esecuzione in forma di concerto, in memoria di Ángeles Gulín, nel 50o anniversario della sua interpretazione di Attila presso il Teatro de la Zarzuela di Madrid, insieme a Bonaldo Giaiotti e Francisco Ortiz
Madrid, 14 maggio 2025
Come il baldo corsier che il protagonista evoca, così corre la partitura di Attila, eseguita in forma di concerto al Teatro Real di Madrid con la direzione di Nicola Luisotti, che dal 2017 è il Direttore Principale Invitato di questa istituzione. Senza l’apparato scenografico e registico, è ovviamente più semplice per il pubblico concentrarsi sugli aspetti musicali; al contrario, il direttore deve lavorare sulla qualità di quegli stessi aspetti, che da soli devono esprimere il senso drammaturgico dell’opera. Questo vale in particolare nel caso di Attila, di cui si suole rilevare certa discontinuità interna, dovuta soprattutto al libretto di Solera (con finale rabberciato da Francesco Maria Piave, visto che il primo librettista era partito per la Spagna, lasciando Verdi in una situazione un po’ imbarazzante). Rivivere la riduzione del poliedrico e incostante Temistocle Solera proprio nel Teatro Real (della cui seconda stagione, 1851-1852, fu l’impresario generale), permette invece di apprezzare le scelte che, dalla farraginosa e cruenta tragedia di Zacharias Werner, hanno confezionato l’asciutto libretto per Verdi, centrato su due grandi fuochi narrativi (nonché miti italici: la fondazione di Venezia e l’incontro di Leone Magno con Attila), a loro volta circondati da scene secondarie, sulle vicende personali degli altri personaggi d’invenzione.
Negli ultimi anni Luisotti ha diretto altri sette titoli del catalogo verdiano presso il Teatro Real (detenendo quasi l’esclusiva della direzione di opere di Verdi: si vedano almeno, a ritroso, Aida, Nabucco, Un ballo in maschera, Don Carlo), ottenendo sempre buoni risultati. Anche questa volta va elogiata una concertazione attenta ed equilibrata, interessante soprattutto per due motivi: il gusto del “legato” nella connessione delle frasi e il rispetto di una fascia di sonorità mai eccessiva o fragorosa, ma anzi delimitata a priori, forse anche per non pregiudicare la prestazione dei cantanti. L’Orquesta Titular del Teatro Real risponde assai bene alle richieste del direttore, in particolare per mezzo di colori vividi e impressionistici, magnifici nell’introduzione al I atto (quando è riassunta la distruzione di Aquileia). La compagnia vocale è sicuramente all’altezza del compito: Christian Van Horn è un basso dal timbro non bello e dall’emissione alquanto di gola, ma autorevole nel porgere e tecnicamente corretto. Il suo protagonista riesce convincente e il pubblico apprezza soprattutto la grande scena del I atto, con aria e cabaletta.
Sondra Radvanovsky è addirittura osannata dal pubblico di Madrid, e si può dire che sia la trionfatrice della serata. Tuttavia, è da dimostrare che abbia cantato in modo impeccabile; al contrario, all’inizio la voce raggiunge la pienezza dell’emissione a costo di qualche forzatura, con un registro diviso e qualche colpo di glottide; dizione affaticata e quasi completo disinteresse per la varietà della linea di canto accompagnano poi tutta la prestazione. Il baritono Artur Ruciński è un Ezio dalla voce chiara, con qualche inflessione nasale e una dizione poco curata nel corso delle prime scene, ma capace di entusiasmare il pubblico con l’aria e cabaletta del II atto (momento per cui, evidentemente, si era risparmiato in precedenza). Il miglior cantante della compagnia, per uniformità di emissione, tecnica e attenzione stilistica, è senza dubbio il tenore Michael Fabiano, che in Europa ha cantato soprattutto a Madrid, presentando al pubblico del Real un percorso di crescita artistica molto interessante: il suo Foresto è un personaggio vocalmente elegante, capace tanto di smorzature del suono come di squillo eroico (non sempre del tutto naturale, ma simulato con arte).
Corretti l’Uldino di Moisés Marín e il Leone di Insung Sim, magnifico il Coro del Teatro Real (preparato da José Luis Basso), che brilla sia nella sezione femminile sia in quella maschile, visto che Verdi divide le parti corali nel corso di più numeri. I numeri d’insieme sono stati i momenti meglio riusciti della serata: il concertato del finale I e la progressione del III atto, in cui un duetto si amplia progressivamente in terzetto e poi in quartetto finale, vincono qualunque perplessità su un Verdi a torto ritenuto “minore”: della bontà del congegno drammaturgico era perfettamente consapevole il compositore stesso quando elogiava il bel libretto, musicabile! Foto Javier del Real © Teatro Real de Madrid