Roma, Teatro Argentina: “Il Giovane Camilleri”

Roma, Teatro Argentina
Serata evento per celebrare il centenario della nascita di Andrea Camilleri
IL GIOVANE CAMILLERI

un progetto di Felice Laudadio
regia Ennio Coltorti
con la partecipazione di (in o.a.) Maria Luisa Bigai, Benedetta Buccellato, Margherita Buy, Giuseppe Dipasquale, Donatella Finocchiaro, Lorenza Indovina, Marco Presta, Enrico Protti, Sergio Rubini, Francesco Siciliano, Massimo Venturiello

musiche di e con Roberto Fabbriciani
a cura del Comitato Camilleri 100, del Fondo Andrea Camilleri e del Teatro di Roma – Teatro Nazionale
Roma, 19 maggio 2025
Un palco nudo. Dodici voci. E le parole di un ragazzo che scrive da una stanza fredda di Roma, con l’acqua che cola dalle pareti e l’ambizione che pulsa sotto la pelle. Così si è aperta, senza proclami, la serata dedicata al centenario della nascita di Andrea Camilleri: Il giovane Camilleri – titolo semplice, affilato – ha mostrato ciò che spesso si dimentica di celebrare. Non il successo, ma la fatica di diventare. In quella scrittura piena di fame e di teatro, di debiti e audizioni, di rabbia e amore per le parole, si nascondeva la materia viva della scena. Le lettere scelte – tratte dal volume Vi scriverò ancora – non erano corrispondenza privata, ma drammaturgia inconsapevole. Più che raccontare, scolpivano. I giorni passati a contendersi una minestra, i pomeriggi di prova a guardare da dietro le quinte, le censure della scuola, gli innamoramenti per il teatro come fatto irriducibile e totalizzante. A chiunque abbia fatto teatro almeno una volta, quelle lettere dicevano qualcosa di molto personale. Parlavano di come si inizia, di quando non si è nessuno e si vuole tutto. Il giovane Camilleri non sapeva ancora dove sarebbe arrivato. Ma aveva già deciso di andare. Sul palco, dodici interpreti – tutti passati per le aule dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, come lo stesso Camilleri – si alternano con misura e precisione. Sono Maria Luisa Bigai, Benedetta Buccellato, Margherita Buy, Giuseppe Dipasquale, Donatella Finocchiaro, Lorenza Indovina, Marco Presta, Enrico Protti, Sergio Rubini, Francesco Siciliano, Massimo Venturiello. Non recitano. Prestano la voce, il corpo, l’ascolto. Leggono con pudore, quasi in punta di piedi, lasciando che le parole trovino da sole il proprio peso, la propria verità. La regia di Ennio Coltorti è tutta costruita sull’assenza di orpelli. Nessuna scenografia, nessun effetto. Solo luci sapientemente calibrate, ingressi cesellati, e le musiche dal vivo di Roberto Fabbriciani, che accompagnano senza interferire. È una regia di fiducia: fiducia nella parola, nei tempi, nella gravità che può nascere da un frammento di carta. Quel che accade, lentamente, è che lo spettatore smette di “ascoltare” per cominciare a ricordare. Ricorda qualcosa che forse non ha mai vissuto, ma che riconosce comunque. Il disagio della formazione. La solitudine. La fame. Il desiderio. E quel gesto così umano e così tragicamente teatrale: scrivere per non scomparire. In scena non c’è l’autore celebre. C’è l’allievo che sbaglia, che insiste, che si ostina a voler capire cos’è il teatro. Ed è proprio questa dimensione – non mitizzata, non compiuta – a fare dello spettacolo un gesto politico, oltre che poetico. Perché dice, con dolcezza e con fermezza, che il teatro non è un luogo dove si arriva, ma uno spazio dove si attraversa. E che ogni vocazione ha il suo prezzo, la sua fame, la sua paura. La sala del Teatro Argentina era piena, e non solo di corpi. Era piena di memoria condivisa, di attenzione sospesa. Qualcosa, lì dentro, accadeva davvero. Forse perché chi era sul palco non parlava di un passato, ma di un presente che ci riguarda ancora: quello di chi sceglie di vivere di arte senza sapere se sarà ascoltato, se basterà, se reggerà. Il giovane Camilleri è stato un atto di teatro necessario. Un piccolo miracolo di parola restituita. Un dispositivo sobrio e coraggioso che ha saputo restituire, senza retorica, il battito incerto dell’inizio. Perché è lì, nell’inizio, che tutto accade. Anche il teatro.