Oper Frankfurt, Stagione 2024/25
“DER ROSENKAVALIER”
Commedia musicale in tre atti su libretto di Hugo von Hofmannstahl
Musica di Richard Strauss
Die Feldmarschallin MARIA BENGTSSON
Der Baron Ochs WILHELM SCHWINGHAMMER
Octavian IDA RÄNZLÖV
Herr von Faninal LIVIU HOLENDER
Sophie ELENA VILLALÒN
Jungfer Marianne Leitmetzerin MAGDALENA HINTERDOBLER
Valzacchi MICHAEL MCCOWN
Annina CLAUDIA MAHNKE
Ein Polizeikommissär BOŽIDAR SMILIANIĆ
Der Haushofmeister bei der Feldmarschallin/Ein Wirt ANDREW BIDLACK
Der Haushofmeister bei Faninal PETER MARSCH
Ein Notar FRANZ MAYER
Ein Sänger KUDAIBERGEN ABILDIN
Eine Modistin SMAGDALENA TOMCZUK
Ein Tierhandler DONÀT AVÀR
Ein Hausknecht HYEONJOON KWON
Mohammed GUILLERMO DE LA CHICA LÒPEZ
Drei adlige Waisen STEFANIE HEIDINGER, ENIKO BOROS, HIROMI MORI
Frankfurter Opern- und Museumsorchester
Chor der Oper Frankfurt
Direttore Thomas Guggeis
Maestro del Coro Alvaro Corral Matute
Regia Claus Guth ripresa da Antonia Bär, Dorothea Kirschbaum
Scene e costumi Christian Schmidt
Luci Olaf Winter
Drammaturgia Norbert Abels
Frankfurt, 4 maggio 2025
In attesa della nuova produzione del Parsifal che chiuderà la stagione, l’ Oper Frankfurt riprende l’allestimento del Rosenkavalier di Claus Guth andato in scena per la prima volta nel 2015. Il sessantunenne regista, che è nato a Frankfurt e ha allestito diversi spettacoli per il teatro della sua città natale, ha ambientato la vicenda in un luogo a metà fra un hotel di lusso e una casa di riposo per ricchi, dove la Marschallin vive rimpiangendo i tempi della sua giovinezza. Come sempre accade nelle produzioni di Guth, il racconto scenico è portato avanti con molto gusto e precisione tecnica, ma alla fine io ho avuto l’ impressione che il concetto scenico del regista fosse leggermente riduttivo e non mettesse in luce tutte le sfaccettature della drammaturgia. Facendo il paragone con la recente splendida produzione di Barrie Kosky alla Bayerische Staatsoper, mi sembra che Guth non sia riuscito a evidenziare pienamente tutta la varietà di aspetti psicologici contenuti nel testo di Hugo von Hofmannsthal musicato con tanta raffinatezza da Richard Strauss, che vanno dalla malinconia nostalgica di fronte al passato che si allontana sino allo smarrimento di una classe nobiliare di fronte all’ affermarsi dei nuovi ricchi. A livello di godimento estetico, la messinscena è anche abbastanza monotona da vedere anche a causa delle scene e dei costumi, entrambi ideati da Christian Schmidt. Pienamente apprezzabile invece era la recitazione che evitava i bozzettismi manierati da cui sono troppo spesso infestate le produzioni dell’ opera straussiana, e l’ idea di togliere alla vicenda tutta l’ ambientazione settecentesca è coerente con il carattere della musica. Del resto, se esiste un’ opera il cui il profumo di Jugendstil è percepibile al massimo, questa è proprio Der Rosenkavalier, tanto più se si riflette sul
fatto che il valzer, su cui tante pagine della partitura straussiana sono costruite, all’ epoca di Maria Teresa non esisteva. Sintetizzando, a mio avviso non si tratta di uno fra i migliori spettacoli di Claus Guth, che nelle opere di Strauss ha ottenuto risultati artistici molto più significativi di questa produzione tutto sommato non completamente risolta. Di livello molto più elevato la parte musicale, soprattutto per merito della direzione di Thomas Guggeis. La condotta musicale impostata dal nuovo Generalmusikdirektor del teatro, che il prossimo anno compirà un altro step significativo nella sua carriera con il debutto sul podio dei Berliner Philharmoniker, si faceva apprezzare per la bellezza del suono realizzata da una Frankfurter Opern- und Museumsorchester in eccellente stato di forma, la narrazione fluida e scorrevole, il
senso del racconto teatrale e la cura attentissima all’ equilibrio tra buca e palco che aiutava non poco un cast composto in gran parte di voci non strabordanti. Forse per il mio personalissimo gusto sarebbe stato opportuno un filo di abbandono in più negli episodi squisitamente lirici come il monologo della Marschallin e la scena con Oktavian che concludono il primo atto, ma senza dubbio sia il carattere di Wienerische Maskarad’ della vicenda che il complesso intreccio di sentimenti proposti dal testo di Hoffmannsthal sono stati resi in maniera eccellente dalla lettura del giovane maestro bavarese, che ha dato un’ altra dimostrazione del suo telento davvero fuori dal comune e mi ha ulteriormente aumentato la curiosità di sentirlo misurarsi col Parsifal, che andrà in scena fra un paio di settimane. Per quanto riguarda il cast vocale, la migliore prestazione è stata senza dubbio quella di Ida Ränzlov, giovane mezzosoprano svedese che da alcuni anni è membro stabile dell’ ensemble della Staatsoper Stuttgart, assolutamente convincente nella sua raffigurazione di un Oktavian impulsivo e sentimentale, cantato con una voce luminosa e en proiettata. Il soprano Maria Bengtsson, ospite regolare dell’ Oper Frankfurt e cantante di carriera internazionale, ha delineato un bel ritratto della Marschallin, raffigurata come una donna malinconica e rassegnata alla fine della sua relazione con Oktavian. interessante era anche la Sophie interpretata dal giovanissimo soprano cubano-americano Elena Villalón, per la freschezza del timbro vocale e il fraseggio molto appropriato nel raffigurare una ragazzina ingenua che scopre l’ amore per la prima volta. Il quarantottenne basso bavarese Wilhelm Schwinghammer, che con questa produzione
faceva il suo esordio all’ Oper Frankfurt, ha delineato un ritratto scenicamente convincente del Barone Ochs, raffogurato come un uomo ancora giovane e vitale e non come il solito Alte Trottel da farsa. La voce però, oltre a non essere di qualità speciale, è anche abbastanza debole nelle note gravi e nel finale del secondo atto i RE sotto il rigo rischesti da Strauss suonavano piuttosto fiochi e sordi. Vocalmente e scenicamente impeccabili erano le caratterizzazioni di Magdalene Hinterdobler (Marianne), Liviu Holender (Faninal) e della coppia di trafficoni Valzacchi e Annina, raffigurati in modo incisivo e spiritoso da Michael McCown e Claudia Mahnke. Il tenore kazako Kudaibergen Abildin è sembrato molto a disagio nella tessitura vocale molto acuta dell’ aria del Cantante Italiano. Molto buona era anche la prestazione di tutte le rimanenti parti di fianco. Il pubblico ha seguito in maniera attenta e partecipe la vicenda di un’ opera che è fra le più amate dagli spettatori tedeschi e alla fine ha applaudito a lungo e con calore tutti i componenti del cast. Foto ©Barbara Aumüller
Oper Frankfurt: “Der Rosenkavalier”
