Napoli, Teatro di San Carlo, Stagione d’opera e danza 2024/25
“LA FILLE DU RÉGIMENT”
Opéra-comique in due atti su libretto di Jean-François-Alfred Bayard e Jules-Henri Vernoy de Saint-Georges
Musica di Gaetano Donizetti
Marie PRETTY YENDE
Tonio RUZIL GATIN
Sulpice SERGIO VITALE
La Marquise de Berkenfield SONIA GANASSI
Hortensius EUGENIO DI LIETO
La Duchesse Crakentorp MARISA LAURITO
Un Caporal SALVATORE DE CRESCENZO
Un Paysan IVAN LUALDI
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Direttore Riccardo Bisatti
Maestro del Coro Fabrizio Cassi
Regia Damiano Michieletto
Scene Paolo Fantin
Costumi Agostino Cavalca
Luci Alessandro Carletti
Coreografia Thomas Wilhelm
Drammaturgia Mattia Palma
Coproduzione Teatro di San Carlo e Bayerische Staatsoper
Napoli, 18 maggio 2025
Al Teatro di San Carlo, arriva La fille du régiment. La regia dell’opéra-comique in due atti, di Gaetano Donizetti, viene affidata a Damiano Michieletto. L’opera viene, dal regista, profondamente reinventata – e ciò accade attraverso la soppressione dei dialoghi parlati e il conseguente innesto, nell’impianto drammaturgico originario, di interventi solistici di carattere narrativo. Gli interventi parlati, affidati all’attrice Marisa Laurito, sembrerebbero fare linguisticamente eco alla farsa napoletana: potremmo definirli, infatti, dei mélanges linguistici – scritti in italiano, ma strutturalmente determinati da comicissime digressioni in francese e in napoletano. Il personaggio della Duchesse de Crakentorp si ritrova prevalentemente a dover fornire, allo spettatore, informazioni sulla trama dell’opera e sul carattere dei personaggi. Ciò accade fin dall’inizio: un suo intervento parlato viene scenicamente collocato prima dell’Ouverture: la «scenetta» è interessante, soprattutto perché termina con «’Nzerra chella porta», frase di derivazione eduardiana: un probabile «riferimento» a Uomo e galantuomo, commedia di De Filippo – nella cui edizione televisiva, del 1975, figurava, in una scena, proprio Laurito. Gli interventi narrativi e il taglio drammaturgico – conferito all’opera da Mattia Palma – riescono a interessare per efficacia scenica e verbale, ma «costringono» l’opéra-comique ad assumere la forma di un’operetta, soprattutto per la presenza di momenti collettivi danzati, coreograficamente organizzati da Thomas Wilhelm: il momento dell’Ouverture, per esempio, viene trasformato in un «antefatto» pantomimico. Il regista riesce a dare importanza al sentimento di «inadeguatezza» provato dalla «figlia» del Reggimento – quando, nell’atto secondo, si ritrova, suo malgrado, alle prese con il mondo aristocratico –, ma il piglio «militaresco» della protagonista viene risolto attraverso comportamenti scenici un po’ macchiettistici. I patimenti
emotivi del personaggio vengono, invece, collocati e risolti entro uno spazio scenico metaforicamente ristretto, determinato da una cornica dorata: lì, nell’atto primo, viene affrontata dal soprano la Romanza Il faut partir!. Le scene – progettate da Paolo Fantin e nitidamente illuminate da Alessandro Carletti – restituiscono, attraverso un fondale illustrato, gli innevati paesaggi del Tirolo, che, nell’atto secondo, sopravvivono come un «ricordo» fintamente pittorico nel «minimalistico» salotto della Marquise; scene arricchite da costumi sontuosi ed eleganti, disegnati da Agostino Cavalca. Alla testa dell’Orchestra del San Carlo, Riccardo Bisatti. La lettura orchestrale è improntata su una generale esaltazione della «dinamicità» della scrittura donizettiana – e tende a favorire la costruzione «atmosferica» dei vari contesti scenici: da quello poeticamente campestre a quello «comicamente» soldatesco; ma ciò che riesce a convincere, effettivamente, è l’accorato sentimentalismo delle scene di «avvilimento» emotivo (sentimento che determina, per esempio, la già citata Romanza dell’atto primo). Emerge, però, anche il carattere «francese» dell’opéra-comique – ravvisabile, per esempio, nel raffinatissimo Entr’acte. Nel
ruolo di Marie, Pretty Yende. Il soprano riesce a gestire opportunamente il carattere variegato del personaggio. Il ruolo prevede momenti di trasporto emotivo e di irresistibile verve, affrontanti dalla cantante perlustrando agilmente, e con melodica flessibilità, i momenti virtuosistici della scrittura vocale. Notevole è l’esecuzione del Rondò, nell’atto primo, Chacun le sait, chacun le dit: una pagina di innegabile bellezza, ma non fine a se stessa – e viene, pertanto, correttamente adoperata dal soprano per la costruzione e la determinazione del personaggio; viene, in tal senso, adoperata anche la «stravagante» coloratura del ruolo – nel comicissimo Terzetto, dell’atto secondo, Le jour naissant dans le bocage. Il soprano affronta appropriatamente anche il sentimentalismo dei già citati momenti di «avvilimento» emotivo – come la già menzionata Romanza (atto primo) e l’Aria Par le range et par l’opulence (atto secondo). Convince, inoltre, per la morbidezza del colore vocale e per l’attenta padronanza del registro acuto. Ruzil Gatin interpreta, invece, Tonio. Il tenore affronta in modo più che accettabile il ruolo, conferendo al giovane tirolese un delineamento teatrale un po’ «generico», benché vocalmente corretto. Non manca un’eleganza di fraseggio – a volte, però, poco pregnante; la trasparenza del colore timbrico riesce, tuttavia, a determinare il carattere sentimentale del ruolo – ravvisabile soprattutto nella Romanza dell’atto secondo: Pour me rapprocher de Marie. Il cantante affronta,
correttamente, anche la Cabaletta dell’atto primo, celeberrima per i nove do: Pour mon âme; l’estrema brillantezza del momento vocale consente al cantante una caratterizzazione maggiore, sebbene «temporanea», del personaggio. Nel ruolo di Sulpice, Sergio Vitale. Luminosità timbrica, nobiltà della condotta vocale e raffinatezza del ricco fraseggio, costantemente proteso alla risoluzione delle necessità sceniche del ruolo, consentono al baritono di restituire un notevole ritratto del bonario sergente – capace anche di accenti affettuosamente paterni, come accade nell’effervescente Duetto con Marie, figlia adottiva del Reggimento, nell’atto primo: Au bruit de la guerre. Le ottime capacità attoriali del cantante sono, inoltre, anche ravvisabili nel già menzionato Terzetto (atto secondo). Buona la prova, vocale e scenica, del mezzosoprano Sonia Ganassi, che, nel ruolo della Marquise de Berkenfield, offre un’accettabile interpretazione della Cavatina Pour une femme de mon nom (atto primo). Completano il cast, oltre alla già citata Marisa Laurito (Duchesse de Crakentorp), simpaticissima e teatralmente espressiva: Eugenio Di Lieto (Hortensius), Salvatore De Crescenzo (Un Caporal), Ivan Lualdi (Un Paysan). Il coro, preparato da Fabrizio Cassi, risolve ottimamente gli interventi di carattere soldatesco e il momento «religioso» dell’atto primo: Sainte Madone!. Lunghi applausi decretano, in definitiva, il successo di questa Fille «particolare». Foto Luciano Romano
Napoli, Teatro di San Carlo: “La fille du régiment”
